Limoncino: “Basta caos, la procura apra un’inchiesta penale”
Il Coordinamento provinciale Rifiuti-Zero Livorno dice “basta caos a Limoncino” e chiede alla procura di aprire un’inchiesta penale:
“Da settimane assistiamo con sconcerto alla gravissima situazione venutasi a creare a Livorno, dove un’azienda che gestisce una discarica (la cui autorizzazione è scaduta tre anni fa) vorrebbe; in forza di un nulla osta provvisorio concesso dalla Regione per lavorare in uno dei lotti dell’impianto, che i camion carichi di rifiuti transitassero dalla strada privata di Limoncino, unica via d’accesso alla discarica.
Gli abitanti e i frontisti si oppongono al passaggio dei camion, sostenuti da attivisti e cittadini, con un presidio attivo giorno e notte.
I camion insistono nel tentare di passare, a volte restando bloccati, a causa del restringimento della carreggiata prodotto dalle auto parcheggiate in sosta (con gravi disagi per la circolazione)
a volte riescono a passare, mettendo in pericolo, almeno secondo quanto deliberato dalla magistratura con sentenza n. 790/2013; “l’incolumità e l’integrità fisica degli abitanti frontisti”.
La gestione della vicenda da parte delle autorità è stata finora a dir poco scandalosa, costringendo entrambe le parti ad esibirsi in prove di “forza”, guerre di nervi e tensioni di ogni tipo.
Il Comune, pur essendo meritoriamente impegnato a contrastare il possibile rinnovo dell’autorizzazione all’attività della discarica, finora non ha provveduto ad attivare i poteri del Sindaco quale ufficiale del Governo, previsti dalla norma per prevenire i pericoli per l’incolumità e l’integrità fisica della popolazione, con appositi provvedimenti contingibili e urgenti (art. 54 del Testo Unico Enti Locali).
Questura e Prefettura, invece di intervenire per far rispettare le sentenze esecutive della magistratura, si sono finora limitate ad invitare i contendenti a raggiungere “un accordo” (sic), dimenticandosi forse che le parti si stanno ferocemente affrontando nei tribunali da più di 12 anni.
Dopodiché è arrivata una generica diffida ad entrambe le parti
La diffida non è servita a niente se non ad aumentare la confusione e la sensazione dei cittadini di essere abbandonati al loro destino.
E’ proprio l’equidistanza permanente delle autorità a destare sconcerto e preoccupazione, visto che in queste settimane il comitato anti discarica ha mostrato a tutti. Anche a noi:
– sentenze della magistratura che, a prescindere dal nulla osta vigente per lavorare “nella” discarica, hanno
sancito il divieto di transito
di quei camion per arrivare “alla” discarica;
– sentenze che hanno affermato il diritto dei frontisti di bloccare quei camion (respingendo richieste di risarcimento da parte dell’azienda);
– sentenze che hanno annullato sanzioni per la sosta delle auto lungo la strada, in quanto indiscutibilmente privata.
Da parte dell’azienda, stando almeno ai resoconti pubblicati dai media, non sono stati esibiti altrettanti pronunciamenti della magistratura in senso contrario. Solo affermazioni e forse documenti volti a dimostrare che le sentenze a sfavore del passaggio dei camion sarebbero “superate”.
Fin dalle scuole elementari però ci insegnano che per “superare” una sentenza della magistratura serve una nuova sentenza della magistratura
Per questo ci chiediamo in base a che cosa i cittadini vengono abbandonati da oltre un mese, negando loro i necessari interventi per assicurare il rispetto delle norme e delle sentenze, anche e soprattutto all’interno di proprietà private.
Entrambe le parti hanno diritto di sapere immediatamente chi di loro, allo stato attuale dei pronunciamenti della magistratura, ha diritto ad essere tutelata dallo Stato e chi invece deve fermarsi e magari aspettare nuove sentenze.
Chiediamo perciò alla Procura della Repubblica di Livorno di:
aprire un’inchiesta penale sulla vicenda, per stabilire chi delle parti ha ragione e chi ha torto, con ipotesi di reato afferenti anche alla mancata esecuzione di provvedimenti della magistratura, oltre che per verificare eventuali abusi e omissioni delle autorità pubbliche”.