Massimo Provinciali ricorda Gallanti, “l’uomo che amava i porti”
Livorno 9 gennaio 2020 – Il mondo dello shipping e Livorno piangono l’avvocato dei moli, spentosi stamani nella sua Genova dopo una veloce malattia. Il ricordo di Massimo Provinciali, segretario generale dell’AdSP del Mar Tirreno Settentrionale.
Massimo Provinciali, Segretario generale dell’AdSP del Mar Tirreno Settentrionale: ” Addio a Giuliano Gallanti L’uomo che amava i porti. Giuliano Gallanti è stato un protagonista della portualità italiana.
Primo presidente dell’Autorità portuale di Genova dopo la epocale riforma del 1994, chiamato quindi a gestire il passaggio dal vecchio al nuovo nel porto dove la presenza dei camalli non era solo una forza sociale, ma un vero e proprio simbolo, Gallanti raccolse da un lato l’eredità dell’ultimo presidente del Consorzio autonomo, Roberto D’Alessandro, anche lui singolarmente scomparso pochi giorni fa, dall’altro seminò le novità della riforma, lanciando un ponte verso il futuro.
Dopo Genova, è stata la volta di Livorno, scelto come presidente da un Ministro di destra (Altero Matteoli) e un Presidente di Regione di sinistra (Enrico Rossi), a testimonianza di come ne venisse da tutti apprezzata la competenza tecnico-professionale.
Tra i due incarichi nazionali, la presidenza di Espo, l’associazione europea dei porti marittimi, traguardi dove difficilmente si trovano italiani. Era un orgoglio accompagnarlo all’estero e vedere la familiarità con cui lo accoglievano i rappresentanti dei più grandi porti europei.
Carattere apparentemente burbero, a volte spigoloso ma in realtà dotato di grande sarcasmo ed ironia, intriso di rispetto per le istituzioni pubbliche e uomo di grande lucidità e di grande visione strategica. Non a caso, i suoi primi pensieri, sia a Genova che a Livorno, furono rivolti a dotare i due porti di Piani regolatori che mancavano da anni (a Livorno dal 1953), consapevole del fatto che solo adeguati strumenti di pianificazione garantiscono l’accesso a risorse pubbliche e private.
A Livorno ha sposato con forza anche due progetti che non guardavano a mare, ma a terra: la trasformazione dell’Interporto Vespucci da soggetto immobiliarista a luogo per l’erogazione di servizi portuali alla merce, e le connessioni ferroviarie del porto con la rete tirrenica e la dorsale centrale, che oggi stanno diventando realtà, perché, secondo una citazione che amava ripetere, “la concorrenza tra porti comincia quando il contenitore è sbarcato in banchina”.
Grande passione per il lavoro, grande conoscenza dei temi portuali acquisita sul campo, grande attenzione per i lavoratori, come era naturale per un uomo della borghesia, ma formato ai valori della sinistra operaia, uno di quelli che alcuni stupidi chiamano “radical chic”. Ma anche uomo di grande cultura e larghe vedute. I miei ricordi dei sei anni passati insieme sono pieni di cene in cui, dopo una giornata passata in ufficio, era assolutamente proibito parlare di lavoro. E allora si spaziava dalla letteratura al cinema francese, che adorava, dal calcio degli anni ’60 (rivendicava di essere stato un’ala destra di valore) al suo grande amore, insieme ai porti: la storia politica d’Italia, con aneddoti, riflessioni, e ancora una volta, l’amarezza per non trovare oggi uomini con la “visione” sul futuro.
Battagliero, ma con intelligenza, a volte irascibile ma col pallino della mediazione e del bene comune, Gallanti ha nel tempo espresso la sua autorevolezza senza schiamazzi, anzi col senso di riservatezza proprio della sua terra d’origine e quando parlava non era mai per dire banalità, ma spesso per indicare la luna mentre altri guardavano il dito”.