Il programma elettorale di Moggia (PCI) e dei suoi candidati di lista
Livorno – Il programma elettorale del candidato sindaco per il PCI e dei suoi candidati di lista alle prossime amministrative
“Nel nostro programma ci pare naturale affrontare in primo luogo la questione economica, all’interno della quale emerge su tutte il lavoro. Qui e decisivo riportare la politica ad essere preminente sugli interessi economici di parte e garantire ai lavoratori, nel processo produttivo i diritti, se si vuole essere un paese civile.
Ci dicevano meno diritti più crescita, più posti di lavoro, abbiamo solo meno lavoro, in tal modo abbiamo giovani e meno giovani costretti a lavorare sotto la minaccia di essere licenziati, abbiamo lavori pagati tre euro l’ora e avvolte anche gratis, abbiamo sottoccupazione da un lato e ritmi di lavoro mortali dall’altro, abbiamo diritti negati dentro e fuori le aziende di quanti non vogliono cedere ai ricatti padronali.
Tutte storie di sfruttamento legalizzato da oltre vent’anni di flessibilizazione e precarietà del mercato del lavoro, dai quali il capitale esce vittorioso. A nostro avviso non è detto che il capitale possa sempre vincere. Vince perché è coerentemente unito, vince e continua a vincere perché i lavoratori si sono dimenticati che dalle loro mani e dalla loro intelligenza nasce tutta la ricchezza che si produce nel paese, e se si organizzano e lottano uniti non c’è forza che possa batterli ,“uniti si vince” , una parola d’ordine che fu alla base di grandi lotte nelle quali videro il movimento operaio vittorioso, come quella che segnò la conquista dello statuto dei lavoratori. Lo ha capito molto bene il grande capitale che ha sempre fatto di tutto per dividerli e metterli li uni contro gli altri in una guerra per spartirsi la miseria.
Le ingiustizie che i lavoratori subiscono oggi, sono il frutto di una lotta di classe condotta dal alto verso il basso, attraverso il dispiegamento di un progetto politico per consolidare e riaffermare i privilegi di una classe dominante, che ha nelle sua mani grandi poteri e ricchezze ottenute mediante lo sfruttamento dell’umo sull’uomo tipico della società capitalistica.
In particolare a noi interessa non solo la salvaguardia dei singoli diritti di coloro che lavorano direttamente nei processi produttivi, a noi preme conquistare un diritto generale al lavoro permanente, che permetta una giusta differenziazione meritocratica, ma garantisca ad ogni singolo cittadino una vita tranquilla per se e la famiglia, e no una vita precaria come avviene oggi, vale a dire un diritto inalienabile che cancelli dalla mente del uomo la parola disoccupato, già molti valenti economisti affermano che il livello della scienza e della tecnica sarebbero in grado, attraverso un modo nuovo di produrre, compatibile con lo sviluppo della natura , di realizzare il pieno impiego per tutti i cittadini, il solo modo questo di eliminare la povertà esistente del mondo.
Noi non crediamo, come dimostrano i fatti, alla capacità di questa società di realizzare tutto ciò, “la chiamano utopia” , ma noi comunisti ci crediamo e vogliamo realizzarla, cosi come in passato sono state realizzate utopie che sono divenute realtà.
Come uscire dalla crisi
A nostro parere per quanto riguarda la nostra città serve l’elaborazione di un piano programmato di sviluppo dell’economia, che contempli progetti di opere da realizzare realmente utili, della messa in sicurezza di quelle esistenti, di lavori diretti a risolvere i numerosi problemi presenti nei territori, oggi minacciati anche da un clima incontrollabile.
Uno sviluppo del economia programmatica entro il quale, anche l’iniziativa privata, se inquadrata in questo ambito può esercitare un ruolo importante e positivo, nello sviluppo del paese, a patto che essa sia subordinata all’interesse della collettività, all’interno di un quadro normativo certo e stringente, dove la presenza dello stato negli asset strategici sia perno e cardine di tale politica.
