Foibe, PCI Livorno: “Con bieca retorica si parla di pulizia etnica che sarebbe avvenuta per mano di partigiani”
"Operazione piena di veleno anticomunista"
Nell’ultimo consiglio comunale a Livorno, con la richiesta dell’intitolazione di una via ad Oriana Fallaci, poi negata, sono stati fatti dei riferimenti alle Foibe e al largo intitolato ad i martiri di quella strage
“Intitolare un luogo ai martiri delle Foibe è Toccare il fondo”, così dichiarava la consigliera comunale di Potere al Popolo.
Alle dichiarazioni chiaramente le repliche e la polemica.
Oggi il Partito Comunista Italiano, voce politica fuori dal consiglio comunale, si fa sentire sull’argomento inviando un comunicato che vi riportiamo integralmente:
“Di delirante c’é solo il revisionismo storico. Cerchiamo di fare un pó di ordine in merito alla questione “foibe”
Viene chiamato “Giorno del ricordo”, ma in realtà; troppe cose vengono dimenticate nella narrazione che nel giro di 15 anni è riuscita a imporsi come dominante.
La giornata di commemorazione per le “vittime delle foibe” e dell’esodo giuliano-dalmata fu istituita nel 2004 dal governo Berlusconi, perlopiù su pressione di Alleanza Nazionale (nata dalle ceneri dei fascisti del MSI).
Nel giro di pochi anni:
una narrazione che da sempre era riconosciuta come una mistificazione della verità storica, figlia del revisionismo storico neofascista, è stata recepita e adottata ufficialmente dallo Stato italiano e dalle sue istituzioni.
Ogni anno all’approssimarsi del 10 febbraio con una bieca retorica si parla sempre più
della “pulizia etnica” contro gli italiani che sarebbe avvenuta nella regione istriana per mano dei partigiani jugoslavi.
La prima vittima di questa enorme operazione politica e di propaganda, purtroppo, è la verità storica.
Il primo modo in cui questo avviene è non contestualizzare l’evento in un determinato periodo storico.
Come aveva a dire giustamente Pier Paolo Pasolini del nostro paese che non ha memoria; la verità viene costantemente messa in discussione e manipolata.
Infatti da quando il fascismo prese il potere fino al 1943, in Istria e Dalmazia furono i fascisti italiani a imporre una impressionante attività politica sotto forma di segregazione razziale; di italianizzazione forzata e di repressione verso le popolazioni che erano la maggioranza in quei territori.
Dopo l’instaurazione delle leggi razziali, e dopo l’invasione della Jugoslavia nel 1941, avvenne una pulizia etnica che si tramutò in uccisioni e violenze stimabili in 250.000 vittime.
L’Italia contribuì alla costruzione dei campi di concentramento dove venivano internati uomini, donne e bambini in maniera indiscriminata.
L’operazione piena di veleno anticomunista sulle foibe oggi si fa strada nelle istituzioni, nei canali di comunicazione e nelle scuole, come mai era avvenuto prima.
Fino a pochi anni fa un’operazione di revisionismo storico istituzionale di tale portata non sarebbe stata pensabile.
È un’operazione che va di pari passo con la criminalizzazione della resistenza partigiana
Operazione che mira a estirpare dal pensiero della gioventù qualsiasi riferimento a chi lottò anche a costo della vita e di privazioni indicibili, per una società migliore che eliminasse lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Oggi il nostro paese non è quello per cui i partigiani hanno combattuto.
L’Italia della precarietà, delle morti sul lavoro, del potere finanziario delle banche e dei padroni ha già rinnegato da tempo il sogno dei partigiani che lottavano per liberazione dal nazifascismo.
Ma oggi, con lo sdoganamento della politica neofascista e delle sue organizzazione che dovrebbero essere messe fuorilegge, la resistenza viene tradita ancora una volta”.