La curiosità, in via Borra la scritta sul muro più vecchia di Livorno, ha 76 anni. Una scritta da preservare?
Un relitto grafico da cancellare o una testimonianza storica da valorizzare? La questione stavolta si pone per una scritta “di servizio” del 1947 che registrava una delle prime disinfestazioni del dopoguerra col “mitico” DDT.
Chi passeggia per via Borra, una delle strade più antiche e caratteristiche di Livorno, potrebbe non notare quella scritta quasi sbiadita su un muro di marmo. Si tratta della più vecchia della città, che risale al 1947 e che testimonia un episodio della storia livornese e italiana.
La scritta, realizzata ad una altezza di 20 centimetri dal marciapiede, riporta le lettere DDT e la data AUG 1947. Che cosa significa? Si tratta di un’indicazione che le forze armate americane lasciavano in città per segnalare le zone “bonificate” da insetti come zanzare, mosche e pidocchi, che potevano trasmettere malattie come la malaria, il tifo e il vaiolo.
Il DDT (dicloro-difenil-tricloroetano) è un insetticida scoperto nel 1939 dal chimico svizzero Paul Hermann Müller, che nel 1948 ricevette il premio Nobel per la medicina. Il DDT venne usato in modo massiccio durante la seconda guerra mondiale e nel dopoguerra per combattere le epidemie che affliggevano le popolazioni civili e militari.
In Italia, il DDT fu introdotto dall’esercito americano nel dicembre del 1943 per debellare un’epidemia di tifo esantematico a Napoli. Successivamente, venne usato anche in altre regioni italiane. A Livorno, il DDT fu usato nell’estate del 1947, quando la città era ancora sotto il controllo alleato e si trovava in una situazione di grave emergenza sanitaria.
La campagna antimalarica era diretta dal malariologo Alberto Missiroli, direttore del Laboratorio di Malariologia dell’Istituto Superiore di Sanità; con la campagna lanciata nel 1945; il “piano quinquennale per il risanamento dell’Italia della malaria” basato sull’impiego esclusivo dei nuovi insetticidi a effetto residuo.
Il DDT era spruzzato con appositi vaporizzatori all’interno delle abitazioni e sui muri esterni. Le scritte come quella di via Borra indicavano l’avvenuta operazione e prevenivano eventuali sovradosaggi. Il DDT era considerato una sostanza miracolosa e innocua per l’uomo e gli animali domestici, ma in realtà aveva degli effetti collaterali dannosi per l’ambiente e la salute.
La scritta di via Borra rappresenta una testimonianza storica di un periodo difficile e drammatico per Livorno e per l’Italia. È anche una testimonianza di una pratica sanitaria controversa e obsoleta, abbandonata negli anni sessanta a causa della resistenza degli insetti al DDT e della sua tossicità.
La scritta è oggi logora a causa del tempo, 76 anni di esposizione agli agenti atmosferici fanno sentire i loro effetti.
Il tema di discussione, che si pongono alcuni è: cancellarla o magari valorizzarla? Qui di seguito gli argomenti contrari o a favore.
Preservare la scritta significa conservare un pezzo di storia che racconta le difficoltà e le speranze di una città e di un paese nel dopoguerra. Cancellarla significherebbe cancellare la memoria e il rispetto per le vittime della malaria e delle altre malattie.
Cancellare la scritta significa liberarsi di un segno di una pratica sanitaria dannosa e superata, che ha causato danni irreversibili all’ambiente e alla salute. Preservarla significherebbe ignorare i progressi scientifici e le responsabilità etiche.
Preservare la scritta significa valorizzare un patrimonio culturale della città, che può essere fonte di interesse e di conoscenza per i cittadini e i visitatori. Cancellarla significherebbe impoverire il paesaggio urbano e la sua identità.
Cancellare la scritta significa rinnovare il decoro e l’estetica della città, che non ha bisogno di muri sporchi e sbiaditi. Preservarla significherebbe accettare il degrado e la trascuratezza.