Eventi 28 Luglio 2021

Mascagni Festival, l’amico Fritz in scena a Lago Alberto a Guasticce

Coproduzione Mascagni Festival e Fondazione Teatro Goldoni – Stagione Lirica 2021, in collaborazione con Immersiva srl e Accademia Ligustica di Genova con il patrocinio del Comune di Collesalvetti

Sabato 31 luglio – Domenica 1 agosto, ore 21.30 a Lago Alberto, Guasticce (Livorno) – Tenuta Bellavista Insuese

L’AMICO FRITZ
Commedia lirica in tre atti su libretto di P. Suardon dal romanzo omonimo di Émile Erckmann e Pierre-Alexandre Chatrian, musica di Pietro Mascagni
Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano

Livorno 28 luglio 2021

Come molte opere di Pietro Mascagni, anche L’amico Fritz ha riscosso, fin dalla prima al teatro Costanzi di Roma il 31 ottobre 1891, un immediato successo seguito da un altrettanto rapido oblio. Poche opere mascagnane, però, hanno dato luogo a critiche tanto discordanti, anche tra autorevoli commentatori, in un arco ideale che spazia dalle più positive opinioni alle più drastiche stroncature. La ragione di questa ambivalenza nei confronti dell’opera va probabilmente ricercata nella sostanziale contraddittorietà di tutta la produzione mascagnana, capace, come ha scritto Cesare Orselli, di fornire validi argomenti tanto ai propri sostenitori quanto ai propri detrattori. Allo stesso modo, tuttavia, va riconosciuto come proprio in questa contraddittorietà, che fa sì che all’interno di una stessa opera convivano nell’arco di poche battute intuizioni geniali e soluzioni banali, risieda il fascino più persistente della musica mascagnana. In un vertiginoso furor compositivo, nelle opere di Mascagni germinano idee e melodie, talvolta lasciate allo stato di abbozzo o concluse frettolosamente mediante il ricorso a un frasario convenzionale, per seguire il flusso di nuove intuizioni che sembrano scaturire a getto continuo. Manca, insomma, quel fine lavoro di cesello con cui Puccini incastonava magistralmente quelli che definiva i suoi “spezzatini”, mentre domina una certa irruenza creativa, frutto dell’inesauribile talento melodico e della vibrante inquietudine che animano l’intera produzione di Mascagni.

Com’è noto, L’amico Fritz è tratto dal romanzo Ami Fritz di Erckmann e Chatrian. Al di là delle traversie legate alla composizione del libretto – in un primo momento affidato dall’editore Sonzogno a Zanardini; poi radicalmente rielaborato, sempre su incarico di Sonzogno, da Daspuro; successivamente rivisto, con sensibili variazioni al terzo atto e al finale, per volontà di Mascagni dai fidati Menasci e Targioni Tozzetti; infine firmato con lo pseudonimo/anagramma di P. Suardon da un insoddisfatto Daspuro – ciò che più conta è la volontà mascagnana di musicare un libretto semplice, dalla trama tenue e inconsistente, che desse spazio e risalto alla musica, in modo che non si potesse addurre il successo dell’opera all’impianto scenico, come era in parte accaduto per Cavalleria Rusticana.

La messa in scena di Amico Fritz proposta nell’ambito del Mascagni Festival si giova del videomapping a cura di Immersiva, dando luogo a una performance artistica che, nello spazio dialogico tra scenografia tradizionale e multimediale, è capace di generare il clima allusivo e onirico sotteso alla rappresentazione scenica. La collaborazione con una realtà giovane e innovativa come Immersiva risponde all’obiettivo perseguito fin dall’inizio dal Mascagni Festival di creare una sinergica comunicazione tra le arti, al fine di elaborare, attraverso la commistione tra tradizione e tecnologia, un linguaggio moderno che parli al nostro tempo senza tradire lo spirito antico e profondo dell’opera lirica.

La musica di Mascagni lascia qui da parte le tinte forti della Cavalleria a favore di un tono più vario, teso a suggerire l’indicibile con pennellate tenui e impressionistiche, attraverso la proliferazione melodica e la variazione, evitando quanto più possibile simmetrie e corrispondenze interne. Una musica che sgorga semplice e fresca, “per cuori buoni”, come ebbe a scrivere lo stesso Mascagni all’editore Sonzogno a proposito del Fritz. Tuttavia, la limpida immediatezza di certe melodie, più che alla semplicità è da addurre ad una sensibilità musicale che cela le sue complessità dietro un’ispirazione lirica e ariosa. Non a caso, Gustav Mahler, che diresse l’opera ad Amburgo nel 1893, la apprezzò al punto da impegnarsi “in prima persona e a fondo” per imporla al pubblico, avendo compreso – come scrisse alla sorella Justine – “le sue sottigliezze e la sua difficoltà di esecuzione”.

