Cronaca 9 Agosto 2017

Demanio idrico: nuove regole dalla Regione

 

FIRENZE – Sul demanio idrico, quello che interessa fiumi, laghi e le aree immediatamente attorno, si cambia ancora. Cambiano regole e canoni per l’utilizzo e l’occupazione, che per molti piccoli concessionari si faranno più lievi. Caso per caso, territorio per territorio: con l’obiettivo di una maggiore equità ma senza cedere sul fronte di una necessaria omogeneità, che quando canoni e regolamenti fino al 2015 dipendevano dalle Province non c’era.

Oltre alla rimodulazione dei canoni sarà anche sospesa per due anni, fino al 2018, l’imposta regionale applicata nei casi di occupazione di suolo. Valeva fino al 2015 tre volte l’importo del canone, poi nel 2016 è stata ridotta ad un sesto della misura originaria (ovvero metà canone) ed ora verrà congelata.

Ci sarà più tempo, fino al 30 novembre 2017, per mettersi in regola sull’imposta dell’anno scorso ancora non pagata, versando un’aliquota agevolata pari al 20 per cento. Si snelliscono pure le procedure per acquisire pareri, nulla osta e atti di assenso necessari al rilascio della concessione, che in questi anni hanno generato più di un ritardo. Infine con i grandi utenti, per la precisione quelli che contano più di cinquanta rapporti in essere, potranno in futuro venire stipulati accordi specifici. Si tratta di realtà come Anas o Autostrade, aziende elettriche come Terna o Enel, distributori di gas come Snam e Toscana Energia e poi i diversi gestori degli acquedotti cittadini e servizi integrati.

Il demanio idrico è tornato in carico alla Regione l’anno scorso. Il 2016 è stato un anno di transizione, con una prima omogeneizzazione di regolamenti e tariffe che erano diversi tra provincia e provincia, sedimentati nel corso di più di quindici anni. Il riordino a questo punto può dirsi ora sostanzialmente compiuto, con le ultime delibere e la proposta di legge licenziate nella seduta del 7 agosto della giunta regionale.

Se il demanio idrico riguarda fiumi, torrenti, corsi d’acqua minori e laghi interni, gli usi e le fattispecie possono essere i più diversi. La concessione per l’occupazione può riguardare ad esempio un ponte, una passerella o una strada che attraversa un fiume o uno specchio d’acqua, il tubo o il cavo che lo scavalca, l’occupazione temporanea per una manifestazione o il ponteggio per la ristrutturazione di una casa lungo un argine, orti e campi a ridosso, ma anche magari una terrazza di un’abitazione o di un ristorante che si affaccia su un fiume o un lago. L’uso interessa quanti prelevano e utilizzano l’acqua per bagnare campi ed orti, per lavorazioni industriali, per allevare pesci, per la produzione di energia idroelettrica, per acquedotti industriali o rurali oppure, in taluni casi, anche come acqua potabile.

 

Canoni demaniali idrici, ecco le novità nel dettaglio

La prima ‘rivoluzione’ riguarda il canone: non si pagherà più per scaglioni e in base al massimo della concessione richiesta ma sulla base degli effettivi consumi. La proporzionalità, oltre ad essere più equa, favorirà comportamenti più attenti e anche un minor spreco di acqua. Il canone sarà composto da una quota fissa e da una variabile. Inoltre verranno previsti sconti e agevolazioni, anche a fini agricoli: per chi ad esempio restituisce l’acqua con le stesse caratteristiche chimiche e fisiche di quando l’ha prelevate e nello stesso corpo idrico, a chi utilizza per almeno metà del fabbisogno anche acque reflue e riciclate, a chi raccoglie con gli stessi fini acque piovane o a chi irriga in modo intelligente ed efficiente, senza sprechi. Una sorta di premio, insomma, per chi persegue e contribuisce ad uno svil uppo sostenibile, che si tradurrà nei fatti in uno sconto del 30 per cento per le imprese e in particolare per i distretti del cuoio, della carta e del tessile.

Sconti, fino ad un massimo del 35 per cento, anche per chi si impegna a trasmettere periodicamente dati sui consumi o per le piccole aziende idroelettriche che non tutto l’anno riescono a produrre energia. Per l’uso agricolo sarà ridotto il valore ‘soglia’ che imponeva il pagamento di un contributo minimo, in modo da rendere il tributo similarmente ad altre fattispecie più equo e proporzionale e in modo che chi utilizza più acqua paghi di più di chi ne fa un uso minore.

Risolti, rispetto all’anno scorso, pure alcuni paradossi e disparità che nel passaggio dai regolamenti provinciali ad un’unica norma regionale si erano venuti a creare per chi ormeggia piccole imbarcazioni sui corsi d’acqua. Il canone applicato, che in questo caso riguarda non l’uso dell’acqua ma l’impiego di spazio del demanio, si baserà d’ora in poi su una formula che trasforma tre metri lineari di ormeggio in dieci metri quadri di occupazione. In questo modo il passaggio dalle vecchie alle nuove norme sarà più omogeneo per tutti.