Ambiente 25 Febbraio 2023

“Inceneritore aperto fino al 2027”, Rifiuti Zero: “Secondo la Regione Aamps ha già deciso”

Livorno 25 febbraio 2023 – “Inceneritore aperto fino al 2027”, Rifiuti Zaro: “Secondo la Regione Aamps ha già deciso”

Le dichiarazioni del Coordinamento Rifiuti Zero Livorno in merito allo spegnimento dell’inceneritore

“La Regione Toscana, nel rispondere formalmente alle nostre osservazioni sul procedimento di proroga dell’attività dell’inceneritore Aamps oltre la scadenza dell’autorizzazione ambientale, fissata al prossimo 30 ottobre, ci ha informato testualmente che:

“l’inceneritore rimarrà in esercizio fino al 2026/2027”, fatto che secondo gli uffici regionali “emerge dalla documentazione presentata da AAMPS S.p.A.”.

 

Queste affermazioni stridono clamorosamente con quanto sostenuto dal sindaco di Livorno, Luca Salvetti, che ha più volte rassicurato la cittadinanza sulla volontà di rispettare le promesse elettorali ed il programma di mandato, chiudendo l’inceneritore entro il 2023 nel rispetto di tre condizioni: il mantenimento dei posti di lavoro, la sostenibilità finanziaria e la possibilità di allocare i rifiuti in impianti alternativi.

Queste condizioni sono state rispettate: Aamps a luglio ha diffuso sia le informazioni riguardanti il piano di ricollocamento del personale, sia quelle sull’impossibilità di procedere alle future manutenzioni dell’impianto senza pesare sulle tariffe per oltre 3 milioni di euro l’anno e senza un periodo di fermata dell’impianto di oltre due anni.

Inoltre, nonostante l’impianto sia rimasto chiuso per 4 mesi nel 2022, a causa dei continui guasti da riparare, i rifiuti sono stati collocati agevolmente negli impianti alternativi già presenti nell’area costiera, dimostrando anche il rispetto della terza condizione posta dal sindaco.

Le certezze della Regione Toscana sembrerebbero quindi incomprensibili, se non altro perché la stessa Aamps, nella richiesta di rinnovo dell’autorizzazione, afferma di dover necessariamente presentare un piano di dismissione dell’inceneritore entro il prossimo 30 aprile, nel caso in cui la prosecuzione dell’attività dell’impianto non sia sostenibile dal punto di vista economico-gestionale.

Aamps ha chiesto perciò che entro il 30 aprile gli “organi preposti” presentino una “valutazione comparata” su questi aspetti fondamentali.

 

Non riusciamo a capire quali siano gli “organi preposti” se non la stessa Aamps, che deve presentare il quadro economico, comprensivo di costi di investimento e di gestione, tempi di realizzazione, ecc. nel caso di un prolungamento della vita dell’inceneritore.

Aamps ha infatti dichiarato di aver presentato questi documenti agli uffici regionali, allegandoli alla domanda di rinnovo dell’autorizzazione, ma la Regione finora non li ha esibiti.

E’ sempre Aamps ad aver evitato finora di presentare il piano di dismissione dell’inceneritore al Sindaco Salvetti, il quale lo ha richiesto ufficialmente con una delibera del 2019 e lo sta aspettando ormai da 4 anni.

Come è possibile confrontare il piano di dismissione con quello di proroga dell’attività, con i rispettivi costi e benefici, se questi documenti non esistono o non vengono mostrati pubblicamente?

Il Consiglio Comunale di Livorno, l’Assemblea dei sindaci di Retiambiente e la cittadinanza hanno il diritto di esaminare questi documenti, se esistono.

Se non esistono, è impossibile che vengano preparati in pochi giorni, a ridosso della scadenza del 30 aprile. Quindi la Regione Toscana avrebbe interpretato correttamente la volontà di Aamps, che avrebbe già deciso autonomamente, ignorando gli indirizzi ufficiali del Comune di Livorno e del sindaco Salvetti.

Tutta la vicenda assomiglia sempre più ad una colossale presa in giro nei confronti dei cittadini, in cui nessuno vuole prendersi la responsabilità politica di una decisione che sembra sia già stata presa: quella di proseguire a tempo indeterminato con l’incenerimento a Livorno dei rifiuti di mezza Toscana, previa una costosissima manutenzione che indebiterà nuovamente l’azienda, trascinando stavolta nel baratro anche la sua capogruppo Retiambiente.

Non saranno certo i presunti ricavi straordinari per la vendita dell’energia elettrica in tempo di guerra a poter sostenere la prosecuzione dell’attività di un impianto vecchio di 50 anni, che per essere adeguato avrebbe bisogno di opere milionarie da realizzare in tempi lunghissimi di chiusura forzata, durante la quale comunque il personale dovrebbe essere ricollocato, i rifiuti da trattare dovrebbero essere dirottati altrove e gli stessi ricavi dell’inceneritore sarebbero ovviamente pari a zero.

Di cosa stiamo discutendo, allora? Forse di derogare alla necessità di adottare le migliori tecnologie disponibili, come prevede invece la legge, eliminando le opere di manutenzione straordinaria e danneggiando così la tutela dell’ambiente e della salute dei livornesi, in nome di una presunta “emergenza” che scatterà dopo il 30 aprile?

Davvero qualcuno avrà il coraggio di continuare a chiedere ai cittadini un impegno nella raccolta differenziata e nelle buone pratiche, mentre deroga ai parametri di legge previsti per tutelare l’ambiente e la loro sicurezza sanitaria?

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