Cronaca 10 Dicembre 2023

“Il ritorno alle gabbie salariali”, l’allarme della Fiom Toscana

"Il ritorno alle gabbie salariali", l'allarme della Fiom ToscanaLivorno 10 dicembre 2023 – “Il ritorno alle gabbie salariali”, l’allarme della Fiom Toscana

L’ordine del giorno presentato dalla Lega in questi giorni alla Camera dei deputati riguardo le retribuzioni del pubblico impiego, riguarda tutto il mondo del lavoro.

Si tenta di passare dal principio dell’ uguale per tutti a quello della proporzionalità su base geografica, cioè pensano di diversificare le retribuzioni nel nostro paese, così come esisteva nel dopoguerra.

Nel 1954 il paese venne diviso in 14 zone nelle quali si applicavano salari diversi con differenze che arrivavano anche fino al 30%.

 

Grazie alla forte opposizione dei sindacati e gli scioperi generali nel 1969 il sistema fu progressivamente abolito, anche se l’abolizione formale scattò il 1 luglio 1972.

Oggi siamo in Europa e bisognerebbe discutere di come si livellano i salari in tutto il continente, anche per evitare il dumping tra i vari paesi, ed invece appaiono sulla scena politica ed Istituzionale uomini che sembra abbiano ricette miracolose, ma alla fine finiscono sempre per attaccare i diritti di chi lavora e le libere organizzazioni sindacali.

Questa visione di dividere il paese si collega alla stessa logica delle autonomie differenziate, che comporterebbe una sottrazione di ingenti risorse alla collettività nazionale e la disarticolazione della sanità, dell’istruzione, dei servizi, ma probabilmente anche della stessa contrattazione collettiva nazionale di lavoro.

 

Per questi motivi è più che mai necessaria una riforma contrattuale. Bisogna andare incontro all’’accorpamento dei contratti nazionali per ridurne il numero ed aumentane il peso. Per fare questo di pari passo si devono riformare anche le stesse organizzazioni sindacali.

I vari governi alla fine non hanno mai fatto una Legge sulla rappresentanza, ne sul salario minimo, e come Organizzazioni sindacali non possiamo stare a subire gli indirizzi dei vari governi e delle loro idee di disintermediazione e autoritarismo.

La grande crisi non è finita, la Germania è in recessione tecnica, ma hanno un piano di investimenti su tecnologia, intelligenza artificiale e infrastrutture.

In Italia invece si fanno proclami di crescita su basi incomprensibili, la grande industria sta di nuovo rallentando ed i salari perdono pesantemente potere d’acquisto.

La precarietà nel lavoro dilaga. L’evasione e l’elusione fiscale aumentano e la ricchezza è concentrata nelle mani di poche persone.

In questo sistema, il valore sociale del lavoro viene mortificato, ed aumentano le persone povere anche tra coloro che lavorano.

La dignità del lavoro è alla base della nostra comunità civile. Il 900 è stato anche il secolo del sindacato e del lavoro. Oggi prevalgono altre ideologie e interessi e la centralità del lavoro si cerca di sostituirla con la centralità del mercato, ma le organizzazioni sindacali non possono permettersi la rinuncia di una prospettiva credibile di cambiamento. Il lavoro non può essere una variabile dipendente di tutte le priorità dell’impresa. Occorre ridare al lavoro quel senso pieno di diritti, responsabilità e valori; questa è la grande questione aperta per il movimento sindacale.

Massimo Braccini, segretario generale Fiom Cgil Toscana

“Il ritorno alle gabbie salariali”, l’allarme della Fiom Toscana

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