Demografia in crisi: Romboli (Casa Livorno), rispondere con più centri di accoglienza e lavoro
Livorno 14 luglio 2024 – Demografia in crisi: Romboli (Casa Livorno), rispondere con più centri di accoglienza e lavoro
Stefano Romboli, membro del direttivo di Livorno Civica, interviene sul problema del crollo demografico, degli stranieri ed esprime la sua ricetta per governare il fenomeno
L’Italia è il Paese con il bilancio demografico più catastrofico in Europa: ogni anno da noi i nuovi morti sono il doppio dei nuovi nati, con un differenziale che equivale alla popolazione di Bologna che si perde ogni anno. Questo spopolamento non è compensato da un bilancio migratorio perché l’Italia presenta negli ultimi anni un saldo negativo nel rapporto immigrati/emigrati. Inoltre, il nostro Paese esporta lavoratori istruiti perché non propone abbastanza posti qualificati con salari accettabili. Infine, i nostri giovani non accettano più il “va bene tutto purché si lavori” e mentre fuggono i super specializzati, si è creato anche un enorme bisogno di manodopera meno qualificata.
A livello locale, l’ultima proiezione demografica di Irpet rivela un decremento della popolazione livornese da 150.000 a 120.000 abitanti entro il 2060, con un marcato aumento della percentuale di anziani.
Da ora al 2045 la fascia di età 15-64 anni si ridurrà dal 61% al 52%, mentre gli over 65 aumenteranno dal 28% al 37%. Questo cambiamento presenta sfide cruciali e richiede un’attenzione particolare alle cure e ai servizi per la popolazione anziana davanti a un sempre minor numero di persone in età lavorativa.
Per tutti questi motivi è necessario pensare ad una politica locale che tenga conto della demografia, dei flussi migratori e delle politiche del lavoro, tutti ambiti che dovrebbero sempre più intrecciarsi e andare di pari passo. Consapevoli che si tratta di temi nazionali, ma che è sempre più urgente l’apertura di canali regolari e la semplificazione ed estensione del diritto di cittadinanza.
Riteniamo fondamentale aprire la riflessione politica a proposte concrete che permettano la creazione di un sistema locale per la gestione dei flussi migratori, pur consapevoli che indirizzo e competenza spettano, al momento, al Governo e quindi a una dimensione sovralocale. A titolo di esempio riportiamo tre proposte.
La costituzione e il rafforzamento di un Tavolo con la Prefettura per la gestione dei flussi non programmati e dei Centri di Accoglienza Straordinari (CAS) presenti, migliorando il coordinamento dei servizi del territorio per l’integrazione dei richiedenti asilo;
L’aumento dei posti disponibili nella seconda accoglienza (SAI) e il rafforzamento delle politiche di integrazione dei profughi, promuovendo la sperimentazione di SAI specifici per ricercatori e artisti (ponti umanitari della creatività);
La quantificazione, d’accordo con le parti sociali (Sindacati e Associazioni di categoria), dei fabbisogni di manodopera a breve e medio periodo (2025-2040) per il sistema produttivo e il welfare livornese, definendo strategie per il reperimento e la formazione di cittadini provenienti da paesi in via di sviluppo a eccesso di manodopera, nel quadro delle relazioni sociali e di cooperazione sviluppate insieme alle comunità straniere presenti sul territorio.
Come ci dicono gli esperti, “abbiamo bisogno di immigrazione e di manodopera immigrata per evitare che molti lavori restino scoperti e per non perdere un decimo del PIL complessivo”. Ne abbiamo bisogno, quindi, non per ideologia ma anche in termini economici.
E senza qui aprire il capitolo sul valore della convivenza interculturale, sulla bellezza e sull’arricchimento delle diversità ci è d’obbligo richiamare ad una verità che in tanti non vogliono leggere: le migrazioni non sono in sé (solo) un problema, sono un dato, un fatto. Non si può pensare e nemmeno sperare di fermarle, dato che sarebbe contro l’interesse della società, e comunque impossibile, come voler far andare l’acqua di un fiume al contrario.
Politiche lavorative, di immigrazione e demografiche devono essere integrate per trovare adeguate risposte, e le soluzioni possono partire dai territori.