Tutto sommato partendo dalla desolante situazione politica, non c’è da stupirsi su come le conseguenze della crisi, hanno avuto effetti cosi devastanti sulla nostra città, Una città la nostra sempre pronta a difendere il proprio porto, le proprie industrie, la propria economia anche con dure e lunghe lotte, trasformatasi oggi in una città dormiente, cosi oggi ai molti appare, invecchiata col passare degli anni, senza avere prospettive certe di ripresa e di crescita, anche l’avvento della giunta penta stellata, che aveva suscitato speranze di una rottura con le politiche attuate dalle precedenti amministrazioni, di fatto a continuato nel solco delle vecchie logiche, vivendo giorno per giorno, incapace di progettare e prendere iniziative per migliorare la vita degli abitanti.
La riprova di ciò l’abbiamo avuta purtroppo con il disastro che la città ha subito con l’esondazione dei torrenti che scendono dalle colline, dove chiaramente si è palesata l’incapacità, e l’improvvisazione della giunta comunale a far fronte alla gestione ed ai problemi che il tragico evento aveva provocato.
Se si pensa poi, che nulla si è fatto per difendere il carattere industriale e commerciale dell’economia tradizionale livornese, la difesa e lo sviluppo della quale aveva permesso alla città di raggiungere un progresso economico e sociale ed un integrazione che ne facevano una città multiculturale, aperta e solidale, ci convince ancor di più che dopo questi cinque anni ci sia bisogno di un vero cambiamento.
I problemi oltre i confini del territorio
E’ naturale, secondo noi per come l’economia si è sviluppata , che i nostri problemi abbiano assunto una dimensione che va ben oltre lo stretto territorio livornese e che per risolverli si debba tornare a parlare di area vasta, nel senso di ricercare la più stretta collaborazione possibile con i comuni vicini, con i quali ci accomunano molti problemi: Pisa, Pontedera, Collesalvetti, Piombino cosi da mettere in sintonia, istituzioni, progetti, strutture, perché le nostre economie abbiano stimoli e spinte in avanti, infatti abbiamo un grande porto, un’interporto e un’aereoporto internazionale a pochi chilometri di distanza tra loro senza segni di collaborazione e di progetti per rendere più efficienti i traffici delle merci e delle persone, la recente riforma in materia portuale che ha costituito le Autorita portuali di sistema ridisegnando la mappa territoriale e l’interoperabilità dei porti, riunendo Livorno e Piombino e un altro esempio che conferma la bontà della concezione di area vasta, tanto che rappresentati del governo e della regione si sono espressi sulla necessità di costruire qualcosa che assomigli ad una base logistica, che noi auspichiamo.
A noi interessa pero una base logistica che favorisca lo sviluppo dei traffici marittimi in generale e agevoli una specializzazione e un ruolo preciso a tutti i porti della nostra costa, secondo la loro vocazione, cercando di evitare forme deleterie di concorrenza che favoriscono sempre gli imprenditori.
Porto
Il porto è Livorno, questa semplice frase racchiude tutta una storia e un vissuto che si tramanda da generazioni in generazioni, plasmando l’essere della genti di Livorno, che hanno vissuto e vivono a stretto contatto con esso, e a reso Livorno una delle prime città multiculturali, attraverso le leggi Livornine, solidale, aperta, ribelle ed Internazionale. Un porto legato alla città, ed una città legata al suo porto, non solo dal punto di vista sentimentale, ma strettamente fisico ed economico.
La vicinanza del porto che e a stretto contatto con la città offre attraverso le crociere un opportunità per la città da sviluppare ed incrementare, riteniamo infatti opportuno dopo l’aggiudicazione della gara sulla acquisizione della porto di Livorno2000 che si vada celermente verso la costruzione del terminal croceristico punto importante per lo sviluppo del turismo, sapendo mettere in campo anche un collaborazione con Pisa e il suo aereoporto, infrastruttura fuori dal nostro territorio capace di accrescere la dimensione attrattiva per il nostro territorio.
Se la vicinanza del porto alla città da un lato può essere un opportunità, dall’altro rappresenta anche punti di criticità che devono essere gestiti, infatti le navi da crociera o passeggeri nella loro sosta in porto, tenendo i motori accesi per l’alimentazione elettrica durante le operazioni di sbarco e imbarco, con i fumi della combustione provocano un ingente inquinamento del area, in una città che vede per i siti produttivi che ospita, una percentuale maggiore, rispetto alla media toscana per malattie neoplastiche, ed altre patologie legate all’inquinamento.
