Libri, recensioni 14 Agosto 2022

“Il dono del dottor Kukockij” di Ludmila Ulitskaya, semplicemente un grande libro. “Non è mai troppo tardi per leggere un buon libro”

Livorno 14 agosto 2022 –  “Non è mai troppo tardi per leggere un buon libro”

Rubrica di recensioni, a cura dello scrittore e traduttore Maurizio Grasso.

Non sono sempre necessariamente recensioni di libri appena usciti, ma di “buoni libri”.

Oggi Maurizio Grasso vi farà conoscere “Il dono del dottor Kukockij”, un romanzo della russa Ludmila Ulitskaya, semplicemete un grande libro

Un libro avvincente

Oggi parliamo di un romanzo della russa Ludmila Ulitskaya. Non perché sia una convinta dissidente. Non perché questo suo romanzo sia stato tradotto di recente (2021) in italiano (Ed. Nave di Teseo). Molto semplicemente, è un grande libro. Mi chiedo come mai una scrittrice degna di un Nobel non sia pubblicata in Italia da Adelphi o da Einaudi.

Il dono del dottor Kukockij è un libro che avvince dalla prima riga. È pensato da una donna che nasce scienziata e che scrive ignorando disinvoltamente un secolo di sperimentazioni e di avanguardie letterarie. Ci viene consegnato qualcosa di perennemente attuale: il racconto della vita di esseri umani. Escono dalla pagina e agiscono, sbagliano, gioiscono e soffrono nel nostro salotto, al punto che ci pare non solo di vederli ma anche di respirarli. È la storia di una famiglia russa attraverso quasi settant’anni e tre generazioni. La storia di come cambiano inevitabilmente le relazioni, le mentalità, il sentire tra coniugi, tra figli e genitori.

Siamo in Unione Sovietica. Sono in corso continue purghe staliniane, dure a morire. Di volta in volta cambiano obiettivi. Anche anni dopo che Stalin ha tolto il disturbo e Chruščëv ha fatto il suo illusorio J’accuse dalla tribuna del XX Congresso del PCUS. La paura, come scrive l’autrice, è «disciolta nell’aria come zucchero nel tè».

Il romanzo attraversa molti decenni della storia russa del XX secolo, dalla fine dell’impero zarista agli anni della crisi del regime. Pur essendo di origini ebraiche, la Ulitskaya è particolarmente toccata dall’eclissi dell’antica cristianità russa. Semplice, intensa e innocentemente superstiziosa. Il bolscevismo e poi lo stalinismo cercarono di sradicarla per sempre, ignorando che stavano calpestando la loro stessa storia. Ma in più parti del romanzo irrompe anche la morale tolstoiana di una religione “senza chiesa e senza icone”; una “religione della vita solidale” che lascia trasparire il pensiero dell’autrice.

Il “dono” del dottor Kukockij

Un dono, come recita il titolo, il dottor Kukockij ce l’ha ed è davvero speciale: è un tomografo assiale vivente. Vede attraverso il corpo umano tutto quanto vi è nascosto, scansiona organi sani e malati, sistema sanguigno, linfatico, nervoso. Come nasca questo dono di Kukockij nessuno può dirlo. Un giorno il padre medico, vedendo l’interesse del piccolo Pavel per i libri, gli mette in mano il trattato Dell’anatomia di Leonardo da Vinci. La visione di quei disegni perfetti in cui l’arte e la scienza stringono un patto per l’eternità rivoluziona il rapporto di Pavel con lo studio. La morte prematura del padre e l’avvento del bolscevismo ostacolano il cursus universitario del figlio di un colonnello medico dello Zar. Tuttavia il suo precoce talento per la medicina gli procura sempre un protettore tra gli accademici; Pavel riesce a laurearsi e a iniziare la professione.

Nel racconto c’è un salto temporale, quasi una generazione. Durante la Seconda Guerra mondiale, nella clinica militare che dirige Kukockij opererà Elena, una donna in fin di vita per una peritonite perforante. Dopo una lunga lotta tra la vita e la morte, la salverà. La storia d’amore che nasce non intacca la facoltà visionaria di Pavel Alekseevič. Insieme alla donna che diventerà sua moglie, accoglie in casa Tanja, la piccola figlia di Elena, adottandola, e la loro vecchia cameriera Vasilisa. Ma la qualità eccezionale di Pavel Alekseevič, contrariamente a quanto si poteva immaginare, passa presto in secondo piano. Per quasi tutto il romanzo non se ne parla. Il vero dono del dottor Kukockij è un altro. È un uomo nato per fare il bene, un filantropo recidivo oltre che un clinico di prim’ordine. Raggiunge il benessere economico che si confà a un accademico. La sua fama è tale che le mogli di membri influenti del partito vanno da lui per partorire; inoltre devolve metà del suo stipendio a un folto elenco di famiglie bisognose.

Non è facile per uno scienziato fare ricerca in un Paese dominato dal controllo e dalla propaganda; questa la temperie che la Ulitskaya ricostruisce grazie all’esperienza diretta. L’espressione “scienza borghese” era usata e abusata. Era l’arma della nomenclatura, degli organi di stampa ad essa asserviti per colpire persone spesso geniali, sospettate di non avere convinzioni ortodosse. Uno sperpero di opportunità. Pavel sa che la disciplina a cui ha dedicato la sua vita — la ginecologia e l’ostetricia — non ha alcuna implicazione di classe. Pur essendosi formato nel regime sovietico e avendone assorbito nelle comunicazioni ufficiali le liturgie, è lontano dall’essersene fatto irretire.

Pavel ed Elena sono due essere introversi, di poche parole. Lui è un uomo sicuro, che ha attecchito sulla solida roccia delle sue conoscenze mediche. Legge tutto secondo la chiave interpretativa della scienza. Lei ha una vita interiore da sensitiva. Sogni premonitori la precipitano in una dimensione più forte della realtà stessa; in età più avanzata ciò la ridurrà all’amnesia e alla demenza. Vivono il loro amore in silenzio, non hanno bisogno di spiegarsi nulla. Questa loro comune indole ha un rovescio della medaglia; si rivelerà un ostacolo quando un evento esterno finirà per infrangere, come un prezioso cristallo, l’atmosfera di armonia familiare che sembrava indistruttibile.

Un ponte tra Scienza e Umanesimo

La Ulitskaya è quasi visionaria nell’istituire legami mai indagati tra la sfera delle scienze naturali e altre con cui parrebbe bizzarro stabilire interdipendenze. Un esempio per tutti: la natura ormonale dell’ispirazione creativa. Tutto il testo è costellato di simili ponti concettuali. È un approccio olistico simile a quello che Primo Levi sposa ne Il sistema periodico. Una sorta di permeabilità delle teorie apparentemente più distanti grazie alla mediazione elegante delle configurazioni formali e delle regole matematiche.

Per concludere, Il dono del dottor Kukockij è un testo che difficilmente lascerà deluso un lettore innamorato della fertile letteratura russa, che in due secoli ha prodotto tanti capolavori e che in Ludmila Ulitskaya ha la sua più recente, significativa esponente.

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