Italia: Riders cambia nome, licenziato. UILTuCS annuncia battaglia: “Grave atto discriminatorio”
Italia 25 gennaio 2021
Cambia nome, Just Eat lo licenzia in tronco
UILTuCS annuncia battaglia: “Grave atto discriminatorio che lede le libertà individuali”
Il comunicato del sindacato UilTuCS:
“Ha cambiato nome, e per questo è stato licenziato in tronco.
E’ di una gravità inaudita, l’episodio accaduto in questi giorni ai danni di un rider di Just Eat.
L’uomo di 32 anni, di origini nigeriane e da tempo residente in provincia di Monza, appena ricevuta comunicazione della risoluzione del contratto si è rivolto alla UILTuCS, la categoria della Uil che segue il settore.
Il sindacato non ha esitato un attimo e ha condannato il gesto, chiedendo immediati chiarimenti all’azienda, mobilitandosi per far rispettare i diritti del lavoratore.
“Nessuno può ledere la libertà individuale di una persona di cambiare nome – esordisce, con fermezza, la UILTuCS nazionale. – Non può esserci alcun ostacolo, ricatto o impedimento:
è impensabile che, per una scelta privata di questo tipo, una persona debba perdere il lavoro”.
Il fattorino, dal canto suo, si è mosso con grande correttezza:
ha comunicato all’azienda i suoi nuovi dati anagrafici, con tanto di documentazione del Comune di residenza con cui veniva registrata la variazione. Ha fatto tutto in piena regola.
Ed è a questo punto che arriva la risposta di Just Eat; una replica che sfiora il paradosso:
“Ci ha fatto pervenire un documento che non corrisponde alle generalità con cui lei si è registrato per operare come rider”.
Questo si legge nella replica dell’azienda, che a quanto pare non contempla che si possa iniziare un rapporto di lavoro con un nome, e successivamente fare scelte diverse cambiandolo. Pena il licenziamento.
Ma è fondata su un articolo di legge, o la cessazione del rapporto è un mero pretesto?
Secondo Just Eat il licenziamento poggia su solide basi, poiché avviene secondo quanto previsto all’art. 11.4.4 dell’Accordo Quadro.
Peccato però che nell’accordo in questione, e qui sta l’ennesima beffa, non esista l’articolo 11.4.4.
“Invitiamo Just Eat – commenta Mario Grasso, funzionario della UILTuCS nazionale che segue il settore e questa vertenza – a rivedere immediatamente la sua posizione, riattivando prima possibile l’account del fattorino:
quest’uomo vede negati non solo i suoi diritti come lavoratore, ma anche umani.
Di fronte a un sistema automatizzato di relazioni con i fattorini del food delivery, bisogna combattere ogni tipo di discriminazione possibile.
Riteniamo assurdo questo comportamento, anche alla luce della trattativa in corso con Take Away Express – Just Eat che dovrebbe portare alla firma di contratti subordinati per i fattorini a partire da quest’anno”.
Incontro, quest’ultimo, in calendario per il prossimo 4 febbraio:
data entro la quale la situazione del rider ci auguriamo sia risolta, con il suo ritorno al lavoro con il nome che ha scelto, nel pieno rispetto della legge e delle sue personali decisioni”