Il progetto produttivo de “L’amico Fritz”, prima opera rappresentata al Mascagni Festival in coproduzione con la stagione lirica del Teatro Goldoni di Livorno, ruota interamente intorno a due temi: giovinezza e formazione. Giovinezza per la tematica raccontata nell’opera, giovinezza nel progetto formativo che la compone: i solisti selezionati dalla Mascagni Academy, la giovane regista scelta proveniente dall’ Accademia dell’Opera di Verona. E ancora, costumi realizzati dall’ Accademia Ligustica di Genova.

 

Marco Voleri, Direttore Artistico Mascagni Festival

L’amico Fritz – La finta frivolezza della giovinezza e il diritto di cambiare idea

di Gianna Fratta

Dopo Cavalleria rusticana, con i suoi colori forti, le passioni violente, l’intensità drammatica suggerita dal testo di Verga, Pietro Mascagni tenta una strada nuova e diametralmente opposta, scegliendo un soggetto da commedia borghese, quasi da operetta, con una storia esile, ai limiti del frivolo, tanto che Giuseppe Verdi si espresse in modo inequivocabile “…mai letto un libretto scemo come questo”.

E se ci si concentra sulla tenue vicenda, in effetti, si può comprendere il punto di vista verdiano. Non ci sono soprese, colpi di scena, la storia è semplice; questo idillio musicale è tutto incentrato su un modo ideale, bucolico, intimo, fatto di buoni sentimenti e tinte pastello, in cui il ricco dona ai poveri e si vive in pace e fraternità. Il tutto in una cornice agreste, tra fiori e frutti, sfondo ideale di innamoramenti e matrimoni, gestiti sapientemente dal rabbino David e finanziati generosamente dal ricco Fritz, il quale continua a professare la sua contrarietà al matrimonio, tanto da scommettere con David che mai convolerà a nozze, salvo, da lì a pochi minuti, capitolare davanti alla giovane e bella figlia del suo fattore, Suzel.

Prevale un clima di spensieratezza e i sentimenti di Fritz e dei suoi amici Federico e Hanezò non sono mai tali da sconvolgere o stupire l’ascoltatore abituato ai drammi del verismo e a quella poetica dei “vinti” che porta in scena passioni sconvolgenti e violente, gelosie, tradimenti e finanche la morte.

Eppure la musica di Mascagni ci racconta un’altra storia, che va al di là dell’apparente frivolezza e prevedibilità della trama. Ricca di melodie che spaziano dal leggiadro allo zigano, la musica mascagnana ci dice altro, trasportandoci in una leggiadria che non è mai superficialità, in una delicatezza mai stucchevole, in una tenuità mai manierata. Mascagni inanella melodie immediate e piene di appeal in una partitura che è ricca di trovate ad effetto, come le sviolinate zigane che segnano l’ingresso di Beppe, l’intermezzo seducente che strizza l’occhio al Sogno della Thais di Massenet e le pennellate raffinatissime dell’orchestrazione che dipingono un mondo arcaico, in cui si staglia la giovinezza per quella che dovrebbe essere: spensierata e incontaminata, capace di sentimenti veri, al di fuori di qualsiasi fissità legata alla differenza di classe, in una fluidità libera in cui zingari, contadini, orfanelli, ricchi, rabbini convivono in un modello di società ideale che sembra annientare il concetto stesso di classe sociale.

A 130 anni esatti dalla prima esecuzione, L’amico Fritz continua ad essere un’opera amata e rappresentata in tutto il mondo, perché non mette in scena una storia – e in questo tanto Verdi quanto Gavazzeni o Rubens-Tedeschi hanno sbagliato a cercarne una – ma uno stato.

