Guardia Costiera, due denunce penali per frode in commercio a ristoratore e pescivendolo
La Guardia Costiera intensifica i controlli – Denunciati pescheria e ristorante per frode in commercio.
Due denunce penali per frode in commercio presso pubblici esercizi nelle province di Pisa e Livorno da parte della Guardia Costiera di Livorno.
Il titolare di una pescheria nel centro di Pisa è stato denunciato per il reato di frode in commercio per aver esposto, all’interno del banco di vendita al dettaglio, prodotto ittico decongelato senza che ne venisse indicato lo stato fisico e la reale provenienza e prodotti etichettati come pescati in mare in luogo della reale provenienza dagli allevamenti procurando, in tal modo, la mancanza di una leale ed adeguata informazione ai consumatori. Nel dettaglio orate e branzini allevati in Croazia venivano esposti alla vendita con cartellini indicanti un metodo diverso produzione ovvero la cattura in mare ad opera del peschereccio, delle specie più pregiate delle orate e dei branzini pescati in mare, in luogo, pertanto, dell’acquacoltura. Le orate e i branzini dal valore medio commerciale di 9,0 euro al Kg venivano pertanto offerti al consumatore al prezzo di 24,00 euro al Kg. mentre il calamaro decongelato, pescato in Atlantico centro orientale dal valore medio commerciale di 4,50 euro al Kg veniva spacciato per calamaro fresco del mediterraneo e veniva offerto al consumatore al prezzo di 22,00 euro al Kg. Stesso criterio fraudolento veniva utilizzato per la vendita di pesce spada, tonno a pinne gialle e gamberi argentini che sono risultati aventi caratteristiche diverse da quelle pubblicizzate al consumatore finale.
Analogo reato è stato accertato presso un ristorante di Cecina dove venivano offerti prodotti ittici congelati spacciati ai clienti per freschi e specie ittiche comuni offerte come pregiate con conseguente sequestro penale. I militari hanno deferito all’autorità giudiziaria, per frode nell’esercizio del commercio, il titolare di un ristorante poiché, dopo aver acquisito la documentazione commerciale di acquisto hanno scoperto che il ‘marlin’, proveniente dall’indopacifico, veniva offerto e servito ai tavoli, nei giorni scorsi, sotto il nome del più costoso ‘pesce spada del mediterraneo’, mentre il tonno a pinne gialle, decongelato, pescato nel Pacifico sud-orientale, veniva indicato nel menù come ‘tagliata di tonno’ fresco. Anche i ‘calamari patagonici congelati’ venivano utilizzati per la ‘frittura di pesce’ lasciando intendere, all’ignaro consumatore, di aver scelto un pietanza composta da prodotto ittico fresco, pregiato e proveniente dalla pesca locale. L’attività ispettiva ha così evitato che sulle tavole dei consumatori arrivasse pesce di qualità differente rispetto a quello ordinato, con una sostanziale differenza, in termini di costo, praticato dal ristoratore.