Gassificatore e bioraffineria all’ENI, Italia Viva è favorevole
“Italia Viva favorevole alla bioraffineria e al gassificatore per la produzione dell’idrogeno”.
Italia Viva Livorno su gassificatore e bioraffineria all’ENI:
“La richiesta di Giani di inserire il progetto della bio-raffineria di Eni a Stagno al finanziamento del recovery fund rappresenta una buona notizia per il territorio livornese.
La realizzazione di un impianto ecofining può rappresentare, infatti, una valida risposta alle preoccupazioni sul consolidamento della presenza Eni, sulla improrogabilità della transizione ecologica e sul livello occupazionale.
La trasformazione della Raffineria di Livorno (si parla solo degli impianti carburanti) in bioraffineria, comporta la cessazione della lavorazione del greggio come materia prima al posto di oli vegetali e grassi animali.
Dato che gli impianti carburanti, attualmente presenti, sono progettati per trattare un olio greggio, tramite processi di separazione; addolcimento (eliminazione quasi totale di zolfo e azoto); modifica della struttura chimica per traguardare le proprietà ottaniche; cetaniche e di comportamento a freddo dei prodotti; questi non saranno più necessari e quindi verranno dismessi.
Al loro posto verrà costruito un impianto per il trattamento di oli vegetali e grassi animali (i trigliceridi), per produrre bio gasolio e bio Jet.
L’impianto potrà essere costruito o riutilizzando due delle 3 desolforazioni presenti, o costruendo un impianto completamente nuovo.
Nel primo caso l’investimento sarebbe più contenuto (ordine di grandezza 200 M€) ma avrebbe una capacità produttiva più ridotta rispetto ad un impianto costruito ad hoc, il cui investimento può toccare cifre ben più elevate (c.a 2 volte).
L’orientamento è al momento sulla seconda alternativa, contando sul fondamentale contributo europeo.
Fatte queste premesse, per gli obiettivi ambientali ed occupazionali, è decisivo individuare le modalità di disponibilità dell’energia necessaria (idrogeno) per alimentare la bio-raffineria.
L’impianto ecofining è, infatti, un progetto a brevetto Eni e UOP per la trasformazione di trigliceridi in prodotti paraffinici ed isoparaffinici nel range di ebollizione del gasolio e del Kero.
Per fare ciò è necessario usufruire di H2 che serve ad eliminare, con produzione in gran parte di acqua, di tutti gli ossigeni presenti nella molecola del trigliceride fornendo un idrocarburo a catena lineare poi ramificato in una seconda reazione sempre in presenza di H2.
Come produrre tale idrogeno? Ci sono due possibilità alternative:
1 – Conversione Raffineria a Bio-Raffineria con Impianto ecofining nuovo di capacità uguale a quello di Gela (750 KT/anno). La soluzione richiede un impianto steam reformer a metano da 50 KNm3/h di H2 e produce oltre 400 KT/anno di CO2 equivalente.
2 – Conversione della Raffineria in Bioraffineria con un impianto ecofining risultante dall’utilizzo delle due desolforazioni presenti con una capacità simile a quello di Venezia (380 KT/anno di carica) ed un impianto di gassificazione rifiuti da c.a 200 KT/anno (indifferenziati + plastici) che produce 25 KNm3/h di H2.
In questo caso le emissioni di CO2 derivanti dalla produzione di H2 sono da considerarsi zero. La produzione dell’H2 necessario da metano comporterebbe l’emissione di c.a 200 KT/anno di CO2 mentre i rifiuti termovalorizzati andrebbero a produrre anch’essi c.a 200 KT/anno di CO2 in un’altra parte geografica.
Pertanto, se invece si utilizzassero i rifiuti per produrre H2 il sistema comporterebbe un risparmio complessivo di 400 KT/anno di CO2 nel caso appunto di incerimento alternativo dei rifiuti.
