Cronaca 13 Maggio 2020

“Il Governo non può chiederci di mantenere 4 metri quadri di distanza tra commensali perché sarebbe come intimarci di restare chiusi”

Confcommercio illustra i problemi della ristorazione

Livorno 13 maggio 2020 – Confcommercio e ristorazione: “Con una persona ogni 4 metri quadri i ristoranti di Livorno perderebbero il 60% dei posti esistenti”

Impossibile pagare le tasse

“L’Ufficio studi di Fipe, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, ha calcolato che se si avverassero i rumors sulla distanza da tenere nei locali (una persona ogni 4 metri quadri) i ristoranti italiani perderebbero in media il 60% dei posti di lavoro.

Una stima che si basa delle dimensioni medie dei locali.

La ristorazione italiana è infatti composta da piccole attività, che hanno in media una superficie di 90 metri quadrati e 62 posti a sedere.

Un posto a sedere ogni 0,7 metri quadri, che scende a 0,6 nei locali più piccoli, ma che, con la previsione dei 4 metri quadri di distanziamento tra i commensali, scenderebbe sotto lo 0,3”.

“Questa non può essere una soluzione per la riapertura” afferma il direttore provinciale Confcommercio Federico Pieragnoli.

C’è bisogno di maggiori spazi all’esterno, di distanze ragionevoli tra i tavoli, di dispositivi di protezione individuale e, se fosse necessario, siamo disponibili a valutare l’installazione di paratie tra un tavolo e l’altro.

Il governo non può chiederci di mantenere 4 metri quadri di distanza tra commensali perché sarebbe come intimarci di restare chiusi”.

 

“Già con due metri di distanza tra i tavoli, senza distanziamento tra i commensali allo stesso tavolo, la perdita sarebbe del 30% dei coperti.

Una perdita inestimabile visti i profitti già risicati del pre-Covid, ma perlomeno un punto di partenza per iniziare, possibilmente incrementando il dehors.

Gli imprenditori non sono allocchi:

sanno che se le indiscrezioni sulle misure di distanziamento previste dal governo venissero confermate (ristoranti, bar, stabilimenti balneari ecc.) riaprire non sarebbe un’opzione.

Vogliamo aprire per lavorare e non certo per ripartire con le spese e zero ricavi”

 

“Resta infatti oscuro – conclude Pieragnoli – su quali sgravi fiscali e contributivi potremo contare per il 2020.

Lo ripetiamo, se le imprese non vengono messe in grado di ripartire con misure coraggiose ed eque, lo stato si troverà a non incassare tasse e tributi nemmeno per gli anni a venire.

Di imprese ne rimarranno ben poche”.