Letteratura in carcere, assegnato il Premio Casalini. Grieco: “La scrittura antidoto alla solitudine”
Livorno 30 novembre 2019 – “Questo novembre sottolinea più forte che mai quanto la Toscana sia la regione dei diritti e della civiltà. Mi piace ricordarlo all’indomani del premio letterario Emanuele Casalini, riservato ai detenuti delle carceri italiane che ha appena compiuto diciott’anni festeggiati alle Sughere di Livorno con i vincitori del premio che ho avuto l’onore di conoscere. Mi piace ricordarlo alla vigilia della Festa della Toscana, che domani celebra 20 anni dalla sia istituzione e che ogni volta mette in luce il valore dell’impegno per la promozione dei diritti umani, della pace e della giustizia come elemento costitutivo dell’identità della nostra regione”.
Così l’assessora all’istruzione e al lavoro Cristina Grieco commentando la premiazione dei vincitori del premio Emanuele Casalini, che quest’anno ha visto classificarsi al primo posto Ghassen Hammami, recluso proprio nella Casa Circondariale di via delle Macchie, che ha vinto con con la poesia “La felicità”, quindici fulminanti versi di geniale semplicità che sintetizzano la condizione carceraria e i rimpianti che comporta. Secondo classificato Francesco Veneziano, con “Non potete fermare il vento”, arrivato a Livorno dal carcere di Milano, dopo aver ottenuto un permesso per l’occasione. Nella sezione della prosa, giunto dal carcere di Massa, è stato premiato Luciano Sacchi per il racconto “La vita in fiamme”: nel suo intervento appassionato e commosso, ha dovuto ammettere che solo l’esperienza dolorosa della detenzione gli ha fatto scoprire doti inaspettate che non avrebbe mai coltivato da liber o, come quella di attore teatrale (ha interpretato Prospero nella “Tempesta” di Shakespeare allestita in prigione) e, con questo riconoscimento, di scrittore. Li ha premiati Ernesto Ferrero, scrittore, critico letterario e per vent’anni direttore del Salone del Libro di Torino, in qualità di presidente della giuria, durante la cerimonia svoltasi di fronte al pubblico dei detenuti, alla presenza del direttore del carcere Carlo Mazzerbo e di ospiti tra i quali, oltre all’assessora Grieco, il garante dei detenuti Eros Cruccolini, il rappresentante dell’Unitre Davide Casalini e il dirigente scolastico dell’Istituto Vespucci Maria Teresa Corea, il vescovo Simone Giusti, il prefetto Gianfranco Tomao.
“La letteratura, la scrittura, sono stimoli fondamentali per la riflessione e possono essere un efficace antidoto alla solitudine e alla difficile condizione della vita in carcere – ha detto Grieco – Per questo l’intuizione di Emanuele Casalini è stata lungimirante. L’occasione del Premio, come ha ricordato il presidente Rossi nelle sue riflessioni sul Premio, costituisce un invito a trovare la volontà e il coraggio necessari per mettere su carta i propri pensieri, generando con questo gesto l’occasione per iniziare un cammino di “auto-terapia” e di reinserimento. La Toscana a questo tiene molto. É anche per questo che abbiamo voluto creare un Polo universitario penitenziario regionale in collaborazione con le Università toscane e che, da molti anni, sosteniamo progetti importanti come la promozione del teatro in carcere.
“L’istruzione e la formazione – ha proseguito – sono strumenti di riscatto individuale e di integrazione sociale attiva, in grado di accompagnare e sostenere i percorsi di emancipazione: per questo finanziamo i progetti di formazione collettiva e individuale delle persone in stato di detenzione e la certificazione delle loro competenze, affinché siano effettivamente spendibili nel mercato del lavoro. A questo scopo il sistema regionale di web-learning TRIO – che costituisce un modello di formazione su misura, direttamente fruibile da casa – è stato offerto, fin dagli esordi, anche nelle carceri toscane”.
“Ringraziamo – ha concluso l’assessora Grieco – gli organizzatori del Premio Casalini per l’impegno nel portare avanti un progetto di altissimo valore che ci rende orgogliosi di vivere in Toscana, una regione capace, storicamente, di esprimersi a favore della dignità dell’uomo, la chiave di volta per alimentare e far crescere la civiltà e la democrazia”.