Il Consiglio Comunale sulla vicenda della scultura di Santa Lucia venduta all’asta a Londra
“La “damnatio memoriae di Wildt a Livorno. Il consiglio comunale si esprime sulla perdita dell’opera.”
Nel mese di novembre, veniva portata portava all’attenzione dei livornesi la vicenda relativa ad un’opera scultorea dell’artista Adolfo Wildt, raffigurante il volto di Santa Lucia.
Se alla maggior parte dei lettori questo nome non ha suscitato alcun interesse e magari ha proseguito velocemente voltando pagina, crediamo sia importante ritornare sull’argomento e sapere che Wildt è uno tra i più sofisticati ed aulici scultori del secolo scorso, sconosciuto al grande pubblico perché vittima di una damnatio memoriae decretata dalla critica, che non condivideva la sua poetica ed il suo concetto di scultura, e dal mondo culturale del secondo dopoguerra, che lo accusava, sbagliando, di essere stato un artista di regime.
A Livorno, la statua di Wildt faceva la sua “bell’esposizione” su un piedistallo in legno nella sala d’attesa dell’Istituto Frediani in Via del Mare, presso la sede dell’Unione Italiana dei ciechi e degli ipovedenti. Ebbene, quest’opera di cui nessuno ne ha mai evidenziato l’importanza nel panorama culturale tanto da lasciarla impolverata in un angolo di una sala, è stata battuta all’asta a Londra il 16 dicembre del 2015 per un prezzo di 666mila euro.
Come consiglieri comunali, pur nei nostri limiti istituzionali, non possiamo esimerci dal condannare, a nome della città, chi ha privato il panorama pubblico cittadino di un’opera così importante a mero scopo economico e rimaniamo sconcertati dal consenso della Soprintendenza che ha avvallato di fatto una simile vendita.
Ovviamente, non possiamo sostituirci alla giustizia ordinaria che dovrà esprimersi il prossimo 10 gennaio sulla reale proprietà dell’opera, stabilendo a chi andrà questa ingente somma, se all’Unione italiana ciechi ed ipovedenti o alla USL, proprietaria dell’immobile.
Una cosa è certa. Livorno ha perso un’opera dal valore inestimabile ed i cittadini livornesi sono stati privati di un bene che fece la sua comparsa a Livorno nella prima metà del 1900.
Oggi più che mai si avverte la necessita di creare un sistema circolare di informazioni che censisca tutte le opere d’arte presenti ed appartenenti ad enti pubblici affinché sia chiara la reale consistenza del patrimonio culturale ed artistico della città di Livorno e non si debba più assistere inermi ad azioni che contribuiscono al depauperamento socio-culturale.
Per questo riteniamo importante un intervento da parte della amministrazione comunale, affinché si faccia carico di rivolgersi a regione, USL e unione italiani ciechi, per intercedere al fine di riavere in città, questa opera importante tenuta nascosta per anni”.