Cronaca 18 Gennaio 2023

Il futuro del Porto dopo l’acquisizione di TDT da parte di MSC, le osservazioni di Buongiorno Livorno

Livorno 18 gennaio 2023

Il futuro del Porto dopo l’acquisizione di TDT da parte di MSC, le osservazioni di Buongiorno Livorno

Buongiorno Livorno – “IL NOSTRO FUTURO ANDRA’ DAVVERO IN PORTO?

Nei giorni scorsi il Gruppo TIL (Terminal Investment Ltd), il braccio terminalistico di MSC ha annunciato di aver acquisito, attraverso la controllata Csm Italia-Gate Spa, il 100% del capitale sociale del Terminal Darsena Toscana Srl di Livorno. MSC a Livorno deteneva già il 50% del Terminal Lorenzini.

Notizia questa che ha portato l’euforia delle autorità locali e dell’Amministrazione, in particolare nella persona del Sindaco, che ha definito l’operazione come “un imput fondamentale all’economia portuale labronica, al ragionamento che riguarda Darsena Europa e al percorso che può rendere la nostra città , con il suo scalo marittimo, il fulcro dei traffici del Mediterraneo”.

Su questa affermazione, a nostro avviso un po’ semplicistica, come forza di opposizione ci sentiamo in dover di proporre alcune osservazioni che tengono conto di un quadro ben più ampio e complesso che coinvolge l’intero shipping, da cui il porto di Livorno e la città non possono prescindere .

Abbiamo visto che negli ultimi venti anni i porti si sono lasciati attrarre del gigantismo navale, e MSC, essendo la prima compagnia al mondo che trasporta contenitori, ne è stata tra i principali artefici.

Accogliere navi sempre più grandi con banchine sempre più lunghe e fondali sempre più profondi è diventata quasi un’ ossessione che ha fatto perdere di vista altre priorità e ha reso gli amministratori locali, insieme alle autorità competenti, prigionieri di una semplicistica ed ipnotica fiducia nel fatto che un’inarrestabile crescita dei traffici e delle dimensioni delle navi corrispondesse ad un altrettanto crescita del territorio.

A nostro parere si è così perso il senso della realtà, rimuovendo che proprio nel nuovo millennio il mondo ha cominciato a confrontarsi con eventi gravi ed imprevisti, prima di tutto quelli climatici, poi pandemie e guerre che hanno portato e stanno portando in crisi tutto il Pianeta.

In generale gli amministratori hanno trasformato i porti non solo in enormi cantieri sempre aperti, ma anche in sistemi sempre più rigidi.

Anche il porto di Livorno con la Darsena Europa sarà presto stravolto da un progetto sul quale noi ribadiamo grandi dubbi e contrarietà rispetto alle dimensioni dell’opera, ritenendo sia un progetto ad impatto ambientale insostenibile e già vecchio per i prevedibili cambiamenti dello shipping.

Abbagliati da queste meganavi, gli amministratori hanno dimenticato di guardare alle loro banchine e al loro entroterra, vere linfe vitali di un porto e dell’economia del territorio.

Il vuoto lasciato dagli amministratori e dagli imprenditori locali è stato però ben presto colmato dalle grandi compagnie di navigazione.

Quest’ultima acquisizione di TDT ne è l’esempio: le compagnie hanno capito che scendendo a terra possono realizzare maggiori profitti e determinare ancora meglio le loro politiche, se necessario anche contro gli interessi del territorio stesso.

La crisi attuale è qualche cosa di più complesso di una crisi ciclica: se gli armatori possono facilmente posizionarsi sui mercati mondiali, i porti sono condizionati dall’economia del territorio che forma il loro hinterland.

I porti, compreso quello di Livorno , dovrebbero essere fattore d’integrazione e di governo di un sistema e, invece che mettersi esclusivamente al servizio delle compagnie di navigazione, dovrebbero tutelare e difendere il “buon lavoro” e impedire un ulteriore scivolamento verso cooperative di mano d’opera saltuaria e agenzie interinali.

A ciò si aggiunge una politica nazionale dei porti completamente assente, visto che gli investimenti fatti nei porti sono sempre i soliti e mai diversificati: semplicemente tendono ad aumentare sistematicamente la capacità e ciò fa disperdere la merce. Basti pensare che il nostro porto compete con quello di La Spezia, Genova e Vado Ligure, tutti porti, tranne quest’ultimo, in cui MSC è fortemente presente.

Infatti il gruppo della famiglia Aponte, con l’acquisizione di TDT, se effettivamente andrà a buon fine, avrà il seguente controllo sulle banchine italiane: 100% di Terminal Bettolo a Genova, 40% di La Spezia Container Terminal, 50% di Lorenzini terminal e 100% di Terminal Darsena Toscana a Livorno, 100% di Roma Container Terminal a Civitavecchia, 100% di Conateco a Napoli, 100% di Medcenter Container Terminal a Gioia Tauro, 45% di Adriatic Container Terminal ad Ancona, 50% di Terminal Intermodale Venezia a Marghera e 80% di Trieste Marine Terminal.

Visto questo scenario e i traffici che sembrano andare incontro ad un calo importante dopo la domanda post pandemia, quale dei porti in cui MSC è presente vorrà favorire e quale penalizzare?

 

Le altre compagnie di navigazione, competitors di Msc, che attualmente scalano Livorno, continueranno a scalare un porto 100% in mano a MSC ? Quale impatto avrà sui lavoratori e lavoratrici portuali questa acquisizione ?

Nonostante queste nostre preoccupazioni, che crediamo legittime, il presidente ADSP e il Sindaco Salvetti, brindano all’arrivo di queste grandi compagnie senza porsi grandi dubbi.

Ci domandiamo, allora, quali vantaggi portano la discesa a terra delle compagnie di navigazione che hanno interessi nei vari porti con le proprie navi?

Visto lo scenario , crediamo che questo sia il vero punto di discussione che ADSP e Amministrazione dovranno spiegare alla cittadinanza, lavoratori e lavoratrici portuali.

Riteniamo che non sia sbagliato potenziare i porti, è sbagliato farlo sotto l’ipnosi del gigantismo navale, è sbagliato aggrapparsi al primo offerente senza valutare effettivamente gli impatti ambientali e occupazionali, è sbagliato consentire alle compagnie di navigazione di scendere a terra rischiando di fare monopolio e determinare, nel bene e nel male, la politica locale di un territorio senza che le amministrazioni abbiano più neanche il minimo controllo, è sbagliato puntare solo su container e crociere, rischiando di trascurare tutto il resto.

Per capire il futuro di un porto occorre una focalizzazione territoriale molto precisa.

Nel caso dello shipping poi, l’evoluzione del mercato mondiale o anche nazionale non sono mai rispecchiate meccanicamente nelle fortune o sfortune delle compagnie di navigazione che decidono di investire in un territorio, perché queste per loro natura, sanno come posizionarsi sul mercato mondiale anche nei momenti peggiori di una recessione.

Queste sono riflessioni che vogliamo mettere a disposizione della cittadinanza, dei lavatori e delle lavoratrici del nostro porto, delle organizzazioni sindacali, dell’Autorità di Sistema Portuale e della nostra Amministrazione comunale, sperando che tali analisi siano prese in serie considerazione e si possa aprire una riflessione collettiva su questi temi cruciali per Livorno”.