Lo stato di una giovinezza che non si sporca, che sa vivere di fiori e di amicizia, che si arroga quel diritto meraviglioso di poter cambiare idea in un attimo. Per questo Gustav Mahler amava questa opera, perché aveva ben compreso che la sua forza non risiedeva nel racconto fiabesco, ma nella musica capace di parlare alla gioventù e della gioventù: quella gioventù che non dipende dall’età, ma che racconta uno stato, lo stato di chi vuole vedere una contadina sposare il suo padrone, vuole sperare nell’abbattimento delle divisioni di classe, al di fuori di qualsiasi stereotipo borghese, che sa usare le ciliegie come mezzo di seduzione o sa prendere sul serio la religione quanto basta, senza bigottismo.

Ma soprattutto una gioventù che si arroga quel meraviglioso diritto di poter cambiare idea in due minuti di musica, per dei fiori donati o per un sorriso sincero, con la libertà di cui la musica di Mascagni è raffinato esempio e modello eccelso.

Note di regia

I personaggi ottocenteschi di Suardon agiscono all’interno di un luogo atemporale, un palcoscenico sospeso nel tempo, immerso nella natura.

Tra le suggestioni e le storie che fluiscono nelle videoproiezioni, troviamo Fritz e i suoi amici, giovani scapoli, goliardi, amici dell’austero Rabbino David, portatore di una severa morale religiosa; Suzel la giovane figlia del pastore, timida, amante della natura. Questo mondo è abitato dagli artisti gitani, primo fra tutti Beppe, violinista amico di Fritz, che colorano e ravvivano le tiepide giornate di lavoro nei campi, evocate dal coro interno.

Con calore e toni delicati Mascagni racconta le vicende sentimentali dei protagonisti. Non ci sono nemici o tragici avvenimenti; l’unico turbamento alla vicenda non è altro che un equivoco.

Dall’atmosfera bucolica e astratta, ho voluto fare uno zoom sui sentimenti e sulla forte inquietudine dei due giovani innamorati, con i quali empatizziamo e siamo coinvolti. Chi non ha mai sofferto per amore? La musica mascagnana ci accompagna dalla dimensione quotidiana, leggera e ilare, alla tragedia dei sentimenti, per giungere al lieto fine e al trionfo dell’amore.

L’AMICO FRITZ

La vicenda

ATTO PRIMO. Fritz Kobus, giovane scapolo possidente, durante un allegro banchetto dichiara all’amico David, il rabbino, la propria avversione al matrimonio; anzi, è talmente sicuro di non sposarsi mai, che scommette con lui una delle sue vigne qualora avvenisse il contrario. Entra nel frattempo Suzel, la timida e riservata figlia del fattore di Fritz, che impressiona favorevolmente tutti i presenti. Durante la conversazione si ode un suono di violino: è lo zingaro Beppe, venuto ad elogiare la beneficenza di Fritz; successivamente Suzel si ritira, invitando quest’ultimo a visitare la fattoria dove ella risiede. Giungono ad allietare la compagnia i bambini del vicino orfanotrofio: anch’essi rendono festoso omaggio alle generose elargizioni di Fritz.

ATTO SECONDO. Nella fattoria Suzel sta raccogliendo le ciliegie. In visita ai suoi poderi, giunge Fritz: aiutando Suzel in quelle faccende, si sente conquistato dalla grazia della fanciulla. Ai due si uniscono, poco dopo, gli amici di Fritz, anch’essi in gita per i campi. Il giovane possidente, malcelando un certo imbarazzo, invita tutta la compagnia ad effettuare una passeggiata in calesse nelle sue terre; tutti accettano meno David. Questi, rimasto solo e dialogando con Suzel, si accorge che la fanciulla è segretamente innamorata di Fritz. David si impegna con se stesso a far sposare i due.

ATTO TERZO. Solo nella sua casa, Fritz si accorge di essersi innamorato di Suzel: si dispiace per averla lasciata sola alla fattoria senza un saluto. Pur soffrendo, invano confortato da Beppe, cerca comunque di ricacciare i pensieri d’amore. Sopraggiunge David, che comunica a Fritz le prossime nozze di Suzel: il giovane possidente rimane sorpreso e visibilmente seccato dalla notizia, assicurando che non concederà mai il suo assenso al matrimonio. Insiste, anzi, per avere un colloquio con Suzel, che, astutamente, il rabbino aveva già portata con sé. Rimasti soli, sarà lo stesso Fritz a dichiararle il suo amore ed a chiederla in sposa. David, rientrando, li trova abbracciati: al colmo della felicità dona la vigna, vinta con la scommessa, a Suzel come regalo di nozze.

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