A tale problema si è cercato di ovviare elettrificando una banchina in via sperimentale, senza successo perché non vi è una legge che obblighi le navi a montare o modificare la propria struttura per l’attacco elettrico, e in ultima analisi avrebbe significato spostare l’inquinamento in un altro luogo dove si sarebbe dovuta produrre l’energia da fornire alle navi, migliorandolo in quella zona, ma non risolvendo o attenuando il problema nel suo complesso.
La parte del porto più distaccata dalla città e il porto commerciale, dove si concentrano la maggioranza delle attività portuali, e inutile dire che in una città che ha fame di lavoro e che ha visto depauperare il suo tessuto industriale, la portualità è stata e rimane il centro da cui si debba ripartire per rilanciare l’economia cittadina.
Infatti negli ultimi anni, stante le lacune strutturali che si sono evidenziate, ha avuto un notevole incremento dei traffici e delle merci movimentate, tanto da superare i volumi precrisi, questo a discapito di un intensivo sfruttamento dei lavoratori, si calcola che in rapporto a volumi movimentati e lavoratori impiegati, la differenza fra il periodo precrisi e oggi sia all’incirca di duecento lavoratori in meno, e a discapito della sicurezza per i ritmi di lavoro eccessivi, e spazzi ristretti.
La mancanza di spazzi retro portuali, sono un altro fattore di aumento dei rischi e della diminuzione della sicurezza, infatti la mancanza di spazi fa si che ci siano più cicli di lavoro effettuati contemporaneamente da aziende diverse con organizzazioni del lavoro differenti a ritmi che mettono al centro le esigenze della nave e quindi del profitto, al posto della sicurezza di chi opera in quei contesti.
Per risolvere principalmente i problemi legati alla mancanza di spazzi secondo noi e indispensabile che si vada celermente verso la costruzione dello sbocco a mare del porto, ovvero la darsena Europa questo oltre ad aumentare i fondali per l’accesso di navi di portata maggiore, non parliamo del gigantismo navale che nel nostro porto sarà difficile vedere, sarà importante per liberare spazi che oggi, come la darsena toscana, sono occupate dal traffico container, ed in futuro potrebbero essere dedicati ad altri tipi merceologici, sopratutto in un porto come quello livornese che e primo in Italia per traffici ro-ro. quando l’Italia ha il primato in tale traffico a livello mondiale, l’importante per noi a che per la realizzazione di questa struttura nella sua versione alleggerita, si esca dalla logica del projet finacig, e che sia lo stato a farsi carico degli oneri della sua costruzione.
Per quello che riguarda il livello infrastrutturale, il completamento dell’abbassamento del microtunnel dei tubi Eni e l’allargamento del canale d’accesso permetterà già da subito l’ingresso di di navi di dimensioni maggiori dai 6000 a 9000 teu garantendo l’accesso al porto anche di notte, la risoluzione della annosa questione delle porte vinciane, che esce dalla collocazione territoriale solamente Livornese,dovrà servire ad eliminare o ad attenuare il problema dei dragaggi, ce poi la questione dello scavalco ferroviario per un collegamento diretto fra porto e interporto, altra struttura importantissima nello sviluppo del economia, situata in un comune limitrofo, in cui saranno importanti anche i collegamenti ferroviari fra interporto e rete nazionale in modo che le merci possano essere smistate e arrivare li direttamente facendo cosi del vespucci un estensione del porto di Livorno a tutti gli effetti, in modo che tutte le realtà coinvolte possano beneficiare degli aspetti positivi di tali investimenti.
Un altro tassello importante del punto di vista organizzativo, e l’ attuazione del piano regolatore portuale, elemento che avrebbe dovuto attenuare i conflitti interni al porto di Livorno, come quelli a cui oggi stiamo assistendo, inducendo gli operatori portuali ad aggregarsi per tipi merceologici, ma per la privatizzazione sempre più imponente del nostro scalo, e lontano dalla sua attuazione.
