Distilleria artigianale in carcere: l’incredibile falla nel sistema di sicurezza a Porto Azzurro
Livorno 4 dicembre 2024 – Distilleria artigianale in carcere: l’incredibile falla nel sistema di sicurezza a Porto Azzurro
Un episodio inquietante ha riportato l’attenzione sulle gravi carenze del sistema penitenziario italiano: la scoperta di una distilleria artigianale all’interno del carcere di Porto Azzurro. Non si tratta di un singolo caso isolato, ma di una situazione che denuncia falle sistemiche nella gestione della sicurezza e nella vigilanza di una struttura ormai inadeguata alle necessità attuali.
Come è stata possibile una costruzione del genere?
La realizzazione di una distilleria richiede tempo, materiali specifici e uno spazio adatto: fattori che sollevano interrogativi sulla capacità di sorveglianza all’interno del penitenziario. Secondo il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), il personale è spesso sopraffatto dalla carenza numerica rispetto al numero dei detenuti, molti dei quali affetti da tossicodipendenza o con problemi psichiatrici.
La scoperta è avvenuta durante un controllo di routine, che ha portato alla reazione violenta dei detenuti coinvolti e all’aggressione di tre agenti, successivamente ricoverati per lesioni. Questa vicenda mette in luce non solo l’organizzazione dei detenuti nell’ottenere materiali per costruire la distilleria, ma anche la difficoltà del personale penitenziario nel monitorare efficacemente ogni cella e spazio comune.
Distilleria artigianale in carcere: l’incredibile falla nel sistema di sicurezza a Porto Azzurro
Carenze strutturali e gestionali
La Casa di reclusione di Porto Azzurro, una delle strutture penitenziarie più antiche d’Italia, non è dotata delle risorse necessarie per gestire situazioni così critiche. La presenza di detenuti particolarmente problematici, unita a una gestione inefficace e a risorse insufficienti, favorisce episodi come la costruzione di alcolici artigianali.
Gli agenti, già in difficoltà per il sovraccarico di lavoro, si trovano a fronteggiare detenuti che approfittano di ogni minima falla nel sistema per continuare attività illecite. Inoltre, secondo quanto riferito dal segretario regionale del SAPPE, Francesco Oliviero, le sanzioni per queste condotte sono spesso irrisorie, come brevi esclusioni dalle attività ricreative, e non rappresentano un deterrente efficace.
La denuncia del SAPPE: “Intervenire prima della tragedia”
Il sindacato sottolinea che la situazione potrebbe degenerare ulteriormente se non si adottano misure concrete. Tra le proposte, spicca l’applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni severe per i detenuti violenti. Inoltre, si chiede la creazione di strutture dedicate per la gestione di detenuti problematici, dove possano essere sottoposti a un regime più controllato.
Un appello alla Giustizia
Il Segretario Generale del SAPPE, Donato Capece, ha lanciato un appello ai sottosegretari alla Giustizia, Andrea Delmastro ed Andrea Ostellari, affinché venga convocato un incontro urgente per ripristinare ordine e sicurezza. Capece evidenzia la necessità di tolleranza zero nei confronti dei detenuti che continuano a delinquere impunemente, anche all’interno del carcere.
L’episodio della distilleria artigianale è solo l’ultimo segnale di un sistema penitenziario al limite del collasso. Senza un intervento immediato e risolutivo, il rischio di ulteriori episodi violenti o, peggio, tragedie irreparabili, rimane altissimo.