Cronaca 16 Giugno 2020

Italia Viva: “Liberiamo le scuole Chayes e Quattro Stagioni occupate da tempo”

"La scuola al centro della ripartenza: cosa si sta facendo a Livorno?"

'asilo 4 stagioni occupatoLivorno 16 giugno 2020 – Italia Viva Livorno affronta il tema delle scuole nella nostra città

“Un Paese che chiude le scuole prima delle piste da sci e riapre le sale da gioco prima dell’università è un Paese che non ha chiaro il senso delle priorità:

in tutti gli altri Paesi è avvenuto il contrario. Senza scuola non soltanto non c’è futuro ma non c’è neanche il presente.

L’emergenza Covid ha fatto tante vittime, ha sconvolto la nostra quotidianità come un vero e proprio terremoto.

Ma proprio come succede dopo un sisma distruttivo, adesso dobbiamo fare di necessità virtù e cogliere al volo le opportunità di ripresa. Il settore della scuola, che già si trovava in situazione di arretratezza rispetto agli altri paesi europei, ha subito un colpo durissimo.

Bambini e ragazzi si sono visti privare da un giorno all’altro dei loro luoghi del sapere, della socialità e dell’incontro.

Le famiglie hanno perduto oltre a tutto questo per i loro figli anche quello che, in anni di lavoro e di evoluzione, aveva fatto del servizio scolastico un organismo atto ad offrire non solo cultura ma anche servizi collaterali come la refezione, il trasporto degli alunni, le aperture anticipate e soprattutto l’integrazione e l’assistenza per gli alunni disabili o con difficoltà.

Gli insegnanti hanno fatto fronte all’emergenza con strumenti didattici elettronici ed hanno cercato di supplire il più possibile e, per i più piccoli in collaborazione con le famiglie, per concludere percorsi e programmi.

La didattica a distanza ha mostrato i propri limiti:

infatti, a parte le problematiche di partenza, sono chiaramente emersi l’insufficienza degli strumenti informatici e dei collegamenti, la difficoltà di completare efficacemente i programmi e di giudizio sugli alunni.

In particolare, tale didattica indebolisce la dimensione relazionale tra docenti e studenti andando ad ostacolare un aspetto essenziale dei processi educativi e di istruzione.

Italia Viva ritiene pertanto fondamentale fare di tutto per la corretta ripresa a settembre delle scuole, anche per evitare potenziali conflitti d’interesse legati alle relazioni con le multinazionali digitali di sistema.

Di fronte a tale obiettivo non è pensabile di non utilizzare al meglio il tempo e le ingenti risorse finanziarie disponibili.

Ad una situazione già difficile per l’arretratezza di numerosi edifici scolastici e della incompletezza del corpo insegnante, si sono aggiunti gli accorgimenti da individuare ed attuare per la sicurezza legata alla pandemia.

Ad una situazione di emergenza, a maggior ragione si deve rispondere con progetti e procedure di emergenza, sia strutturali che di breve respiro.

Sappiamo bene che quello che non è stato fatto per anni non è possibile realizzarlo in pochi mesi ma molte attività – oltre quelle già in corso da completare velocemente – possono essere indirizzate ed iniziate con programmi definiti ed accelerati.

Si sono utilizzati i trascorsi mesi per individuare le linee guida a livello nazionale?

Localmente si sono individuati insediamenti scolastici aggiuntivi e avviate le procedure edili e di definizione degli organici degli insegnanti?

I relativi progetti sono in via di definizione e pronti per essere utilizzabili per la ripresa di settembre?

A livello nazionale purtroppo non lo riscontriamo nonostante le continue sollecitazioni che il nostro partito ha posto in essere.

 

Anche a livello locale, il silenzio in merito degli Enti preposti non fa ben presagire!

Per le superiori eravamo rimasti al piano della Provincia di inizio anno riguardante la ridistribuzione fra gli Istituti delle aule cittadine disponibili a favore del Cecioni e dell’Enriques.

Quest’ultimo condizionato dalla conclusione dei lavori al tetto dell’edificio del Classico in Via Goldoni.

A che punto siamo?

E per gli interventi alla palestra del Nautico inagibile da Natale?

Il Comune cosa ha a disposizione per permettere un maggior numero di aule? Funziona il rapporto Comune-Provveditorato agli studi per monitorare la nuova situazione scolastica?

La Provincia in che termini e con quali risorse aggiuntive potrà intervenire?

Tutte risposte che le famiglie attendono con ansia.

 

I nostri edifici scolastici, in gran parte e rispetto alla media europea sono obsoleti, superati e inadeguati. In molti casi fatiscenti.

Questo è il momento di un cambiamento radicale.

Gli edifici da “libro cuore” devono essere sostituiti in tempi record da edifici moderni e idonei.

Siamo stati capaci di ricostruire il ponte Morandi in 15 mesi, costruire una scuola è molto più semplice.

È indispensabile individuare procedure semplificate anche per l’edilizia scolastica!

Nel frattempo, reperire aule sostitutive.

In tutta Italia ci sono caserme abbandonate con ampi spazi adattabili velocemente ad aule provvisorie.

Scelte coraggiose e proposte provocatorie.

Localmente approfittare del momento contingente per liberare due scuole (4 Stagioni e Caies) occupate da tempo.

 

Trovare una soluzione abitativa per queste famiglie, la cui situazione sembra non interessare a nessuno e adeguare velocemente due strutture facili da utilizzare magari in attesa di strutture nuove.

E poi, potrebbero essere presi in considerazione l’ex presidio sanitario di E.Rossi e le disponibilità di spazi urbani all’aperto utilizzabili in questa situazione di emergenza.

Senza contare che queste scelte coraggiose saranno un volano per l’edilizia, l’indotto (infissi, pavimentazioni palestre, arredi) e creerà nuovi posti di lavoro per personale docente e non docente.

Quanto agli accorgimenti didattici e di sicurezza, riteniamo opportuno prendere in esame per le linee guida nazionali le seguenti disposizioni:

 

Salto di qualità nel livello di igiene e di pulizia;
mantenere le ore di minimo 55 minuti perché chi propone 40-45 minuti non ha idea di come si sviluppi un’ora di lezione;
non prevedere la discrezionalità delle regioni in merito alla distanza prevista di un metro per gli alunni;
l’uso degli spazi aperti può essere parzialmente valido per la scuola dell’infanzia e primaria. Senza poi contare delle reali possibilità legate alle situazioni delle strutture spesso vecchie e senza spazi aperti idonei;
oltre all’edilizia scolastica e alle assunzioni, si pensi all’uso, come in altri paesi, quali il Giappone, alle visiere, meno “faticose” delle mascherine;

Abbandonare l’idea di metà classe in presenza e metà che segue la stessa lezione da casa:

 

è aberrante ed inapplicabile perché la didattica in presenza è completamente diversa da quella a distanza, pertanto un insegnante non può contemporaneamente usare due metodologie diverse.
Coinvolgere nella strategia complessiva anche le paritarie per l’importanza del loro ruolo.

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