C’ è poi il lavoro portuale, in questi ultimi anni la crisi mondiale, la bolla del gigantismo navale, e la guerra economica che si sta consumando in mare, hanno fatto si che gli armatori scaricassero sui porti e quindi sul lavoro portuale, i costi e i mancati profitti del loro core business, con tale tendenza si e modificata la composizione strutturale della filiera che trovava nel 84/94 il suo fondamento legislativo.
Con la discesa a terra degli armatori e l’ingresso di fondi di investimento alla ricerca di una maggiore profittabilità , si sino evidenziati nodi e accelerate criticità che la suddivisione in materia di lavoro portuale presentava, oggi tali torsioni per noi sono al limite della rottura e crediamo fortemente che debba aprirsi una seria riflessione sul modello di lavoro portuale, che si sta già modificando in base agli interessi della classe capitalista, attraverso un retroterra culturale ideologico, che nell’ultimo trentennio si è affermato, per cui solo l’iniziativa privata genera lavoro, e quindi tutto: risorse economiche, leggi, istituzioni e la politica devono essere messe a disposizione del mercato e dell’iniziativa privata sulla quale tutto ruota, tanto da far dire al presidente di assoporti “il punto sostanziale è un altro, bisogna riuscire ad adeguare le leggi perché riescano a marciare alla velocità delle dinamiche di mercato”.
Il cambiamento che le classi padronali stano tentando si manifesta anche attraverso atti concreti, e la sentenza del Tar della Sicilia che potrebbe modificare il contorno delle operazioni portuali, cambiando radicalmente il ruolo del lavoro in porto, uniti ai continui tentativi di autoproduzione che si registrano in tutti gli scali Italiani, e la recente rottura nazionale sul rinnovo del contratto unico dei porti, rende evidente in che modo e in quale direzione si voglia cambiare un modello di lavoro portuale, che in questi anni si e caratterizzato per la sua tendenza a favorire il depauperamento del costo del lavoro per rimanere concorrenziale, competitivo e produttivo.
Noi riteniamo invece che il profitto generato dagli investimenti richiesti non vada a discapito dei soli gruppi datoriali, e che la competizione fra privati si debba svolger non sul piano del depauperamento del lavoro, attraverso stratagemmi contrattuali, intensificazione della produttività non retribuita, che vanno anche a discapito della sicurezza, ma ben si sul piano del ammodernamento tecnologico e sul miglioramento dei servizi offerti, rispettando le regole, per questo siamo convinti che vi sia bisogno di rimettere al centro della discussione politica il pool unico come argine all’avanzata padronale.
Infine siamo convinti che sia necessario intraprendere una lunga e continua azione culturale, che ristabilisca il primato della politica e della collettività sul privato, per portare i cittadini e i lavoratori al centro delle logiche delle leggi e delle istituzioni, abbiamo bisogno di riportare al centro delle nostre scelte l’uomo il cittadino ed intorno costruire un mondo a sua misura, crediamo sia necessario un nuovo umanesimo non velleitario fondato sugli interessi dei molti, per l’emancipazione e il progresso della società
Riparazioni navali
Il settore delle riparazioni navali è sempre stato un attività fiorente, dotata anche di strutture importanti, di cui tre bacini e tra cui uno fra i più grandi di Europa, vi sono tutte le condizioni per rimettere in piedi questa attività, pensando anche ad una collaborazione con il porto di Piombino,
ma ancora non sono state messe in atto tutte le procedure per dare la concessione del utilizzo del bacino a chi ne ha fatto richiesta, da questo punto di vista serve un azione politica della futura amministrazione che acceleri le procedure, e che dia una spinta decisiva ad un settore che racchiudeva in se esperienze e specializzazioni importanti, e garantiva un tessuto economico in una città desertificata di lavoro.
