Cronaca 6 Giugno 2018

L’Arcigay contro la situazione opprimente a Cecina e la replica della Lega

#BACIAMIACECINA così Arcigay vuole rispondere alla situazione sempre più opprimente che si respira a Cecina, dovuta ad una cittadina dove due uomini o due donne non possono andare liberamente mano per la mano o baciarsi teneramente davanti a un tramonto sulla spiaggia senza essere additati pubblicamente come “Frocio, Finocchio, ecc.” Campagna social che vede protagonisti tutte e tutti i cecinesi, dove chiunque può postare sui principali social una foto di un bacio realizzata con la persona che più si ama.

“Se è omofoba non è famiglia!” – esclama Luca Mazzinghi, presidente di Arcigay Livorno – Grande solidarietà al sindaco Lippi per lo sguaiato e volgare attacco degli ultimi giorni. I nuovi fascisti vogliono intimidire chi rivendica festosamente i propri diritti, senza ledere nessuno dei diritti altrui. Chi intende riportarci decenni indietro, ad epoca in cui le persone omosessuali dovevano nascondersi, va contro la storia e la civiltà, come da sempre fanno le destre e i fascismi vecchi e nuovi.

I guastafeste vogliono un mondo grigio e uniforme, noi lo vogliamo pieno di allegria, musica e colori. Abbiamo deciso di focalizzare l’attenzione della campagna per il 17 maggio, giornata mondiale contro l’omotransbifobia, su un particolare aspetto di questo fenomeno. Il nostro comitato Livornese ha raccolto numerose richieste d’aiuto, molto diverse tra loro: le più ricorrenti sono quelle di adolescenti, neo maggiorenni e giovani che vivono un clima di oppressione, disprezzo, violenza psicologica e fisica nei contesti familiari. Bisogna ricordare che le recenti conquiste per la comunità LGBTI sono state accompagnate dalla radicalizzazione del dibattito pubblico, attraversato da campagne molto violente, che puntavano proprio sulla famiglia. Chi ha lanciato slogan come “difendiamo i nostri figli” per CENSURARE contenuti e rappresentazioni del mondo LGBTI ha esposto molti figli e figlie allo smarrimento delle famiglie, che in numerosi casi si è trasformato in disprezzo.”

La realtà della popolazione italiana non è solo formata dalle cosiddette “Famiglie Naturali/Tradizionali”, ma anche da famiglie omogenitoriali, lo dimostra l’impennata delle contrazioni delle unioni civili dalla loro approvazione nel maggio 2016. Infatti, sono circa 6000 le coppie formate da due donne o due uomini che hanno finalmente potuto fare un primissimo passo per il loro riconoscimento. Di fatto manca una parte fondamentale del puzzle, il riconoscimento delle bambine e dei bambini; attualmente si riesce ad avere una minima tutela grazie a sentenze storiche da parte di tribunali di tutta Italia. La situazione politica attuale non agevola certo la piena affermazione dei diritti della comunità LGBTI. Lo vediamo palesemente dalla nuova squadra di governo che si è insediata il 1 giugno 2018.
“Negli ultimi giorni – prosegue Mazzinghi – abbiamo letto numerose dichiarazioni, del Ministro Salvini e del Ministro Fontana, che parevano tratte da un giornale di almeno mezzo secolo fa. Il furore xenofobo di Matteo Salvini, il suo rimuovere, tra l’altro con parole e concetti piuttosto confusi, l’esistenza delle famiglie omogenitoriali e soprattutto dei loro figli e figlie; il Ministro alla Famiglia che si aggrappa a quel singolare asfittico appiccicato al suo dicastero, promovendo l’invisibilità delle famiglie arcobaleno. E ancora: sempre il Ministro alla Famiglia che ci ripropone la retorica dei figli come un destino per le donne, scordandosi che i figli non sono certo una questione di welfare e di possibilità, ma sono una scelta e un atto d’amore, non una produzione da incentivare per far impennare il Pil.

Allora al Primo Ministro facciamo una richiesta: se c’era una cosa “moderna” che la nostra Repubblica aveva messo in campo negli ultimi trent’anni era il Ministero alle Pari Opportunità. La sua assenza nella compagine di governo, assimila questo neonato mandato a quelli del vecchio pentapartito. Il premier vuole un governo del cambiamento? Allora assegni la delega alle Pari Opportunità, investa sulle politiche dell’uguaglianza, risolva le diseguaglianze e le discriminazioni da cui il nostro Paese non è mai riuscito ad affrancarsi. E infine – conclude Mazzinghi – vogliamo ricordare le 119 violenze nel 2017, censite, sulle persone della comunità LGBTI, di cui 4 omicidi, per non dimenticare il triste primato dell’Italia, che ci vede in testa alla classifica dei paesi con più violenze su persone transessuali in Europa. In virtù di ciò, chiediamo al Movimento Giovani Toscani – Cecina, possiamo considerare ancora libertà d’espressione ideologie che portano alla violenza?”


