Aree pubbliche 17 Aprile 2018

Il Piazzale dimenticato delle Vittime della Moby Prince

L’intervento di Paolo Bruciati  (Buongiorno Livorno)

“La memoria è una dimensione privata ma è anche una dimensione collettiva, pubblica. Il patrimonio del singolo, grazie alla comunicazione, attraverso racconti, documenti, archivi, si fissa ed amplifica e diventa, all’interno di una cornice di valori condivisi, patrimonio comune. Un modo per sottolineare questa dimensione pubblica, civica, della memoria, nelle città è sempre stato quella di lasciare segni all’interno dello spazio urbano: monumenti, targhe, lapidi, ma anche attraverso gli odonimi: ovvero i nomi propri assegnati ad una via, piazza o ogni altro spazio “del suolo pubblico o aperto al pubblico destinato alla viabilità” e che devono rispondere “a esigenze di informazione e di identificazione, nel rapporto tra l’uomo e la società, con il territorio”. Così come la costruzione o installazione di monumenti (ricordiamo in merito gli articoli di Federico Lazzotti corredati dalle illustrazioni di Roberta Bancale) e targhe anche l’attribuzione di nomi a strade e piazze in ogni regime politico è sempre stata utilizzata per ricordare ed onorare personalità o avvenimenti ritenuti politicamente e civicamente importanti.

Sabato scorso, il 14 aprile, a pochi giorni del 27° anniversario della cosiddetta Tragedia del Moby Prince (ma sarebbe più rispettoso, più giusto, connotarla come Strage), l’Amministrazione Comunale di Carrara ha voluto dedicare alle Vittime del Moby Prince una piazza, in un luogo di notevole passaggio e circolazione come l’ingresso di Carrarafiere. Circa un anno prima, a Cagliari (26 delle 140 vittime ricordiamo erano della Sardegna), un altro tratto di lungomare, molto trafficato, è stato intitolato Piazza Vittime Moby Prince – Livorno 10 aprile 1991.
A questo punto qualcuno potrebbe pensare: e a Livorno? Beh, a Livorno, anche se purtroppo in pochi lo sanno o se lo ricordano, un spazio urbano analogo c’è già. Lo spazio antistante la lapide con i 140 nomi cognomi ed età? No. L’area interna alla Fortezza Nuova dove in occasione del 25° anniversario fu installata l’opera di Federico Cavallini “Koningin Juliana” e dove nel 2017 fu inaugurato anche il Giardino della Memoria? Neanche.

Non ricordiamo la data precisa (ci stiamo informando con gli uffici competenti), ma dalla seconda metà degli anni ’90, probabilmente a ridosso del 5° anniversario della strage, una zona di passaggio tra Piazza Luigi Orlando e l’inizio del Viale Italia, è denominata come Piazzale Vittime della Moby Prince. A identificarla una targa apposta sui mattoni rossi del muro di recinzione dell’Ex Cantiere che arriva fino alla Bellana. Nonostante quell’area, seppur di grande passaggio e traffico, essendo l’inizio della classica passeggiata a mare, sia sempre stata di fatto marginale e poco incisiva rispetto a quella funzione di trasmissione, informazioni e memoria (la targa è sempre stata poco visibile), per molti anni il Piazzale è stato il punto di arrivo dell’annuale staffetta sportiva e il punto di partenza del corteo istituzionale che raggiunge Via del Molo Mediceo e la contigua Andana degli Anelli per la lettura dei 140 nomi ed il lancio delle 140 rose in mare. Poi il più totale oblio.

Nel frattempo quell’area negli ultimi anni è stata interessata da vari interventi in funzione delle più ampie trasformazioni di tutto il comparto della cosiddetta Porta a Mare. La targa attualmente è praticamente all’ingresso di un cancello della Benetti e davanti ad uno spazio dove circolano ormai solo macchine. Probabilmente quella zona retrostante la Bellana sarà oggetto di ulteriori interventi ed assetti ma nel frattempo pensiamo che sia doveroso da parte della città, se esiste un Piazzale dedicato alle vittime del Moby Prince, e se siamo d’accordo che continui ad esistere, pretendere che questo odonimo sia valorizzato, per rispetto alle vittime a cui è intitolato ed ai loro famigliari e perché sia occasione per tutti coloro che vi circolano per non dimenticare questa tremenda ingiustizia.

Italo Calvino nel suo romanzo Le città invisibili scriveva: “D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”.
La nostra domanda, come quella di tanti cittadini e cittadine, livornesi e non, continua ad essere quella che dovrebbe garantire verità e giustizia. Ed è a questa domanda che ancora una volta la città è chiamata a rispondere”.

Paolo Bruciati – Direttivo Buongiorno Livorno