Industrie
Francamente non abbiamo abbastanza conoscenze sulla situazione del settore industriale della città il più devastato dalla crisi, abbiamo le due fabbriche superstiti del fiorente settore della componentistica auto, ci sono poi piccole aziende impegnate in produzioni di alta qualità, legate a progetti di altissimo livello, riguardanti la conoscenza e la conquista del cosmo, abbiamo anche un importante fabbrica produttrice di armi, senza problemi, le guerre non mancano e l’Italia è uno dei principali paesi nel mondo venditrice di armi, certo per noi comunisti e un’azienda moralmente non accettabile, nella quale ci lavorano molte persone e dal loro lavoro ricavano il necessario per vivere, sarebbe auspicabile diversificare la sua produzione, ma non abbiamo la forza per farlo, anche se rimane una prospettiva da tenere presente nel nostro lavoro.
Per la reindustrializzare un area di crisi complessa come quella livornese, vi è bisogno di far partire subito la bonifica delle aree industriali dismesse, per poterle mettere a disposizione di nuovi insediamenti industriali, fornendo servizi per le aziende e una viabilità adeguata, snellendo la burocrazia, ma stabilendo da subito un nuovo rapporto con l’iniziativa privata, per cui essa deve fungere da motore di sviluppo essere subordinata al bene collettivo per un reale progresso dei cittadini, e avendo come principio primo la qualità del lavoro, e dei lavoratori.
Ma le novità con le quali dovremmo misurarci tutti è l’avanzata sotto la spinta di un formidabile sviluppo della scienza e della tecnica, di una nuova rivoluzione industriale, la 4.0 che sta cambiando i più importanti processi produttivi mondiali, si parla di grandi aumenti della produttività nelle attività economiche, ma si parla anche di migliaia e migliaia di disoccupati, problema che deve far allarmare le organizzazioni sindacali, partiti, enti locali e mobilitare la popolazione per rigettare eventuali e ulteriori conseguenze negative, che porterebbero alla città nuovi disastri, per questo riteniamo che siano mature le condizioni socio economiche, perché si debba pretendere la diminuzione dell’orario di lavoro a parità di salario, in quanto il profitto creato attraverso la maggior produttività estratta dagli operai grazie ai progressi scientifici e tecnologici, non debba essere ad esclusivo appannaggio della classe padronale.
turismo, commercio
Il PCI ha sempre applicato una politica per difendere e sviluppare il carattere industriale commerciale della nostra economia, fonte di benessere della città, oggi messo a rischio dal avanzare della crisi.
Nel terziario sono impegnate fasce molto importanti dell’economia, quali turismo, commercio, dove sono in atto cambiamenti molto importanti e dove c’è molto da lavorare.
Nel campo del turismo la nostra città non può competere con le molte città d’arte esistenti in toscana, una città la nostra che è stata quasi interamente ricostruita nel dopo guerra, però anche qui ci sono molte opere e posti da vedere se valorizzati, qualcosa si è iniziato a fare ma rimane insufficiente, c’ è ad esempio il quartiere venezia, le fortezze, le chiese di via della madonna, i fossati che se liberati e resi fruibili sono una cosa unica da valorizzare anche rispetto alla mobilità urbana, il mercato centrale, la passeggiata a mare, montenero, le colline livornesi, ecc. ecc. non contando anche le altre località turistico culturali ed enogastronomiche della provincia, tutte possibili mete facente parti di vari pacchetti da far presentare in collaborazione con le compagnie di navigazione per valorizzare il turismo nella nostra città.
Inoltre Livorno a nostro avviso deve e può sviluppare la sua vocazione naturale, che nel turismo e stato ad inizio secolo e può tornare ad esserlo, cioè quelle balneare, abbiamo posti meravigliosi che non riusciamo pienamente a valorizzare, essenziale è riaprire un percorso politico con la regione e gli enti preposti per il completamento del lotto zero, questo ci permetterebbe di riorganizzare la viabilità sul romito potendo cosi valorizzare in modo sostenibile le già presenti cale, spiagge attrezzate migliorandone i servizi, aprendo anche a percorsi naturalistici, e creare una rete apposita per questo settore che può vedere la collaborazione fra alberghi stabilimenti balneari in cui l’amministrazione può fungere da tessuto collante.
