Incendio in carcere a Livorno, l’intervento di Uilpa
E’ di poche ore fa la notizia di un altro caso di pericolo scampato all’interno delle mura di un penitenziario della Nazione – ne dà comunicazione la UILPA – Polizia Penitenziaria di Livorno attraverso il Segretario provinciale Mauro Barile.
Questa volta al carcere di Livorno si sono vissuti istanti di elevata tensione e a causare quegli interminabili minuti di concitazione è stato un detenuto di nazionalità africana, che ha dato fuoco alle suppellettili della camera che lo ospitava.
Per dare sfogo alla sua ira, il protagonista dell’episodio, affetto da problemi psichiatrici, ha approfittato del momento in cui l’agente di sezione era occupato ad assecondare le richieste di un altro ristretto.
I fumi della combustione si sono propagati molto velocemente, interessando l’intero reparto e un’area contigua.
Lì c’era solo da correre contro il tempo – dichiara Barile – per portare in salvo il primo attore, quant’anche il personale intervenuto a tutela della sua salute!
Ma, quando il dovere chiama, bisogna agire e cercare di arginare il più possibile l’emergenza!
Grazie a un buon coordinamento dell’operazione gli agenti di Polizia penitenziaria sono riusciti ad evacuare il reparto, mettere in salvo la vita del facinoroso, quella degli altri detenuti, spegnere le fiamme e salvare se stessi.
La sorte ha voluto che il personale uscisse illeso dal possibile avvelenamento da fumi, ma, quante altre volte ancora – incalza il Segretario provinciale – bisognerà affidarsi alla fortuna affinché la gestione, prettamente carceraria, di soggetti affetti da disturbi psichici non volga ad epiloghi drammatici?
Questo non è il primo caso nazionale che denunciamo, tant’è che il Segretario Generale della UILPA – Polizia Penitenziaria Gennarino De Fazio con un comunicato del giorno 5 u.s. dal titolo “Qualcuno avverta la Cartabia, è lei al governo!”, ha rispedito al mittente, la Ministra, dati spacciati per rassicuranti, senza mezzi termini: “Ascoltare la Ministra della Giustizia riferire che dal 20 ottobre 2020 a oggi i detenuti malati di mente che non dovrebbero stare in carcere, ma che vi rimangono sine titolo, cioè da irregolari, sono passati da novantotto a trentacinque, ci sembra paradossale. Noi – incalza De Fazio – vorremmo un Ministro, un Governo, uno Stato che garantissero che in carcere vi rimanga solo chi debba starvi ai sensi di legge”.