Inceneritore Livorno: “Un tragico fardello di cui dobbiamo liberarci”
Inceneritore, Coordinamento provinciale Rifiuti-Zero Livorno:
“Un tragico fardello di cui dobbiamo liberarci
Si è sviluppato nei giorni scorsi, complice probabilmente la calura estiva, un irrazionale dibattito sulla decisione del Comune di Livorno di spegnere l’inceneritore Aamps alla fine del prossimo anno, condito da critiche, inviti al ripensamento da una parte e accuse di retromarcia dall’altra.
Il sindacato CGIL avrebbe, secondo le notizie di stampa, diffuso numeri che non esitiamo a definire fantasiosi, visto che parlano di “utili” mensili prodotti dall’inceneritore pari ad oltre 600mila euro.
E’ solo una favola ridicola, visto che in realtà si tratterebbe di “ricavi”.
Alle scuole elementari ci hanno insegnato che dai “ricavi” dobbiamo sottrarre i “costi” per poter calcolare gli “utili”, cioè l’effettivo guadagno di un’azienda.
Ecco facilmente svelato il mistero:
se è vero che Aamps sta incassando un maggiore introito per la vendita di energia elettrica prodotta dall’inceneritore, complice la contingenza internazionale (guerra in Ucraina, sanzioni alla Russia); è altrettanto vero che anche i costi sostenuti dall’azienda per la manutenzione ed il funzionamento del vecchio inceneritore sono lievitati, per lo stesso motivo.
In parole povere, l’inceneritore non è mai stato, non è attualmente e non potrà mai essere una fonte di utili per Aamps.
La stessa CGIL ha bocciato il progetto di nuovo inceneritore del Comune di Roma, con queste parole:
“L’inceneritore è un ritorno al passato. Siamo contrari.
Si parla tanto della pista da sci sul termovalorizzatore di Copenaghen ma non si dice che la Danimarca sta iniziando a pensare di chiudere l’inceneritore, perché il livello e l’investimento di quell’impianto hanno comportato la necessità di importare rifiuti.
Il sindaco si confronti su questo” ha detto il segretario romano della CGIL, Michele Azzola.
Secondo i dati diffusi dal sindacato per 10mila tonnellate di rifiuti indifferenziati sottratti all’incenerimento si creano 386 posti di lavoro nella filiera dell’economia circolare.
Con questo la CGIL romana risponde a quella livornese anche sul fronte occupazionale: la chiusura dell’impianto non comporterà licenziamenti ma – lo ripetiamo da anni – riqualificazioni e nuove assunzioni.
Nonostante la limpidezza di tali argomentazioni, i dati distorti tra utili e ricavi hanno consentito a vari personaggi, anche riconducibili alle precedenti giunte comunali, di montare polemiche assurde sull’inceneritore.
I rappresentanti della passata amministrazione, ad esempio, ne hanno approfittato per rilanciare una serie di vecchie castronerie che abbiamo smentito più volte:
da una preoccupante confusione sui dati della raccolta differenziata (sulla quale c’è comunque ancora molta strada da fare); all’accantonamento per le presunte bonifiche necessarie per fare un “pratino” al Picchianti; fino al mai pubblicato “studio di fattibilità” per un impianto alternativo all’inceneritore.
A parte il fatto che l’impianto alternativo all’inceneritore da loro proposto (fuori tempo massimo) non sarebbe un TMB
Cioè un impianto che prepara eco-balle di combustibile solido da spedire ad un altro inceneritore (le cui ceneri finirebbero in discarica), segnaliamo che Aamps è confluita nel sistema di ambito pluri-provinciale ATO, grazie ad un accordo siglato dal precedente sindaco ai tempi del concordato, perciò il residuo indifferenziato di Livorno (già crollato grazie al porta-a-porta e che dovrà ulteriormente calare) verrà smaltito negli impianti di ATO, come succede per tutti gli altri comuni, con un enorme risparmio per i contribuenti livornesi.
Dire poi che la chiusura dell’inceneritore comporterà “ovviamente” un aumento della tariffa la dice lunga sulla conoscenza della materia da parte di costoro:
non solo a Livorno l’inceneritore ha prodotto sempre e solo perdite economiche gravissime, che hanno causato – tra l’altro – il raddoppio della tariffa dopo il revamping dell’impianto nel 2006 e l’ulteriore aumento del 15% deciso con il concordato nel 2016, ma anche tutti i dati ufficiali nazionali e regionali sono unanimi nel confermare che sono i comuni in cui non esistono inceneritori e dove si punta sul riciclo a beneficiare delle tariffe più basse in assoluto”.