All’interno della dimensione turismo si deve poi pensare anche all’industria dell’intrattenimento, cioè parchi a tema, parchi giochi, che smuovono e sviluppano mestieri che nella nostra città hanno opportunità residuali, e la creazione di una rete per le strutture ricettive cittadine.
Fare un attenta analisi del commercio cittadino, in collaborazione con i commercianti, in relazione e con la salvaguardia dei borghi e la loro riqualificazione, con una viabilità attenta a certe esigenze.
Casa
Livorno e una città in piena emergenza abitativa, ed economica, ed è necessario per qualunque politica del abitare che si voglia mettere in campo la sua ripresa sotto il profilo occupazionale.
Il patrimonio immobiliare pubblico e passato in questi anni da all’incirca 12000 appartamenti a meno di 6000, dei quali riesce a redistribuirne all incirca 100 ogni anno, a fronte di una richiesta di 1200/1300 aventi diritto.
Va da se che è necessario rimettere in piedi una seria politica sulla casa, richiedere una mappatura delle case e edifici sfitti pubblici e privati, requisendo quelli inutilizzati o in stato di abbandono concordando, con chi lo farà volontariamente anche uno sconto sulle tasse comunali.
Intraprendere una politica per il reperimento di finanziamenti che possano essere messi a disposizione tramite la regione per la costruzione e l’autorecupero di alloggi erp, per impostare una più attenta e giusta politica del abitare.
sanità
Ormai da anni stiamo assistendo ad un continuo peggioramento del sistema sanitario nazionale, a conseguenza del quale i cittadini sono costretti a rivolgersi al privato per curarsi, e molto spesso vi rinunciano.
Infatti vi è un aumento dei prezzi generalizzato sulle prestazioni offerte, lunghe liste di attesa per visite mediche, analisi e operazioni a causa della mancanza di personale.
Nell’ospedale mancano posti letto il pronto soccorso è molte volte in difficoltà a far fronte al lavoro da svolgere verso i cittadini bisognosi di cure, aspettiamo a valutare il nuovo sistema, da poco diventato operativo che smista, attraverso un nuovo sistema di codici numerici i pazienti anche nei reparti competenti, che va nella direzione di un miglioramento del servizio di pronto soccorso.
Vi sono poi le previsioni negative che si fanno su un eventuale mancanza di molti medici che andranno in pensione con la nuova legge, vi è bisogno di provvedere per tempo al reintegro del personale del personale mancante , per portare a pieno regime la struttura esistente e garantire adeguati servizi al cittadino, e non trovarsi impreparati quando sarà più difficile e urgente risolvere il problema.
Con la chiusura dei distaccamenti, vi e poi la necessità di strutture dislocate sul territorio per offrire un servizio più capillare a portata del cittadino, come presidi e case della salute.
In una città che invecchia vi è la necessita di potenziare le strutture per gli anziani, aumentando posti letto, trovando strutture adeguate, favorendo le rsa pubbliche su quelle private, aprendo per questo un interlocuzione con la regione.
Bisogna poi chiudere definitivamente la questione del ospedale, il nuovo piano presentato oltre che ad essere impattante dal punto di vista del consumo del suolo, e ancoro troppo fumoso perché vi si possa esprimere un giudizio, sicuramente saremo contrari ad un ipotesi di project financig, a nostro avviso rimane in piedi il piano Mariotti, cioè la ristrutturazione del complesso di viale alfieri, che a nostro giudizio e il più naturale.
A.A.M.P.S
In questi ultimi anni abbaiamo assistito ad innumerevoli cambiamenti sia di dirigenziali che di direzione nella partecipata più importante del comune di Livorno, cambiamenti che hanno aumentato l’esternalizzazioni a favore dei privati, e hanno reso il rapporto con i lavoratori teso e conflittuale.
Siamo convinti che l’esternalizzazioni siano risorse economiche, sottratte alla collettività in quanto lo stesso profitto che certamente il privato ricava, può essere messo a disposizione della collettività attraverso una gestione non clientelare e seria della cosa pubblica, per questo riteniamo opportuno nei tempi debiti chiudere con la stagione dei sub appalti, migliorandone sia la qualità per i lavoratori, e siamo convinti anche la qualità del servizio anche per i cittadini.
