Appuntamenti 7 Giugno 2018

Deep Festival in Fortezza Vecchia, tre giorni di musica dal vivo

Tre appuntamenti con la musica dal vivo per il Deep Festival grazie alla collaborazione tra The Cage, Ntc e Mo-Wan Teatro. Sul palco della Fortezza Vecchia arrivano Karma to Burn, Rancho Bizzarro, Willie Peyote e le Storie di giorni dispari di Paolo Rossi, Bobo Rondelli e Cinaski.

 

Hard-rock, funky-rap, poesia e storie “dispari”, il The Cage per il Deep Festival, in collaborazione con Ntc e Mo-Wan Teatro, mescola stili ed ingredienti, curando all’interno del festival in Fortezza Vecchia, tre appuntamenti da non perdere, l’8910 giugno.

Venerdì 8 giugno – Karma To Burn – Per spiegare  cosa c’è di tanto speciale nel trio americano dei Karma To Burn a qualcuno che non ha mai sentito parlare di loro, si deve cominciare concentrandosi sui loro potenti intrecci di riff, sulle loro canzoni strumentali che montano come un’onda martellante, creando una poderosa mescolanza tra i generi dell’intera storia della musica rock, dai tardi anni Sessanta con le loro atmosfere euforiche, fino al ritorno al presente con la creazione di una musica organica che coniuga velocità e vivacità esplosiva ai trend dei suoni digitali. Anche senza la linea vocale, i Karma To Burn affascinano i loro ascoltatori dalle prime note: “Se vuoi comporre una canzone senza testi, ti devi concentrare molto sul flusso continuo degli arrangiamenti, perché non hai nessun cantante a coprire dei potenziali momenti di debolezza nei passaggi” spiega il chitarrista William Mecum.I Karma to Burn, conosciuti anche come K2B, sono un gruppo musicale statunitense formatosi a Morgantown, Virginia occidentale, nel 1997 e composto dal chitarrista William Mecum, dal bassista Eric von Clutter e dal batterista Evan Devine. Sono noti per il proprio sound, completamente strumentale. Il gruppo stesso ha coniato la definizione malternative per descrivere il proprio stile. Una loro particolarità risiede nella scelta dei titoli dei propri brani. La stragrande maggioranza di esse si chiama infatti con dei numeri, scelti apparentemente in maniera casuale. In apertura ai Karma to Burn i Rancho Bizzarro, band stoner-psycho rock formata da due chitarristi (Matteo Micheli e Marco Gambicorti), un basso (Izio Orsini) e dal batterista (Federico Melosi), con una chiara e decisiva influenza stoner. Le sonorità evocano Brant Bjork, MC5, Black Sabbath.

