Emergenza abitativa a Livorno: oltre 80 sfratti a bimestre
Il fallimento delle politiche abitative messe in campo dalla Regione. Chiccaia cattedrale nel deserto. Il Comune di Livorno non riesce a reperire una soluzione adeguata e dignitosa.
EMERGENZA ABITATIVA A LIVORNO:
Che il sindacato si assuma le proprie responsabilità.
Che il Comune assegni tutto e subito.
Il lavoro e la casa sono due temi strettamente connessi: subire una diminuzione dell’orario di lavoro, cassa-integrazione e poi perdita del lavoro finiscono per rendere problematico, se non addirittura impossibile, continuare a pagare un affitto di libero mercato o le rate di mutuo della prima casa.
Le famiglie entrano in un vortice di disperazione e di insostenibilità di spese primarie, e diventa a volte difficile mettere in tavola pranzo e cena.
Democrazia e Lavoro pensa che un’organizzazione sindacale come la Cgil debba occuparsi dello stretto legame che esiste tra casa e lavoro, cercando di costruire percorsi di salvaguardia per le famiglie vittime della crisi, progressivamente private di ogni fonte di reddito.
La realtà livornese, infatti, è diventata un’area produttiva di crisi complessa, e sta vivendo una stagione di grande sofferenza.
La nostra volontà è quella di mettere in campo iniziative che portino alla risoluzione delle questioni collegate come la mancanza di lavoro e il disagio abitativo, capace di disintegrare sempre più famiglie.
Gli oltre 80 sfratti a bimestre, nella gran parte dei casi dovuti a morosità incolpevole, rischiano di far finire sempre più famiglie in mezzo ad una strada, senza lavoro e senza casa: un vero e proprio dramma sociale.
L’impegno del Sindacato deve essere quello di sostenere le battaglie dei lavoratori, anche per quanto concerne la casa.
Il silenzio non è una strategia, serve solo a mostrare una distanza crescente tra i delegati sindacali a tutti i livelli e le classi lavoratrici.
Il Sindacato dei servizi (Isee, 730, successioni etc) deve riscoprire la sua naturale attività al servizio dei lavoratori e delle lavoratrici, sugli stessi luoghi di lavoro, ma anche nelle piazze e nelle corti condominiali.
Se non verrà recuperata questa dimensione, il Sindacato è destinato ad una morte lenta e inesorabile.
In Toscana, in queste settimane, nel Consiglio regionale si parla dell’ennesima riforma che riguarderebbe l’edilizia sociale.
Una conferma del fallimento delle politiche abitative messe in campo sino ad oggi dalla regione, che ha portato alla costituzione di 11 Società per azioni, come soggetti gestori del patrimonio immobiliare pubblico, e in particolare degli alloggi popolari, la cui proprietà è andata a finire ai Comuni.
La “soluzione-Spa” (a Livorno il 1° aprile 2004 è nata Casalp) voleva rendere questi soggetti più efficienti ed in grado di creare le condizioni per calmierare i canoni d’affitto del libero mercato.
La realtà è stata ben diversa. Negli ultimi 10 anni i prezzi degli affitti non sono mai calati, gli sfratti sono sempre aumentati, le esecuzioni con la forza pubblica si succedono con cadenza quotidiana. Il Comune di Livorno non riesce a reperire una soluzione adeguata e dignitosa per gran parte delle famiglie in emergenza abitativa.
Sono sempre di più quelli che in assenza di una rete familiare di soccorso, si vedono prospettare davanti la soluzione della strada.
Secondo noi, il primo obiettivo è di riuscire a rimettere in circuito gli alloggi pubblici attualmente sfitti, in attesa di un ripristino che non si sa quando verrà realizzato.
Infatti, le chiavi di queste case – secondo alcuni a Livorno sarebbero più di 150, quasi il 3% del patrimonio – non vengono quasi mai consegnate alle famiglie che sono in lista d’attesa da diversi anni. Assegnare tutto e subito, non può che essere la strada immediata da percorrere.
Un ulteriore tasto dolente riteniamo che sia rappresentato dal complesso della “Chiccaia”. Un blocco popolare costruito negli anni ’30, per il quale in un primo momento – dopo la vittoria di Nogarin alle elezioni (2014) – era stato pensato un utilizzo di tipo emergenziale, come soluzione temporanea per alcune decine di famiglie sfrattate e non ospitabili in altre strutture pubbliche.
Dopo tre anni, le ultime decisioni, maturate anche a causa delle problematiche architettoniche strutturali del blocco, hanno portato l’amministrazione comunale a decidere di svuotare la Chiccaia. Una scelta che doveva essere completata entro il 31 dicembre 2016. Ad oggi, manca purtroppo ancora un Piano di recupero per la Chiccaia, fatto che non consente al Comune di Livorno di liquidare economicamente la decina di proprietari che negli ultimi decenni si erano comprati una casa nel blocco, per poi procedere con la successiva demolizione del fabbricato.
La Chiccaia perciò rischia di rimanere una cattedrale nel deserto, con un numero crescente di famiglie che scelgono di occupare gli alloggi che sono rimasti liberi dopo il trasferimento degli assegnatari.
Un’emergenza assoluta rispetto alla quale riteniamo che sia indispensabile una ricognizione delle persone presenti nel complesso, per avere un quadro completo della situazione, che pone, oltretutto, evidenti problemi igenico-sanitari. Riteniamo perciò che anche la Cgil, su questa difficile partita, debba impegnarsi e contribuire alla costruzione di una soluzione per la cittadinanza.
Se è vero che le occupazioni hanno ricadute negative sul tessuto sociale, creando disagi soprattutto a coloro che le eseguono sia in termini legali che di dignità, è altrettanto innegabile che la disperazione di queste famiglie si scontra contro un muro eretto dalle Istituzioni preposte, che troppo spesso si rivelano insensibili alle istanze dei soggetti più fragili non lasciando alternativa alla strada, e costringendo le famiglie stesse ad entrare in un “circuito” di illegalità causato da una profonda ingiustizia sociale.
E’ necessario che, nel momento in cui un cittadino si rivolge al Comune, arrivi una risposta dalla Politica, grazie anche allo stimolo sindacale, con l’introduzione di risorse per il sostegno al reddito, un contributo-affitto, una facilitazione nel passaggio da casa a casa ed il rilancio di alloggi a canone concordato e calmierato, fino alla realizzazione di uno spazio contenitore da utilizzare per le famiglie che vivono in emergenza abitativa, finendo per limitare il fenomeno delle occupazioni che hanno portato nella nostra città, come nel resto del paese, ad infiltrazioni malavitose con l’unico obbiettivo di speculare, chiedendo il pizzo, a persone già in evidente stato di difficoltà. Pensiamo che spetti all’amministrazione comunale mettere a disposizione degli spazi per queste famiglie, private ormai della speranza di una vita dignitosa.
L’Area Programmatica CGIL Democrazia e Lavoro vuole, per questi motivi, dare il suo contributo per tentare di attivare un percorso virtuoso che eviti alle famiglie un futuro pieno di incognite, con difficoltà ad inserirsi di nuovo nel mercato del lavoro e con davanti l’unica scelta della strada come casa.
AREA PROGRAMMATICA CGIL “DEMOCRAZIA E LAVORO” LIVORNO