“La guerra dei Voucher”, Cgil contro Confcommercio
Ristoratori Confcommercio e Cgil, due posizioni contrarie
Voucher si, Voucher no, la polemica
I ristoratori Confcommercio non vorrebbero limiti all’uso dei voucher nelle imprese ricettive, mentre per la Cgil, contraria ai voucher, esistono già altri strumenti per gestire i picchi produttivi
Le ragioni di Confcommercio:
I RISTORATORI CONFCOMMERCIO CONTRO LA LIMITAZIONE DEI VOUCHER ALLE IMPRESE RICETTIVE
I ristoratori Confcommercio: “La nostra provincia potrà far crescere il settore turistico se avremo a disposizione tutti gli strumenti necessari per sfruttare la presenza dei visitatori”
Livorno – “E’ necessario che il governo Conte – Di Maio – Salvini inserisca anche il settore della ristorazione tra i comparti che possono usufruire dei nuovi voucher.
Ristoranti e pizzerie hanno un altissimo turn over del personale, quantomeno pari a quello degli alberghi, ed i voucher sono l’unico sistema per combattere la piaga del lavoro nero”.
A sollecitare l’intervento dell’esecutivo è il presidente dei ristoratori della Confcommercio Giovanni Neri.
“Con l’improvvisa eliminazione dei voucher decisa l’anno scorso dal governo Gentiloni si corre fortemente il rischio di far ripartire il lavoro nero, perché l’attivazione di un contratto a chiamata, magari per fare un breve periodo di prova, ha costi troppo alti per le imprese a conduzione familiare come ad esempio una piccola pizzeria.
Visto che il nuovo governo dichiara grande attenzione alle piccole imprese e al Made in Italy, chiediamo con forza, come è già stato fatto dalla nostra confederazione nazionale, che l’intero settore della somministrazione possa usufruire di questo strumento.
E’ vero che in passato alcuni ne hanno abusato, ma questo problema riguarda la vigilanza che deve essere sempre più stretta e attenta e che deve saper distinguere tra chi è in regola e chi le regole le viola sistematicamente”, conclude Neri.
Con la stagione estiva che si va avviando verso la fine, i ristoratori di Confcommercio rinnovano poi il loro programma che prevede la richiesta della riduzione della Tari che deve essere calcolata sul fatturato e non sui metri quadri dei locali, nonché la rottamazione delle vecchie cartelle: per questo solleciteranno nuovi incontri al Comune.
Sul fronte della sicurezza e sul decoro urbano i pubblici esercizi chiedono massima attenzione, in particolare al tavolo specifico della Prefettura.
“A fronte della sentenza della Cassazione di luglio – conclude Neri – la nostra associazione è sempre più determinata a combattere i finti ristoranti mascherati da circoli e da sagre, e da settembre andremo avanti con una serie di incontri con le autorità competenti”.
Il presidente provinciale della Confcommercio Alessio Carraresi, fa eco al presidente dei ristoratori: “La nostra provincia potrà far crescere il settore turistico se avremo a disposizione tutti gli strumenti necessari per sfruttare la presenza dei visitatori, tra questi strumenti ci sono sicuramente i voucher.
Va da sé che lo scopo ultimo è quello di una destagionalizzazione che permetta alle imprese di avere introiti, e quindi anche occupati, anche fuori dai picchi estivi, ma è inutile far finta di non vedere che il lavoro di pubblici esercizi, imprese dell’intrattenimento, stabilimenti balneari e tutte le attività della provincia inerenti il turismo, nonché molte attività commerciali al dettaglio della costa, avranno sempre una domanda di lavoro caratterizzata da estrema saltuarietà e stagionalità”.
Le ragioni della CGIL:
“Serve turismo di qualità.. No voucher: esistono gia’ gli strumenti per gestire i picchi produttivi”
“Dagli ultimi dati emersi nello studio pubblicato dalla Camera di Commercio emerge in maniera chiara come il turismo sia il settore che maggiormente cresce nel nostro territorio.
Tutto ciò nonostante l’abolizione dei voucher: anche Confcommercio dovrebbe prenderne atto. Le recenti dichiarazioni dell’associazione invece ci preoccupano.
Serve turismo di qualità. Se la proposta di Confcommercio per espandere il settore si basa sull’utilizzo dei voucher significa che si ha un’idea di turismo non sostenibile e non di qualità.
Dichiarare che gli strumenti messi attualmente a disposizione per le imprese a conduzione familiare hanno costi troppo alti significa infatti concepire il turismo solo come forma di profitto.
Ci preoccupa ancora di più che tali dichiarazioni siano formulate dal presidente di un’associazione datoriale che si è sempre fatta vanto della contrattazione collettiva e che ha sottoscritto con noi tutti i contratti che prevedono la gestione della flessibilità.
Il lavoro nero non si contrasta con i voucher Ci preme inoltre ribadire che il settore ha strumenti contrattuali e normativi che permettono già di gestire le eventuali varie situazioni di flessibilità legate alla stagionalità e ai picchi di lavoro: contratti a termine, part time verticale, apprendistato, contratti weekend, ecc. Strumenti che permettono di dare risposta sia alle aziende che ai lavoratori. Non c’è davvero bisogno di ricorrere ai voucher per contrastare il lavoro nero.
I voucher non tutelano i lavoratori La reintroduzione dei voucher rappresenta un arretramento delle condizioni dei lavoratori. Se infatti per le aziende la reintroduzione di tali strumenti permette un risparmio in termini di costi, per i lavoratori essa significa meno salario e niente copertura in caso di malattia, ferie e maternità. Non è finita: niente Tfr e niente diritto di precedenza su assunzioni. Senza contare le gravi ripercussioni sul riconoscimentento della Naspi. La pensione? Con i voucher diventa praticamente un miraggio visto la scarsa copertura previdenziale prevista.
Esistono già gli strumenti per la gestione dei picchi produttivi C’è poi davvero la necessiutà di concedere alle imprese altra flessibilità, oltre a quella che contrattualmente già esiste? Non siamo d’accordo nell’estremizzazione della flessibilità che prevederebbero i voucher, strumento che consente di pagare meno e di utilizzare praticamente a piacimento i lavoratori. Il settore ha bisogno di investimenti, di politiche di sviluppo, di lavoro di qualità e di salari dignitosi: non di destini incerti per tanti lavoratori.
Un codice etico del turismo Giusto combattere i finti ristoranti mascherati da circoli e/o da sagre come più volte abbiamo affermato e come ora dichiara anche il nuovo presidente dei ristoratori Confcommercio Giovanni Neri. Deve però essere obbligo di tutti sedersi a un tavolo per definire che tipo di turismo/commercio vogliamo sul territorio e che tipo di lavoro. Chiediamo perciò di iniziare a lavorare su quel progetto che in passato abbiamo lanciato: un codice etico del turismo, un bollino di legalità a tutela delle aziende serie e dell’utenza.
Tari giù per le aziende che rispettano diritti dei lavoratori Per quanto attiene all’abbattimento della Tari riteniamo giusto che questa sia abbassata solo per le aziende virtuose, cioè quelle che sono in regola con tutta una serie di parametri compreso quello dei tributi e del rispetto delle norme del lavoro. Non capiamo altrimenti per quale motivo dovrebbe essereci un premio per aziende che non rispettano e che evadono alcune norme di questo Stato.