Cronaca 16 Giugno 2018

Le problematiche del carcere di Livorno

Il sindaco Nogarin: “Lo Stato deve farsi garante perché inizino i lavori di ristrutturazione”

A seguito della visita del Garante Regionale dei detenuti Franco Corleone alla Casa Circondariale delle Sughere

Fuori uso il sistema di sicurezza dai giorni dell’alluvione

A seguito della visita del Garante Regionale dei detenuti Franco Corleone alla Casa Circondariale delle Sughere, il sindaco Filippo Nogarin ha tenuto a palazzo comunale un incontro per illustrare le grosse problematiche in cui versa il carcere livornese e le azioni che si intende intraprendere per arrivare a soluzione.

Insieme al sindaco Nogarin anche il Garante Corleone e il Garante dei detenuti del Comune di Livorno Giovanni De Peppo.

Il carcere delle Sughere deve essere posto in primo piano all’attenzione del Governo – ha detto Filippo Nogarin– I problemi all’interno sono tanti, la situazione è insostenibile ed anche il suicidio del detenuto del 5 giugno scorso è un suicidio annunciato “. “ Non voglio dire che non ci sia la volontà di intervenire – ha precisato il sindaco ricordando tra l’altro le rassicurazioni ricevute dal responsabile del Provveditorato della Amministrazione Penitenziaria di Toscana e Umbria,  Antonio Fullone sui tempi dati per l’inizio di lavori di ristrutturazione  – ma il nodo sta nel dedalo burocratico di carte e fascicoli che passano da un dipartimento all’altro e che non portano mai a conclusione le procedure di appalto. Lo Stato deve farsi garante perché invece i lavori possano partire al più presto per la vita dei carcerati e per chi ci lavora”.

“ Il fatto che siamo qui in questa conferenza a palazzo – ha sottolineato il Garante Corleone – significa che il carcere non è abbandonato dalla città”.  Ha quindi aggiunto che “ E’ troppo tempo che i problemi che lo rendono inadeguato e critico sussistono , quando invece l’istituto penitenziario Le Sughere avrebbe tutti gli spazi per consentire una pena accettabile sul piano dei diritti”.

La Casa Circondariale “Le Sughere” che al momento custodisce 248 persone – di cui 106 per detenzione e piccolo spaccio – presenta problemi di ordine strutturale che ostacolano il funzionamento delle attività all’interno dell’istituto, ma anche di mancanza di strategie di trattamento per la riabilitazione dei detenuti dovuta alla carenza di personale addetto.

Sono stati ricordati in conferenza i problemi strutturali che riguardano l’inagibilità delle docce  per i detenuti del “transito”, costretti a fruire a turno delle due docce dello “smistamento”  con disagio sia per loro che per gli agenti di custodia. La questione irrisolta della cucina dell’Alta Sorveglianza , attrezzata e bloccata da una questione di problematica antincendio. Lo stesso problema sussiste per la piccola cucina, non funzionante, (abbandonata, ma ancora attrezzata con strumentazione recuperabile) dell’ex femminile (reparto verde) dove attualmente si registrano notevoli infiltrazioni dovute ai lavori sulle sovrastanti docce . Se non si interviene con urgenza tali infiltrazioni potrebbero determinare gravi danni alle strutture. La cucina in questione potrebbe assicurare il vitto per il reparto ex femminile (media sicurezza) evitando il trasporto all’aperto per centinaia di metri ed evidentemente assicurando “pasti” caldi soprattutto nei mesi più freddi (attualmente tutti i pasti sono confezionati da una cucina centrale in condizioni assai precarie).

Tra i problemi urgenti da risolvere anche l’intero sistema di sicurezza che non funziona a seguito dell’alluvione del settembre scorso. Server allagati e telecomandi fuori uso che comportano un grave dispendio di energie e presenze fisiche da parte della polizia penitenziaria. Nell’Alta Sorveglianza il mancato funzionamento dell’ascensore costringe i detenuti a trascinare per le scale i carrelli del vitto con un disagio considerevole.

Del tutto fuori uso il grande salone indispensabile per spettacoli, eventi, attività di riabilitazione. Attualmente tutto si svolge nei corridoi con evidente disagio e scoraggiamento da parte del volontariato che avanza proposte.

Ultima segnalazione: la ludoteca. Già attrezzata e a disposizione delle famiglie dei detenuti- realizzata con il supporto di Ikea e del Telefono Azzurro – deve essere ancora “inaugurata”.

Sul piano delle attività di trattamento è stata inoltre denunciata la mancanza di educatori. Le attività di trattamento di fatto oggi si reggono solo su  tre operatrici di cui una ricopre funzioni di responsabile dell’area e assomma quindi innumerevoli competenze, funzioni e responsabilità che non facilitano certo l’attivazione di proposte e iniziative.


Questa invece una nota della Cgil sul tema.

“Di fronte al drammatico gesto con cui un uomo 58enne, recluso da 27 anni, ha scelto di porre fine alla propria vita all’interno del carcere Le Sughere di Livorno dobbiamo prima di tutto esprimere tutto il nostro dolore per l’accaduto. Il dolore però non basta. Il nostro ruolo di sindacato ci impone di continuare nella nostra azione che ci vede da tempo impegnati in prima linea nel verificare, rilevare e segnalare tutte le possibili carenze strutturali ed organizzative che interessano l’istituto di Livorno e Gorgona.

Non è nostra intenzione ricondurre a tali carenze la drammaticità del singolo evento, ma certo dobbiamo rilevare come la qualità dell’intervento degli operatori penitenziari, chiamati a assicurare la sicurezza e il trattamento ai detenuti loro affidati, non possa non essere neutro rispetto alle carenze, così come lo stato psico-fisico della popolazione detenuta.

Come Fp-Cgil segnaliamo tali criticità: a) condizione strutturale del penitenziario, dove ampie porzioni del fabbricato sono dichiarate inagibili o pericolanti b) condizione di degrado in cui sono tenute altre porzioni dell’Istituto, relativamente alle quali non abbiamo nessuna comunicazione in merito alla progettazione e programmazione degli interventi necessari c) dotazione organica insufficiente d) lavoro di rete frammentato con le risorse presenti sul territorio e) distanza con cui si mantiene l’istituto separato dal tessuto sociale della città, non certo colmata con eventi mediatici che nulla hanno a che fare con la riabilitazione dei detenuti o i diritti dei lavoratori.

Adesso è necessario superare i confini del muro di cinta e rivolgersi direttamente a istituzioni, forze del privato sociale e attori del territorio, invitando ognuno a una azione corale e partecipata. Un’azione tesa a porre fine alla perdurante emergenza, a prevenire ulteriori tragedie, a riportare infine l’istituto in condizioni di dignità per chi è detenuto e di normali condizioni di lavoro per chi vi opera”.

Segreteria provinciale Fp-Cgil Livorno