Lippi promuove chi vuole la mercificazione del corpo della donna e la negazione dei diritti dei bambini

Apprendiamo dalla cronaca locale che i detentori esclusivi della giustizia e della libertà di Cecina, ovvero Arcigay, amministrazione PD, Sindaco Lippi e Giovani Democratici hanno deciso di controbattere all’unisono le perplessità espresse nel nostro ultimo comunicato riguardo al patrocinio pubblico concesso a nome della cittadinanza dal Sindaco al balletto arrangiato contro l’omo-bi-transfobia da chi sotto questa nominalmente giusta battaglia nasconde in realtà l’obiettivo, a margine dichiarato, di togliere ai bambini il diritto ad avere un babbo e una mamma. Sembra impossibile, nonostante le decine di righe che hanno occupato la cronaca cecinese negli ultimi giorni, che nessuno di questi paladini e detentori di brevetto di libertà e giustizia (perché loro hanno fatto la Resistenza, con la tessera dell’ANPI in tasca: tanto basta per sentirsi investiti della missione divina di negare che esista la verità e affermare che esistono solo i diritti, i capricci assoluti dell’individuo anche sulla pelle dei bambini) abbia avuto la premura di rispondere alla nostra domanda, ovvero se esista o meno una violenza di tipo A e una di tipo B e se la libertà dell’Arcigay di esprimere delle idee valga meno della libertà di esprimersi per chi ritiene che il bene dei bambini venga prima dei capricci degli adulti. Noi continueremo sempre ad affermare che ogni tipo di violenza debba essere denunciata e condannata, senza distinzioni di cultura, di razza, o di genere, di visione culturale. I reati di opinione non ci piacciono.

Troppo spesso è in exe emerso manifestamente come il programma di ArciGay non sia certo quello di condannare la violenza, cosa su cui saremmo tutti d’accordo, ma piuttosto di inculcare nella testa delle persone la concezione per cui anche solo prendere posizioni di difesa rispetto alla famiglia naturale mamma e papà sarebbe di fatto gravemente offensivo e lesivo della sensibilità di alcuni soggetti.  Insomma, pensarla diversamente dall’ArciGay sarebbe qua talis omofobia e violenza. Si sta dunque cercando di impedire la libertà di pensiero, come del resto è everso col del Scalfarotto (PD) che potrebbe portare al carcere per chi liberamente esprime posizioni tradizionali sulla famiglia. La libertà è solo per ArciGay o è anche per gli altri? Sindaco e Amministrazione sono chiaramente in piena sintonia con queste prese di posizione, come del resto fu attestato nella scorsa legislatura quando la maggioranza bocciò la proposta del Consigliere Gasperini di specificare in un documento che per omofobia non si intendevano le libere espressioni di posizioni più tradizionali sulla famiglia formata da uomo e donna e sui diritti dei bambini. ArciGay sostiene l’utero in affitto e quindi la compravendita dei bambini prodotti per interposta donna che mette a disposizione l’utero. Di fronte a questa promozione dello schiavismo e della mercificazione del corpo della donna noi rivendichiamo il diritto politico di pensare e dire che il Sindaco collabori alla distruzione della dignità umana, in particolare della donna e della sua capacità materna. Dice di stare dalla parte dei più deboli ma promuove la violenza dei più forti, di chi fa battaglie a favore della mercificazione totale del corpo delle donne, secondo il maschilismo più inaccettabile che a questi livelli la tradizione del nostro popolo mai aveva tollerato.

Che lancino campagne social, che occupino pure intere pagine di cronaca locale, noi continueremo ad essere davvero dalla parte dei più indifesi e continueremo a dire che è una vergogna che Lippi si preoccupi di patrocinare continuamente i salotti omosessuali di Cecina in cui si inneggia alla compravendita di bambini attraverso GPA e alla negazione della dignità delle donne e dei bambini. Giova ricordare che anche parte del mondo femminista di sinistra, pur da noi distante, sta condividendo alcune delle nostre stesse battaglie contro la mercificazione del corpo femminile. Lippi torni a preoccuparsi dei problemi seri della città e smetta di promuovere la cultura della distruzione, pur lasciando liberi i guerrieri di dire la loro, ovviamente”.

Movimento Giovani Toscani – Cecina