Inquinamento, presto un’area di controllo delle emissioni in mare?
Livorno 30 dicembre 2019 – La rete di ONG ambientaliste europee, tra cui Cittadini per l’aria, chiede l’istituzione nel Mediterraneo di un’area di controllo delle emissioni
Il trasporto marittimo contribuisce in modo molto significativo all’inquinamento atmosferico: nelle zone costiere e nelle città di porto, le navi costituiscono la principale fonte di inquinamento dell’aria.
L’Organizzazione marittima internazionale (IMO) ha adottato il limite dello 0,5% di zolfo per il carburante utilizzato nel trasporto marittimo; questo limite, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2020, è di molte volte superiore a quello in vigore per i combustibili utilizzati sulla terra. Di conseguenza le navi continueranno ad essere una delle principali fonti di inquinamento dell’aria.
L’Area del Mar Mediterraneo, caratterizzata da gran parte del trasporto navale europeo, è particolarmente colpita dalle emissioni marittime da particolato, black carbon, ossidi di azoto e ossidi di zolfo.
La rete di ONG ambientaliste europee da tempo chiede a tal proposito che venga istituita nel Mediterraneo un’area di controllo delle emissioni navali di ossidi di azoto e ossidi di zolfo (ECAMed), esattamente come l’Area a controllo delle emissioni di zolfo (SECA) che è stata istituita nel Nord e nel Mar Baltico e grazie alla quale la qualità dell’aria nella zona è notevolmente migliorata.
Le valutazioni di impatto inerenti l’istituzione nel Mediterraneo di un’ECA, commissionate da Francia e Commissione UE, mostrano chiaramente che un’ECA combinata nel Mar Mediterraneo che copra le emissioni di zolfo e azoto avrebbe un beneficio doppio per quanto riguarda il risparmio socio-economico e la prevenzione delle morti premature. Un’ECA combinata eviterebbe fino a 6.200 decessi prematuri ogni anno e potrebbe far risparmiare da 8 a 14 miliardi di euro di costi sanitari in tutte le economie costiere.
La rete di ONG, riunitesi in conferenza nel mese di novembre 2019 in Grecia, ha invitato i decisori politici a non rallentare il processo volto all’istituzione di una ECAMed.