Le attestazioni esoteriche di Gabriele d’Annunzio: androgini e misteri conventuali
Collesalvetti (Livorno) 26 febbraio 2025 Le attestazioni esoteriche di Gabriele d’Annunzio: androgini e misteri conventuali
L’Amministrazione Comunale di Collesalvetti ha il piacere di annunciare la 4° Puntata del Calendario Culturale 2025, dal titolo “ATANÒR. La Metamorfosi delle Forze”, promosso e organizzato dal Comune di Collesalvetti, ideato e curato da Francesca Cagianelli in collaborazione con Emanuele Bardazzi, con l’obiettivo di amplificare l’orizzonte delle coordinate scientifiche tratteggiato nella grande mostra Raoul Dal Molin Ferenzona: Enchiridion Notturno. Un sognatore decadente verso l’occultismo e la teosofia, promossa e organizzata dal Comune di Collesalvetti, ideata e curata da Emanuele Bardazzi e Francesca Cagianelli, con il contributo di Fondazione Livorno, in collaborazione con la Società Teosofica Italiana / MEDIA PARTNER, in programma alla Pinacoteca Comunale Carlo Servolini dal 14 novembre 2024 al 15 marzo 2025 (Villa Carmignani, Collesalvetti, via Garibaldi, 79 – INGRESSO GRATUITO: tutti i giovedì, sabato e domenica, ore 15.30-18.30; anche su prenotazione per piccoli gruppi; visite guidate gratuite su prenotazione: info: 0586 980118-227 e 392/6025703; cultura@comune.collesalvetti.li.it; www.comune.collesalvetti.li.it).
Giovedì 6 marzo, ore 17.00 Dario Matteoni, storico dell’arte, direttore dell’Accademia di Belle Arti, Alma Artis, Pisa, presenzierà nell’ambito del Calendario colligiano in occasione della 4° Puntata del Calendario, con la conferenza dal titolo Le attestazioni esoteriche di Gabriele d’Annunzio: androgini e misteri conventuali. Riflessioni e interpretazioni dell’autore si assemblano a partire dal capolavoro incisorio del 1932, Gabriele d’Annunzio, dove il poeta è rappresentato con il capo coperto da un velo per esaltarne l’aura magica di investigatore del mistero associato a un florilegio ermetico di simboli e amuleti, secondo una formula poi riproposta nel 1938 in occasione della morte del poeta.
Incluso nella mirabile rosa dei personaggi celebri ritratti da Ferenzona, destinati a comporre una scacchiera di importanti riferimenti internazionali che accrescono di sfaccettature l’estensione delle ambizioni teoriche dell’artista, il ritratto dannunziano rivela misteriose connessioni con i protagonisti della serie denominata “fari” spirituali, una silloge di maestri ideali in cui sfilano, oltre a Aubrey Beardsley e Hāfez, anche il padre dell’antroposofia Rudolf Steiner, il pittore visionario William Blake, l’impavido e generoso esploratore delle regioni polari Roald Amundsen e probabilmente il filosofo indiano Jiddu Krishnamurti.
Senza contare che, al volgere del primo decennio del secolo, tra il 1909 e il 1910, Ferenzona eseguì un florilegio di incisioni a puntasecca e a punta di diamante prevalentemente dedicate a figure femminili vagamente androgine, virginali e al contempo seduttive, nella cui enigmatica indecifrabilità appare evidente il riferimento ai volti sfingei di Khnopff, quali Image d’autrefois, The puppets, Il mistero dell’Eucarestia, La Madonna dei sette dolori, L’incenso, Un peccato, Le pensée secret, Il cerchio, Le rondini nella chiesa, La cattiva monaca, Il sacrificio, Le educande, Le mani pure, Gravis dum suavis, immagini quest’ultime di languido misticismo e misteri conventuali in bilico tra tentazione e castità, debordanti verso un sensualismo religioso che riecheggia la poetica dei simbolisti belgi, quella corazziniana dell’Amaro calice e delle Aureolee, e non ultima una certa vena decadente che Gabriele d’Annunzio aveva disseminato soprattutto nel Poema paradisiaco.
Culmina quindi con la rilettura di Gravis dum suavis la conferenza conclusiva del Calendario colligiano, laddove il motto latino usato da d’Annunzio per appellare la bellezza esangue e malata di Ippolita Sanzio nel romanzo Il trionfo della morte svela le ragioni di Giorgio Aurispa che, durante un soggiorno nella pace orvietana, narrava di aver avuto un rapporto al limite dell’incestuoso con la propria Musa ideale, ma sublimato dalla possibilità di accedere alla blindata spiritualità dei roseti conventuali.
Quattro le puntate previste per l’approfondimento scientifico di una delle stagioni più avvincenti dell’Otto-Novecento italiano ed europeo, dove si incrociano gli echi della fortuna baudelaireiana e del dannunzianesimo, così come intermittenti illuminazioni relative alla circuitazione della letteratura belga, in primis Maurice Maeterlinck, destinate a contaminare la compagine letteraria del crepuscolarismo romano afferente a Sergio Corazzini, cui Raoul Dal Molin Ferenzona dedicherà il suo libro di prose e poesie La ghirlanda di stelle. Poemi e disegni di Raoul Dal Molin Ferenzona (Roma, Tipografia Concordia 1912).
Il fil rouge della metamorfosi sotteso al Calendario colligiano si dipana in particolare nell’orazione del Sagittario, racchiusa nel volume Zodiacale, Opera religiosa. Orazioni, acqueforti, aure di Raoul Dal Molin Ferenzona (Roma, Casa Editrice Ausonia, 1919), nell’ambito del quale l’artista evoca “un Re con corpo a triangolo e gambe in croce”, nel quale Upâdâna proietta l’immagine dell’Atanòr, “fucina di trasmutazione”, ovvero il forno alchemico, dove, in nome della Trasformazione, vengono accostati elementi appartenenti a svariate tradizioni (Scarabelli, 2016).