Lega: tre riflessioni sul piano strutturale della città
“Il processo partecipativo è consistito in una illustrazione delle linee già approvate e deliberate”
“Sono almeno tre le riflessioni che scaturiscono, immediate, all’approccio della revisione del Piano strutturale di Livorno, ancor prima di entrare nei meandri tecnici delle normative e dei codici:
1 – Per prima s’impone l’ennesima evidente assenza di partecipazione della città. Questo provvedimento si è sviluppato secondo criteri di burocratismo esasperato, evitando accuratamente il colloquio e il confronto con il territorio.
Nel corso dei lunghi anni di gestazione sono state, sì, realizzate alcune assemblee pubbliche, ma si sono rivelate strumenti di informazione sommaria e, spesso, fuorviante.
Riunioni in cui gli interventi del pubblico avevano una mera funzione di sfogatoio, senza alcuna conseguenza ne influenza sul corso delle procedure. La discussione si è poi spostata all’interno del Consiglio comunale, con sedute stanche e rinunciatarie, prive di idee e di elaborazioni alternative.
L’ultima fase del cosiddetto “processo partecipativo” è consistito in una illustrazione (a un pubblico molto scarso) delle linee già approvate e deliberate: un’evidente forzatura che suona come una presa in giro.
Sono mancati clamorosamente ogni sollecitazione alla città, l’interesse all’ascolto, il desiderio del confronto, l’organizzazione strutturata ell’incontro con la comunità, in tutte le sue articolazioni, istituzionali, associative, volontaristiche.
Il progetto è rimasto un’elaborazione esclusiva di pochi eletti, della burocrazia comunale e di un gruppetto di personaggi politici, prevalentemente “addetti ai lavori” (e questo la dice lunga).
2 – Il Piano Strutturale è il documento fondamentale della città, è la sintesi virtuosa di una pianificazione integrata e organica, che prende in esame le vicende economiche, i comportamenti sociali, i flussi demografici, le usanze in divenire, le tendenze culturali, per trasformare il tutto in uso del territorio, nella sua organizzazione.
Quello licenziato dalla Giunta comunale è un semplice Piano edilizio, con alcune tracce di viabilità.
È stata persa l’occasione per elaborare un vero Progetto di città, rilevandone le vocazioni e incentivandone le trasformazioni innovative.
Nessuna previsione, se non qualche pallido accenno, per una riconversione in senso turistico, per la riutilizzazione delle aree industriali dismesse, una relazione tra porto e città, la valorizzazione della costa, per la riorganizzazione delle aree sportive, per un’infrastrutturazione più efficace.
3 – Questo Piano rappresenta l’esemplificazione dell’isolamento in cui versano Livorno e la sua amministrazione.
Pare che la città sia un’isola. Manca del tutto il coordinamento e l’interrelazione con i territori confinanti, l’armonizzazione con le loro economie e con gli sviluppi che preannunciano. Con Pisa, ma specialmente con Collesalvetti, che ha i suoi confini amministrativi alle porte della nostra città, che comprende le aree a ridosso del porto con la sua nuova Darsena Europa, che si estende nei territori lungo lo Scolmatore.
Potranno essere proprio questi terreni colligiani a realizzare una formidabile direttrice per l’espansione logistica, retro portuale e, perché no, anche industriale dell’intera regione livornese.
E tali sviluppi interesseranno le nostre aziende, i nostri professionisti, i nostri lavoratori.
Occorreva quindi ampliare gli orizzonti, valutare tutte le conseguenze che questa prospettiva comporterà per il nostro territorio, ad iniziare dalla viabilità di interconnessione.
L’idea di città che ha la Lega, è di una Livorno che “dialoga” con il tessuto produttivo retroportuale.
Fulcro del triangolo produttivo che va da Rosignano fino a San Giuliano Terme, risalendo lo Scolmatore fino alla Valdera.
Incentivando i trasporti in supporto del mondo del lavoro, creando un polo produttivo unico, fluidificando le connessioni creando un unico corpo produttivo organico”.
LEGA Livorno