Giornata del medico – relazione del presidente dell’ordine dei medici e odontoiatri
Riflessioni sull’abusivismo, vecchia piaga e legge su accanimento terapeutivo.
Riflessioni sull’abusivismo, vecchia piaga e legge su accanimento terapeutivo. La relazione sulla giornata del medico del Professor Mariotti Eliano, presidente Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Livorno. Riflessioni sull’abusivismo, vecchia piaga e legge su accanimento terapeutivo
Il professor Mariotti Emiliano:
Senza timore di essere tacciato di paranoia, devo registrare che mai come oggi la nostra professione odontoiatrica, e
non solo, subisce attacchi su più fronti, e le ricadute negative, se non vengono arginati, le subiscono anche i pazienti; vogliamo elencarne qualcuno?
Pubblicità sanitaria e concorrenza, abusivismo, tariffari minimi.
L’abusivismo è una vecchia piaga: localmente si può contrastare, ma se non verranno varate leggi ad hoc più
stringenti, gli ordini avranno le armi spuntate. Altre problematiche, comuni anche per i medici, le ha già descritte poco fa il Presidente.
Personalmente ho sempre pensato che il nostro posto sia assieme ai medici chirurghi in un Ordine comune, forse perché appartengo alla specie, ormai in via di estinzione, di coloro che mantengono la doppia iscrizione ai due Albi, o perché, essendo anche Tesoriere, mi rendo perfettamente conto delle difficoltà di gestione di un ente se il numero degli iscritti viene ridotto: gli adempimenti sono tanti e tali che, per fronteggiarli, l’impegno di risorse umane ed economiche diviene insostenibile.
Assieme abbiamo sicuramente la possibilità di raggiungere obiettivi più alti, anche e soprattutto nella salvaguardia della salute dei cittadini. Certo, può essere che in alcune province, poche per la verità, non ci sia la giusta armonia fra le due componenti mediche, armonia che invece viviamo qui a Livorno: sicuramente, però, potranno essere introdotti dei correttivi per sanare quelle situazioni, con leggi e norme che meglio specificheranno le rispettive competenze, senza sovrapposizioni o dubbi interpretativi.
Importante è anche il dialogo tra la periferia, noi ordini provinciali, e la Federazione Nazionale: solo questa può portare le nostre istanze nelle sedi opportune.
A questo proposito, vorrei accennare al disegno di legge, interessante tutto l’ambito medico ed ormai di prossima approvazione, sulle disposizioni anticipate di trattamento, note come DAT.
La normativa citata, per alcuni dei propositori, è nata per evitare casi di accanimento terapeutico. Ma veramente in Italia c’è il rischio di accanimento terapeutico?
Già adesso con il consenso informato, un paziente può rifiutarsi di essere sottoposto a terapie contro la sua volontà, salvo poche eccezioni puntualmente normate.
Ormai il concetto di appropriatezza nelle cure è radicato in ambito medico e difficilmente un sanitario propone e intraprende inutili accanimenti terapeutici, inappropriati ed intollerabili, e dove ciò non bastasse, le esigenze economiche dissuaderebbero da tali processi terapeutici.
A questo punto permettetemi una piccola digressione per raccontare un fatto realmente accaduto riferitomi da una collega neonatologa: Marito e moglie nord europei in vacanza sulle coste toscane; lei è in gravidanza, ma inopinatamente e molto prima del termine va in travaglio. Nasce un bambino, ma siamo attorno alla 25° settimana, e viene ricoverato in terapia intensiva neonatale a Pisa.
La vacanza termina, i genitori devono rientrare e chiedono di poter portare con loro il figlio appena sarà possibile trasportarlo, dato il disagio dei ripetuti viaggi per poterlo seguire durante la degenza.
Quando viene stabilizzata la situazione ed il bambino può affrontare il viaggio in sicurezza, vengono avvisati i genitori. Questi però, nel frattempo, si erano informati presso l’analogo reparto del loro paese, ed avevano appreso che se il parto fosse avvenuto in patria, il bambino non sarebbe stato ricoverato in terapia intensiva: troppo costoso rispetto alle probabilità di sopravvivenza.
La storia finisce con i genitori che chiedono ai medici del reparto di continuare a seguire il proprio figlio fino a che non sarà in grado di essere dimesso e vivere in famiglia.
Forse, prima di voler imitare a tutti i costi ciò che viene fatto all’estero, dovremmo apprezzare di più ciò che già-abbiamo e tenercelo stretto: viviamo in un paese in cui non si ha paura di investire in una nuova vita, almeno per il momento.
Tornando alle disposizioni anticipate di trattamento, si è però assimilato chi è al Termine della vita a chi malato terminale non è, equiparando alle terapie anche la nutrizione e l’idratazione assistite, facendo sì che potessero quindi essere rifiutate.
Bene ha fatto la Presidente della Federazione Nazionale, in sede di audizione presso la Commissione Igiene e Sanità del Senato, a chiedere che nel testo venga inserita la previsione per il medico del diritto all’obiezione di coscienza, ma temo che la mobilitazione dovrà essere più ampia perché ciò venga accolto.
Per come è adesso la stesura della norma, è previsto che il medico possa disattendere alle disposizioni date dal paziente se pensa che ciò sia nell’interesse del malato, magari perche’ da quando impartì quelle disposizioni sono migliorate le risorse terapeutiche, ma potranno verificarsi tre eventualità:
]) Grazie alle terapie il paziente si salva e guarisce, e tutti ringrazieranno il medico;
2) Purtroppo decede, ma nessuno rimprovererà il medico per aver fatto tutto il possibile; *
3) Il paziente sopravvive, ma con gravi e disabilitanti postumi: si apriranno ì contenziosi che porteranno con ogni probabilità alla condanna del medico.
Ultima breve digressione con una mia personale considerazione.
Nel caso di persone incapaci di intendere e di volere, la scelta alla rinuncia o meno della nutrizione ed idratazione assistita a chi sarà demandata?
Qualcuno già parla di vite non degne di essere vissute. Ma chi lo stabilirà? Ed il bisogno di ridurre i costi quanto peserà su questa decisione?
Pensate al bambino prematuro di cui vi ho narrato prima.
Già in passato, circa ottant’anni fa, in Germania, si parlò di qualcosa di simile, vite improduttive, vite, appunto, non degne di essere vissute, ed abbiamo visto come è andata a finire.
Se questa visione della vita andrà avanti con sempre maggiore condivisione, spero sorgano come allora figure quali il vescovo di M’ùnster Von Galen per denunciare la situazione, anche contro la maggioranza del pensiero dell’opinione pubblica.