Fra l’altro, la trasformazione della Raffineria di Livorno dovrebbe richiedere, bene che vada, tempi dell’ordine di almeno 4-5 anni, soprattutto per le necessarie autorizzazioni. In questo periodo di tempo l’Europa, impegnata in un grande sforzo normativo per la riduzione delle emissioni di CO2, (con obiettivi al 2030 circa doppi di quelli emessi solo qualche anno fa a livello di RED 2), tramite massimizzazione dell’elettrificazione e utilizzo di nuovi combustibili (vedi idrogeno), potrebbe cambiare gli attuali piani strategici e rendere la conversione della Raffineria, un progetto obsoleto per scarsità di materia prima. Il progetto potrebbe essere abbandonato prima che possa vedere la luce.
Inoltre, da tenere ben presente che al momento una importante quantità di rifiuti indifferenziati sono inviati in discarica e questo è il motivo per cui la discarica di Rosignano e quella di Peccioli ed altre sono ormai sature (dovranno essere approvate nuove espansioni).
Una legge Europea impone agli stati membri entro il 2030 di andare in discarica solo con il 10% della produzione di rifiuti destinati a smaltimento.
Questo è il motivo per cui per la valutazione delle emissioni di CO2 si considera la termovalorizzazione del rifiuto rispetto alla sua discarica in quanto proibita a breve termine.
Se una regione come la Toscana non avrà abbastanza capacità di termovalorizzazione o gassificazione sarà costretta ad inviare i rifiuti a termovalorizzazione in altri paesi (estero) con un costo per il cittadino esorbitante e un disastro per l’ambiente (emissione di CO2).
E’ vero, altresì, che la transizione ecologica impone giustamente una crescita significativa nel tempo dei processi di riciclo e quindi della riduzione progressiva dei termovalorizzatori e dei conferimenti in discarica a favore di impianti sempre più ambientalmente sostenibili.
È altrettanto vero che non è realistico che nei prossimi decenni non ci sia un bisogno significativo dei termovalorizzatori!
In questo momento Eni è disponibile a presentare il progetto di conversione a bio-raffineria perchè è ancora interlocutorio; deve essere approvato nel recovery fund e poi tutti staranno alla finestra per capire come verrà modificata la RED 2 entro il 2023.
Il tempo per fare la progettazione ed in tempo ad abbandonare tutto nel caso prevalga la linea della commissione ambiente che metterebbe al bando tutti gli oli di prima generazione (pro food).
Se dovesse andare così Livorno sarebbe finita; non sarebbe considerata una Raffineria strategica, anche perché gli impianti lubrificanti sono vecchi con produzione di Gruppo 1 (qualità più bassa e meno richiesta).
Se invece si associasse all’impianto Ecofining (riutilizzo di 2 desolforazioni esistenti con un investimento intorno a 150 M€) una gassificazione rifiuti che produce tutto l’idrogeno per l’impianto ecofining sarebbe un’altra cosa. Non ci sarà mai scarsità di rifiuti come carica per la gassificazione.
Per quanto riguarda la riduzione di personale in grandi linee si può preveder questo:
– fermata impianti carburanti – 150 persone
– inserimento impianto ecofining (recupero impianti) + 60/70
– inserimento impianto di gassificazione + 60/70
– impatto occupazionale su hinterland trascurabile
Sul piano occupazionale sarebbe poi richiesto all’ENI di privilegiare nelle previste assunzioni il personale in uscita Aamps attualmente impiegate al Picchianti e di permettere riduzioni delle bollette per i residenti grazie a tariffe di conferimento dei rifiuti privilegiate dalla stessa Aamps.
Altro aspetto fondamentale legato al progetto Eni è quello dell’afflusso dei rifiuti. Al di fuori di quello dell’Aamps da far affluire da via Enriquez, dovrebbe avvenire esclusivamente per ferrovia. Il già intenso traffico veicolare dell’area non può certo permettersi un camion aggiuntivo per via dei tassi d’inquinamento già presenti. Di qui l’impegno della Regione Toscana a realizzare, a maggior ragione, la Fi-Pi-Li ferroviaria su cui convogliare rapidamente anche i rifiuti Revet. Opera di grande importanza per il territorio e di compensazione da realizzare in luogo del previsto by-pass di Pisa, con gli importanti benefici non soltanto civili ma anche legati al traffico merci di provenienza portuale e dall’Interporto.
Pertanto, Italia Viva rafforza la sua posizione per il trattamento dei rifiuti da parte di Eni per la produzione dell’idrogeno da utilizzare nella bio.raffineria.