Sabato 9 giugno – Willie Peyote – Dopo l’esibizione sul palco del Concerto del Primo Maggio a Roma, la partecipazione al MiAmi Festival e il successo del lungo tour indoor, che ha collezionato ben 26 sold out in 45 concerti con un’accoglienza da parte del pubblico sempre crescente, Willie Peyote annuncia le prime date estive del suo “Sindrome di Tôret Tour” e approda in Fortezza Vecchia a Livorno per il Deep Festival. I live del rapper torinese sono intensi e coinvolgenti, trascinati dalla vena ironica e tagliente dell’artista. Nella prima parte del tour Willie Peyote è riuscito a riunire un pubblico eterogeneo e trasversale per età e stile, questo perché il suo genere va oltre il canonico rap e i messaggi dei suoi testi sono concreti e condivisibili. Nei suoi concerti la componente musicale viene valorizzata dalla Sabauda orchestra precaria formata da Dario Panza alla batteria, Luca Romeo al basso, Danny Bronzini alla chitarra e Frank Sativa (produttore dell’intero disco insieme a Kavah) alle tastiere e samples. Pubblicato per l’etichetta 451 con distribuzione Artist First, l’album “Sindrome di Tôret”, nella settimana d’uscita, è entrato direttamente all’ottavo posto della Top 10 della Classifica FIMI/Gfk dei dischi più venduti in Italia, riscuotendo molto favore e interesse anche dalla stampa e dalla critica. Il disco affronta il tema della libertà d’espressione e dei limiti della stessa, in un’epoca in cui la comunicazione è cambiata profondamente a causa della tecnologia. Con riferimenti e citazioni più o meno velate alla musica italiana degli ultimi quarant’anni, oltre al già menzionato Signor G.,Willie Peyote delinea un sound e una forma lirica che vanno da Battisti a Bruno Martino, passando dal nuovo cantautorato pop e prendendo spunto dalla narrazione tipica della stand-up comedy e della satira: capovolge il punto di vista collettivo e sviluppa un pensiero critico attraverso la provocazione e l’ironia. “L’analfabetismo è funzionale, nel senso che serve a chi comanda. Qua hanno tutti una risposta. Però qual è la domanda? È ancora valida l’affermazione del maestro Gaber “libertà è partecipazione”? E poi in effetti, a cosa partecipiamo davvero se lo facciamo da dietro uno schermo?” dice Willie Peyote a proposito dell’album “Sindrome di Tôret”. Al secolo Guglielmo Bruno, torinese classe 1985, Willie Peyote si è affermato nel corso degli ultimi anni come astro crescente del panorama musicale nazionale e non solo. La sua penna, sottile e acuta, insieme alle scelte musicale versatili e raffinate, ne fanno un artista capace di raggiungere un pubblico vasto quanto variegato, trascendendo i limiti del genere a cui appartiene. Se il valore dei suoi testi, che potrebbe definirlo più cantautore che rapper, si evince fin dall’ascolto dei primi due dischi “Manuale del giovane nichilista” e “Non è il mio genere, il genere umano”, è con “Educazione Sabauda”, uscito il 27 novembre 2015, che la sua opera raggiunge l’apice. Ma non è solo la cifra stilistica, a metà tra il rap e il cantautorato, a fare di Willie Peyote una felice eccezione nel panorama contemporaneo italiano, ma anche e soprattutto il contenuto dei suoi testi. Le sue liriche, infatti, danno un ritratto acuto e molto personale del presente in cui viviamo, offrono istantanee efficaci della società di oggi, ne immortalano le tendenze (”La dittatura dei non fumatori) ironizzando sui suoi vizi (C’era una Vodka) e ne offrono una critica mai scontata, come nel brano “Io non sono razzista ma…”. Dopo il concerto di Willie Peyote al Deep Festival, sempre nella cornice del bastione mediceo, la temperatura si alza con il trio delle meraviglie composto da Gaetano, Filippo e Gabriele che per questa volta diverrà un quartetto con Nicolò per la My Generation & Nico, portentoso dj-set, ingresso libero con consumazione obbligatoria, a partire dalla mezzanotte.

Domenica 10 giugno –  Storie di giorni Dispari – A chiudere la prima edizione del Deep Festival un trio davvero d’eccellenza: Paolo RossiBobo Rondelli e Vincenzo Costantino in Storie di giorni dispari. Una serata di racconti, canzoni e poesie con tre “mostri” sacri del teatro della musica e della poesia per la prima volta insieme. Paolo Rossi spazia da trent’anni dai club ai grandi palcoscenici, dal teatro tradizionale al cabaret, dalla televisione al tendone da circo. Il suo stile è caratterizzato dall’immergersi appieno nelle tematiche dell’attualità e dalla rappresentazione dei classici antichi e moderni: da Shakespeare a Molière a Bertolt Brecht, all’amatissima commedia dell’Arte. Bobo Rondelli cantautore e poeta livornese, riconosciuto a livello nazionale per i i suoi testi, in particolare la sua grandezza sta soprattutto nelle performance dal vivo, in cui unisce alla bellezza delle sue interpretazioni originali doti umoristiche che ne fanno un fenomeno unico nel panorama musicale italico. Cinaski all’epoca Vincenzo Costantino un poeta e narratore ma soprattutto reader e comunicatore, promotore di un nuovo modo di fare poesia, una poesia vicino al pubblico contaminata da suoni, voce e musica, conosciuto anche per le importanti collaborazioni con Vinicio Capossela.

Info: www.deepfestival.it – info@deepfestival.it