Il “Nuovo Ospedale”: parte di una riorganizzazione territoriale del servizio sanitario
Livorno 9 giugno 2020 – La posizione di Italia Viva Livorno sul nuovo ospedale:
A distanza di pochi mesi dalla firma del protocollo sul nuovo ospedale, che prevedeva il monoblocco all’interno dell’attuale perimetro di Viale Alfieri, ne viene firmato un altro sulla base di una nuova ipotesi progettuale che prevede la struttura nell’area ex Pirelli.
Italia Viva esprime una serie di considerazioni che riguardano:
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Il ruolo del nuovo presidio nella riorganizzazione territoriale del servizio sanitario.
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La comparazione fra le due ipotesi progettuali e la mancata considerazione di alternative.
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I principali problemi emergenti, che devono trovare soluzione per l’auspicata realizzazione del presidio nei tempi, nelle modalità e nel budget d’investimenti prospettato.
1) Il ruolo del nuovo presidio nella riorganizzazione territoriale del servizio sanitario.
Nella relazione sanitaria di accompagno è indicato che: “Nel nuovo complesso ospedaliero trovano adeguata collocazione i livelli essenziali di assistenza per acuti e buona parte delle attività di specialistica ambulatoriale, in particolare di quelle che usufruiscono della presenza di costose e sofisticate tecnologie sanitarie e dei professionisti delle varie branche specialistiche. La fase post-acuta e quindi la continuità assistenziale con la rete dei servizi territoriali è realizzata grazie al mantenimento dei più antichi tra i padiglioni, in particolare del Padiglione 8, in cui troveranno adeguata collocazione strutture intermedie (circa 60 posti letto), Hospice, riabilitazione e più in generale di servizi territoriali a costituire una vera e propria Cittadella della Salute”.
Emerge a tal proposito la necessità di chiarire se tale “Cittadella della Salute” sia destinata ad accentrare le necessità territoriali degli ospedali di comunità o sia soltanto uno di essi.
Se c’è un insegnamento che viene dalla pandemia, è che il modello di sanità che è riuscito a gestirla meglio è quello diffuso tedesco. Il loro filtro territoriale fra malato e strutture intensive ospedaliere si è rilevato decisivo, in particolare nella gestione degli anziani.
Il nuovo ospedale è importante, ma altrettanto lo è il recupero dei ritardi accumulati e concretizzare la realizzazione a Livorno delle previste Case della Salute (Corea, Poliambulatorio e Via del Mare). Migliorare il modello di riferimento, ampliandone il numero e accorpando agli ospedali di comunità, è determinante per un’efficace azione sinergica. Per questo, una quarta Casa della Salute collocata al Parco della Città favorirebbe la copertura cittadina.
2) La comparazione fra le due ipotesi progettuali e la mancata considerazione di alternative.
Dal punto di vista del servizio sanitario e dal punto di vista della conflittualità esecutiva dei lavori rispetto alle esigenze del presidio, la nuova ipotesi progettuale è senz’altro un miglioramento. Basti pensare all’organizzazione per processi, ai connotati di elasticità dei servizi e ai posti letto previsti secondo gli standard accreditati per abitante ex DM 70/2015. Lo stesso dicasi per aver evitato i cantieri interni al presidio e i faticosi traslochi interni. L’apprezzamento al riguardo del collegio dei Primari è significativo.
Ci è difficile, invece, comprendere di motivo per cui, in una scelta così fondamentale per i prossimi decenni per il territorio, non sono state prese in considerazione potenziali alternative di locazione del presidio.
Nella parte iniziale della bozza dell’Accordo di Programma, è asserito che: “Il Nuovo Presidio Ospedaliero di Livorno ben si inserisce nel contesto urbano dal punto di vista volumetrico, spaziale e dei flussi veicolari e pedonali, con un inserimento rispettoso ed a minor impatto possibile nel quadro paesaggistico circostante salvaguardando l’area a verde del Parco Pertini e proponendo una valorizzazione e conservazione delle ex Officine Pirelli”.
Ma come si prevedono nuovi volumi in aree verdi in palese contrasto al Piano regolatore recentemente approvato, perché si sceglie un’area che notoriamente è precaria per la mobilità, per i tassi d’inquinamento veicolari fra i più alti d’Italia e per la mancanza di parcheggi, senza pensare ai problemi idrologici e di bonifica, e si fa questa asserzione introduttiva?