La raccolta differenziata per noi e un elemento virtuoso dal quale non si debba tornare indietro, anzi crediamo fortemente che tale servizio, debba essere migliorato e potenziato. Le problematiche che si sono evidenziate nella gestione corrente, e che anno provocato malcontento e forti contestazioni sono da ascrivere secondo noi, ad una direzione verticistica del servizio, che non e stato discusso sufficientemente con i cittadini, senza raccoglierne suggerimenti e proposte per migliorare il servizio ed attenuarne gli aspetti negativi.
L’ inceneritore che avrebbe dovuto avviarsi verso il suo spegnimento, sta bruciando anche rifiuti di altri comuni a pieno regime, inquinando notevolmente quella parte di città già sotto posta ad un grosso inquinamento da parte di altri siti industriali, la nostra opinione e che si debba procedere nel suo spegnimento, e aprire una discussione su quale strada intraprendere. Si parla di pirogassificatore il quale produrrebbe da materiale inerte trasforma in metano o in un olio combustibile, ce da dire che tale elemento debba essere legato ad una cultura virtuosa nel abbattimento dei rifiuti prodotti, e non della loro maggiore produzione, c’è poi una discussione aperta sulla prospettiva dell’idrogeno, sicuramente potrà esserci la (forsu), recupero frazione organica dalla quale si ottiene compost e biogas, vi è bisogno poi di completare la filiera del riciclo con aziende dedicate al recupero, e prevedere sgravi sulla tariffa per chi si comporta virtuosamente.
Scuola
Anche in questo campo le politiche messe in atto di riduzione di costi e tagli al sociale, ci consegnano scuole fatiscenti non a norma con le nuove normative ed inservibili, con la conseguente penuria di aule che ha visto anche nella nostra città con la protesta degli studenti della scuola Enriques proprio per avere aule e strutture adeguate.
Mobilità
la mobilità riveste un aspetto non secondario nello sviluppo commerciale e turistico della città, dovrà essere premura della futura amministrazione eliminare storture avvenute in questi anni, e creare le condizioni perché esse funzionali .
Bisognerà predisporre un piano per i parcheggi di scambio esistenti e da costruire con linee bus dedicate o bus navetta .
Bisognerà rimettere in discussione la costruzione del porto turistico alla bellana per liberare i fossi della imbarcazioni, e renderli navigabili per lo spostamento delle persone e delle merci.
Sopratutto intraprendere un processo di partecipazione e di confronto con le realtà commerciali, associative cittadine interessate.
Democrazia
A proposito di democrazia, dopo le dichiarazioni dei maggiori dirigenti penta stellati sul superamento della democrazia, e dell’inutilità del parlamento, pensiamo sia giusto esprimere il nostro parere.
Noi non neghiamo che il ruolo della democrazia e degli istituti a democrazia rappresentativa, abbiano bisogno di miglioramenti, basta tenere presente come si sono decise le ultime leggi elettorali, per capire come la democrazia può essere manipolata strumentalmente dai partiti, ovviamente siamo per utilizzare tutte le forme più alte di democrazia, in funzione particolarmente della massima partecipazione dei cittadini.
Democrazia diretta e democrazia rappresentativa sono due forme di democrazia, che non vanno contrapposte, l’una ha bisogno dell’altra per portare lo svolgersi della politica a livelli più alti, il modo e la scelta di come utilizzare queste forme dipende da molti fattori : dalla situazione politica nel momento in cui dobbiamo prendere la decisione, dalle forze interessate alla decisione, ecc. ecc.
una cosa è certa, che per noi, lo riaffermiamo democrazia vuol dire favorire la massima partecipazione , vuol dire rendere la politica più ricca, e porre molta attenzione sugli strumenti con cui poterla esercitare.
Non siamo affatto d’accordo su una linea politica tesa ad eliminare certi istituti di democrazia rappresentativa come le province e le circoscrizioni cosi come è accaduto, o riformati a favore degli istituti esecutivi centralizzati.
