Lo Stato ebraico ora bombarda chiesa cattolica: tre morti. Per Israele è “un errore di tiro”
Gaza, 17 luglio 2025 Lo Stato ebraico ora bombarda chiesa cattolica: tre morti. Per Israele è “un errore di tiro”
Agli occhi del mondo, Israele ha superato un’altra linea rossa. Un colpo di artiglieria delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) ha centrato la chiesa cattolica della Sacra Famiglia nella Striscia di Gaza, unico luogo di culto cristiano rimasto attivo nell’enclave palestinese. Il bombardamento, avvenuto poco dopo la messa mattutina, ha causato la morte di tre persone e il ferimento di altre nove, tra cui il parroco padre Gabriel Romanelli, argentino, rimasto colpito in modo lieve a una gamba.
La chiesa, divenuta rifugio per decine di sfollati in fuga dalla guerra, ha subito gravi danni. Le immagini dei vari tg mostrano la facciata annerita dall’esplosione, con la croce ancora intatta sulla sommità dell’edificio, simbolo straziante della resilienza di una comunità provata. A perdere la vita sono stati Saad Issa Kostandi Salameh, portiere della parrocchia di 60 anni, Najwa Abu Dawud, morta ore dopo per le ferite riportate, e Foumia Issa Latif Ayyad, 84 anni, che si trovava in una tenda della Caritas allestita come centro per il sostegno psicologico.
Il bombardamento ha scatenato un’ondata di sdegno internazionale. Papa Leone XIV, appena informato dell’accaduto, ha espresso profondo dolore e rinnovato il suo accorato appello per un “cessate il fuoco immediato” e una pace duratura, invocando “dialogo e riconciliazione”.
Secondo quanto riferito da fonti vicine al Patriarcato Latino di Gerusalemme all’ANSA, l’esercito israeliano ha parlato di “errore di tiro”, tesi confermata anche dal primo ministro Benyamin Netanyahu in una telefonata con Donald Trump, che ha espresso il proprio disappunto. L’IDF ha annunciato di voler indagare sulle circostanze dell’attacco, mentre il ministero degli Esteri israeliano ha sottolineato che Israele “non prende di mira chiese o siti religiosi” e si rammarica per “qualsiasi danno a civili non coinvolti”.
Dichiarazioni che non placano l’indignazione internazionale.
La premier italiana Giorgia Meloni ha definito “inaccettabili” i ripetuti attacchi contro la popolazione civile: “Nessuna azione militare può giustificare un tale atteggiamento”. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha chiesto “chiarezza immediata sulla responsabilità del raid”, parlando telefonicamente con il suo omologo israeliano Gideon Sa’ar e definendo l’episodio “Un atto grave contro un luogo di culto cristiano”. Anche la Francia ha condannato duramente l’attacco, definendolo “inammissibile” e ricordando che la chiesa della Sacra Famiglia gode di protezione storica da parte di Parigi.
Dal Patriarcato Latino di Gerusalemme è giunta una nota dura: “Condanniamo l’attacco contro civili innocenti e contro un luogo sacro. Tuttavia questa tragedia non è più grande né più terribile di molte altre che hanno colpito Gaza. Morte, sofferenza e distruzione sono ovunque. È giunto il momento che i leader alzino la voce e facciano tutto il necessario per fermare questa tragedia, umanamente e moralmente ingiustificabile”.
Nelle ultime 24 ore, le vittime nella Striscia hanno superato quota 94. Il bilancio complessivo della guerra, che dura ormai da 21 mesi, è drammatico: oltre 58.000 morti, in maggioranza civili. E mentre i bombardamenti continuano, la speranza di una tregua appare sempre più lontana.