Elba 17 Maggio 2023

Isola d’Elba: Don Francesco Guarguaglini e la sua comunità, a Porto Azzurro, sono un riferimento fondamentale per i detenuti. La storia del sacerdote

Livorno 17 maggio 2023 – Isola d’Elba: Don Francesco Guarguaglini e la sua comunità, a Porto Azzurro, sono un riferimento fondamentale per i detenuti. La storia del sacerdote

Nella casa di reclusione di Porto Azzurro dell’Isola d’Elba, don Francesco e la sua comunità costruiscono relazioni con i detenuti per offrire la speranza di una seconda opportunità

La casa di reclusione di Porto Azzurro ospita meno di trecento detenuti per pene definitive. Si trova sull’isola d’Elba – trentamila abitanti nei mesi invernali – ed è un imponente complesso fortificato che venne edificato dagli spagnoli all’inizio del Seicento.

Le robuste mura perimetrali della struttura, tuttavia, non hanno resistito all’assalto della speranza predicata da don Francesco Guarguaglini, parroco sull’Isola da diversi anni, ora a Capoliveri, e cappellano del carcere, che, nel corso della sua esperienza da isolano, ha tessuto un profondo rapporto con i detenuti e intrecciato la vita della comunità a quella dell’istituto penitenziario.

Nel carcere ci sono detenuti per i reati più vari – spiega don Francesco a Giulia Rocchi nel servizio “Nell’Isola dove ci si riscopre fratelli. Nonostante le sbarre” che si può leggere al link https://www.unitineldono.it/le-storie/nellisola-dove-ci-si-riscopre-fratelli-nonostante-le-sbarre/–.

 

Alcuni stavano già qui quando sono arrivato, più di dieci anni fa. Altri sono entrati dopo. Nelle diverse parrocchie in cui ho prestato servizio ho sempre cercato la condivisione, promuovendo momenti di incontro, testimonianze e invitando i parrocchiani a dare una mano”. Uno scambio arricchente per i detenuti e anche per la comunità in un processo di conciliazione che si alimenta reciprocamente nel nome di Cristo e da cui traggono beneficio soprattutto coloro che stanno scontando la pena: “Si accende una scintilla – prosegue il don -, una luce divina, che a tanti fa vedere la vita con occhi diversi, come non l’avevano mai guardata”.

Il cammino non è semplice eppure esistono le storie di rinascita da raccontare: come Mario che è riuscito a superare la dipendenza da droghe e a rimettersi in piedi, ottenendo a cinquant’anni la sua prima busta paga, o Giovanni che, a 47 anni, ha finalmente compreso il senso dell’amore che può esistere anche dietro le sbarre. Esperienze di un’umanità che rinasce e quindi “anche in un mondo così distratto, secolarizzato e materialista, il seme può cadere nel terreno buono”, sottolinea don Francesco.

A far superare il senso di isolamento e solitudine di “Forte Longone”, il nome storico della casa di reclusione collocata su un promontorio lungo la costa sud-orientale dell’Isola d’Elba, rivolta verso il canale di Piombino, è proprio l’abbraccio di una comunità che non lesina il supporto ai detenuti, sia per le necessità interne al carcere che per accompagnarli e supportarli durante i permessi. Fondamentale anche la collaborazione di altre realtà che operano sul territorio come Rinnovamento

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