A questo proposito occorre tener presente che la città e formata da rioni, che per tradizione hanno anche limiti territoriali ben definiti, è li che migliaia e migliaia di persone trascorrono la loro vita, ed è li che risolvono i loro contingenti problemi, la presenza di scuole, asili, attività commerciali, società e organizzazione culturali, artistiche, sportive, piccole attività economiche, circoli ricreativi, banche, comitati di cittadini creati per dar voce ai loro problemi contingenti o che credono trascurati dalle autorità competenti, tutto questo ha dato vita ad un complesso movimento di popolo articolato e democratico che non può essere lasciato senza voce, ragion per cui riteniamo giusto ricostruire in modo diverso le circoscrizioni.
Ecologia
Non c’è dubbio che i fatti concreti reali dimostrano che, il modo di produzione capitalista entra sempre con più forza in contraddizione con le esigenze di un più equilibrato sviluppo della natura senza il quale la vita stessa del pianeta e minacciata.
Infatti è ormai appurato scientificamente, dai più valenti economisti, che il capitale privato investito per produrre qualsiasi tipo di merci, se vuol vivere e riprodursi e arricchire abbondantemente il suo proprietario deve essere valorizzato al massimo, e perciò quello che produce deve essere prodotto e consumato il più velocemente possibile e senza limiti, non per niente malgrado i numerosi appelli di valenti scienziati provenienti da tutto il mondo, sui pesanti danni che la natura verrebbe a subire se si dovesse persistere su questa strada, continuando a sfruttare grandi miniere di carbone, trivellazioni in mare, per cercare nuovi giacimenti di petrolio, si continua a produrre merci altamente inquinanti, si continua a non rispettare accordi che gli stessi governi dei più grandi paesi capitalisti hanno preso per limitare, ridurre le loro percentuali di inquinamento ambientale, provocate dalla loro attività produttiva globale.
Crediamo che di fronte a questo stato di cose sia legittimamente giusto, prenderne coscienza più largamente possibile, della necessità di cambiare, in primo luogo, modi diversi da quelli attuali, per produrre ciò di cui l’umanità a bisogno.
Si dovrò pur capire che non si potrà produrre merci all’infinito e per sempre , con il criterio di ricavarvi il massimo profitto, si dovrà introdurre, a nostro avviso, nelle unità produttiva, necessariamente un giusto e misurato senso del limite, oltre il quale non si potranno evitare nella natura e nella vita dell’uomo danni irreparabili, un senso del limite che riteniamo che il modo di produrre capitalistico, per sua natura non può datre.
Una ragione per di più per lavorare e lottare contro questa societò, la quale abbiamo sempre combattuto.
E con grande soddisfazione vediamo l’estendersi in molte parti del mondo di un grande movimento di protesta, di cui noi comunisti con più forza farne parte, lo sciopero mondiale degli studenti.
Il grande sciopero su scala mondiale, fatto dagli studenti per migliorare il nostro clima e il territorio, è stato un avvenimento che ha rotto finalmente l’indifferenza dell’opinione pubblica, su una questione di fondamentale importanza per la vita stessa del pianeta. Riteniamo spetti ora alla politica e all’economia dare risposte certe e attuare provvedimenti concreti .
Da parte nostra, per quanto ci riguarda, quando si riaprono per il loro sfruttamento, miniera di carbone, quando si continua a trivellare in vari posti del mare per trovare nuovi giacimenti di petrolio, quando si continuano a produrre merci altamente inquinanti, quando non si rispettano perfino accordi presi da governi di numerose nazioni, la nostra risposta non può essere che realizzazione di un grande cambiamento del modo di produzione capitalistico basato sul massimo profitto, cioè costruire un altro tipo di società più giusta, che per noi comunisti non puà che chiamarsi socialista.
Generale
Si continua ad applicare una politica di privatizzazione di qualsiasi servizio mediante cooperative fasulle per pagare sempre meno i lavoratori privandoli quanto più possibile dei loro diritti.
Anche lavori come la raccolta differenziata, il riordino dei parcheggi nelle vie cittadine, che riteniamo necessari e utili, ma si calano dall’alto, senza raccogliere, in generale le osservazioni e le proposte dei cittadini, senza tener conto del necessario confronto democratico fra cittadini e amministrazione”.