Tutto questo avrebbe potuto essere evitato prendendo in esame, ad esempio, l’alternativa di Porta a Terra: senza bonifiche, con parcheggi già disponibili, senza i problemi legati alle procedure e all’assenso della Sovraintendenza, forse avrebbe rappresentato un’ipotesi migliore. I costi e i tempi del previsto parcheggio sotterraneo, delle bonifiche e delle procedure sarebbero stati ben superiori a quelli legati all’acquisto dell’area e alla costruzione di un sottopasso al Corallo, funzionale anche all’accesso al Pronto Soccorso, in luogo dell’attuale ponte sulla ferrovia.
3) I principali problemi emergenti, che devono trovare soluzione per l’auspicata realizzazione del presidio nei tempi, nelle modalità e nel budget d’investimenti prospettato.
Anche con il nuovo aggiornamento, le carenze ambientali e strutturali evidenziate nello studio del 2009, alla base dell’allora decisione di delocalizzazione dell’ospedale, restano attuali. Riprendendo anche gli spunti che il collegio dei Primari ha evidenziato, riteniamo opportuno:
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Coinvolgere nella progettazione i professionisti, la linea medica e tutte le componenti al fine di riempire nella maniera migliore il presidio con i contenuti adeguati.
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Mantenere tutte le specialistiche, casomai ampliarle.
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Concentrarsi sul rispetto dell’impegnativo cronoprogramma che prevede che, entro ottobre 2020, l’ASL fornisca lo studio di fattibilità tecnico economica e, entro gennaio 2021, l’estensione alle vie di comunicazione interessate e predisponga il bando entro aprile 2021. Lo stesso dicasi per il Comune che ha come compito principale quello di predisporre la variante urbanistica entro 45 gg dalla consegna del masterplan e che, entro novembre 2020, deve concludere la procedura riguardante il Piano della caratterizzazione ambientale dell’area ex Pirelli-Sice.
Quest’ultimo è uno dei nodi più delicati da sciogliere, perché l’area ex Pirelli-Sice è inserita dal 1999 nell’anagrafe dei siti contaminati a medio termine per la regione Toscana.
La campagna geognostica prevede l’utilizzo di sei sondaggi ambientali spinti a 10 metri, di cui 4 attrezzati a piezometro per monitorare la falda acquifera. Saranno ricercati campioni di metalli pesanti (cadmio, piombo,
zinco, rame, nichel arsenico) ma anche idrocarburi ciclici aromatici benzene e simili. Per i terreni, saranno prelevati 18 campioni per i terreni superficiali 6, per le acque sotterranee 4. La campagna sarà seguita con contradditorio Arpat; ci sarà poi un documento dal quale si potrà evincere se il sito è inquinato o meno.
Pertanto, come Italia Viva, aspetteremo lo studio di quanto sopra proposto e intanto ci poniamo queste domande:
a) Quali saranno i costi per le bonifiche, a carico di quale Ente e come sono state calcolate nella programmazione.
b) Se esiste uno studio appropriato inerente all’operatività dell’Ospedale durante il periodo della costruzione.
c) Un altro aspetto di natura ambientale è quello della presenza sotto l’area del cantiere del torrente Rinseccoli, il cui alveo è stato interrato a metà ‘800 e intubato al Cisternone. Cosa è previsto al riguardo? La realizzazione del seminterrato della nuova struttura e soprattutto il parcheggio andranno a modificare probabilmente l’assetto idrogeologico esistente?
d) L’Ospedale rimarrà, per il periodo dei lavori, ancora riferimento territoriale per la traumatologia addominale, considerando gli spostamenti dei pazienti mediante elicottero, oppure sarà più facile indirizzare
i pazienti a Pisa? La stessa strategica pista di atterraggio come sarà posizionata per assicurare le norme di sicurezza in presenza di strade ad alta intensità di traffico?
e) È prevista una continuità del ricorso alle strutture private per determinati servizi e a quali costi?
f) La nomina del direttore, ormai vacante da 14 mesi, come mai tarda a concretizzarsi?
g) L’attuale stesura del PUMS cosa prevede per la mobilità specifica al presidio e in generale per la mobilità sanitaria territoriale? Infatti, è auspicabile che il nuovo presidio abbia connotati territoriali e non solo cittadini; se il presidio non sarà relativamente accessibile dall’esterno, l’utenza tenderà a restringersi e con ciò anche l’offerta di servizi non potrà che indebolirsi. Lo stesso dicasi anche in uscita dalla città pe r raggiungere Cisanello e Cecina per le prestazioni non disponibili nel territorio.