Gli occhi dell’innocenza: “La nostra libertà è incompleta senza quella dei Palestinesi”. Il pensiero di un bambino livornese dopo aver visto No Other Land
Livorno 29 luglio 2025 Gli occhi dell’innocenza: “La nostra libertà è incompleta senza quella dei Palestinesi”. Il pensiero di un bambino livornese dopo aver visto No Other Land
A volte, bastano poche righe scritte su un quaderno a righe per dire più di mille discorsi ufficiali. Come redazione abbiamo ricevuto un messaggio speciale: una lettera scritta da E.B. un bambino di Livorno, dopo aver assistito alla proiezione del documentario No Other Land all’arena estiva della Fabbricotti.
Il pensiero, inviato dai genitori, non è una semplice recensione, ma il riflesso sincero e disarmante di uno sguardo bambino su una delle realtà più complesse e dolorose del nostro tempo: quella del conflitto israelo-palestinese.
Ecco il testo integrale del suo messaggio, scritto di suo pugno:
“No Other Land. Ieri sera sono andato al cinema estivo arena Fabbricotti a vedere un documentario su quello che succede in Palestina. A vedere il documentario non c’era nessun bambino tranne noi. Mi è dispiaciuto un po’. Ci dovevano venire anche qualche altro bambino perché: facevano vedere che con le ruspe distruggevano case e scuole e chiudevano i pozzi con il cemento per non farli bere.
La cosa che mi ha colpito di più è quando un israeliano era nel villaggio per prendere e distruggere tutto. Volevano prendere il generatore dell’energia ma un uomo cercava di recuperare il generatore. Gli spararono e resta paralizzato dalla vita in giù.
La nostra libertà è incompleta senza quella dei Palestinesi.”
Il testo termina con un disegno: una bandiera palestinese colorata a mano, realizzata con la miglior cura possibile per un bambino.
Un simbolo forte, scelto da un bambino, per raccontare un senso di ingiustizia che non ha bisogno di spiegazioni accademiche.
Leggere le sue parole provoca emozione e riflessione. Il passaggio sul fatto che “non c’era nessun bambino tranne noi” è significativo:
non è una lamentela, ma una constatazione. In quella frase, quasi innocente, si legge il desiderio di condividere, di non essere soli di fronte alla verità, di far sapere anche agli altri coetanei — magari a scuola, magari al parco o al mare — che il mondo è grande, complicato, e che non sempre è giusto.
Il momento che più lo colpisce è raccontato con semplicità: un uomo colpito da un proiettile mentre cerca di salvare un generatore, e che resterà paralizzato. Niente analisi geopolitiche, solo umanità. La forza di questo sguardo sta proprio nella sua immediatezza, nella sua mancanza di filtro, nell’empatia spontanea che solo i bambini sanno esprimere.
Il documentario No Other Land, premiato con l’Oscar 2025 al miglior documentario, è stato realizzato da un collettivo israelo-palestinese composto da Basel Adra, Yuval Abraham, Rachel Szor e Hamdan Ballal. Girato tra il 2019 e il 2023, racconta la lotta degli abitanti del villaggio di Masafer Yatta, in Cisgiordania, contro la demolizione sistematica delle loro case e la trasformazione dell’area in una zona militare da parte delle forze armate israeliane.
Ma ieri sera, a Livorno, il racconto è stato anche un altro: quello di un bambino che ha capito che la libertà, quella vera, deve valere per tutti.
Il suo messaggio non è solo una testimonianza, è un invito: guardare, ascoltare, capire. E magari tornare a casa, prendere un quaderno, e scrivere.