Medì Livorno, diffuso un appello per la pace e per un futuro di speranza: ecco i sei punti decisivi
Medì a Livorno, Andrea Riccardi: “La vittoria postuma di Francesco Non è né ingenuità né disfattisimo dire no alla presunta ineluttabilità della guerra”
Un grande applauso dalle città del Mediterraneo al Papa scomparso
Livorno, 4 maggio 2025 – Medì Livorno, diffuso un appello per la pace e per un futuro di speranza: ecco i sei punti decisivi
Dire no all’ineluttabilità della guerra non è un’ingenuità né una forma di disfattismo. La parola di Papa Francesco “è importante in un mondo dove c’è un regresso delle tensioni unitive”, spiega Andrea Riccardi, storico e fondatore di Sant’Egidio, a Medì, che riunisce oggi e domani a Livorno i testimoni delle città del Mediterraneo su iniziativa della Comunità. “Il colloquio diplomatico – ha sottolineato Riccardi – ha bisogno di riservatezza”, “non dell’uso della violenza verbale” che si è vista poco tempo fa contro il presidente ucraino. Ma “l’incontro davanti alla bara di Francesco è stata la vittoria postuma del Papa morto”. Aveva ragione Papa Francesco: “Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato”. Quando la guerra è pensata come naturale allora essa si eternizza e imprigiona popoli interi. No al riarmo, con una particolare preoccupazione di Riccardi per la Germania dove la formazione di destra estremista Afd rappresenta un quarto dell’elettorato.
Se la guerra è pensata come naturale allora non finisce e la guerra imprigiona i popoli. Dopo l’89 e la scomparsa progressiva dei testimoni della seconda guerra mondiale, “il cui racconto faveva parte della storia delle famiglie”, “si è logorato il senso drammatico della guerra”. E prevalsa “ l’immagine tecnologica della guerra pulita”, che è invece ancora più sporca e colpisce i civili. E’ il terreno su cui si sviluppano fake news. La guerra dei russi in Ucraina doveva durare pochi giorni e si è visto cosa è successo.
I presenti al Teatro Goldoni, pieno di persone, insieme ai relatori intervenuti nella prima giornata di convegno, hanno attribuito un grande applauso alla memoria di Papa Francesco, e sottoscritto un appello per la pace che sarà diffuso a Livorno, Barcellona, Beirut, Genova, Lampedusa, Odessa, Trieste e Malta.
I rappresentanti delle città del Mediterraneo hanno individuato sei punti sensibili e decisivi per il futuro di tutti e rivolto un appello per la pace. Come uomini e donne del Mediterraneo chiedono: l’avvio di trattative che possano portare a soluzioni giuste e durature, laddove c’è un conflitto; il rispetto per ogni individuo, per ogni comunità, per ogni fede, affinché possa vivere nella libertà, nella dignità e nella sicurezza; l’impegno a promuovere il dialogo interculturale e interreligioso, per rafforzare i legami di fratellanza e di comprensione reciproca; l’attenzione e la cura per l’ambiente e per il mare, che ci lega tutti e che costituisce un bene comune da preservare; l’apertura di corridoi umanitari o comunque di vie legali di ingresso e la semplificazione delle procedure necessarie a chiedere asilo, a trovare rifugio dai conflitti e dalla persecuzione; la lotta all’analfabetismo, la promozione della scuola e dell’istruzione, pubblica e gratuita, che è premessa di libertà.
L’appello è stato firmato da Khaled Rifai, architetto, di Beirut; gli storici Giovanni Brunetti, di Livorno, e Meritxell Tèllez, di Barcellona; l’antropologa Anastasjia Piliavsky, di Odessa; il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, il sindaco Luca Salvetti e il vescovo Simone Giusti; Pierangelo Campodonico, storico e direttore del Museo del Mare e del Museo delle migrazioni di Genova; Darya Majidi, imprenditrice, di origine iraniana e livornese di adozione; Vito Fiorino, l’artigiano di Lampedusa che ha tirato fuori dal legno delle barche dei naufragi, molte vite e la croce del Mediterraneo; Maria Quinto, responsabile per Sant’Egidio, dei ‘Corridoi umanitari’ che da Beirut hanno portato in Europa, attraverso una via legale e sicura, migliaia di profughi dalle guerre odierne; Pietro Spirito, giornalista e scrittore di Trieste, e Manuel Delia, giornalista, di Malta.
Nel suo saluto iniziale il vescovo di Livorno Simone Giusti ha parlato di “Mediterraneo che continuerà ad essere cimitero a cielo aperto se non si innestano nuove pratiche politiche, per ingressi legali e protetti, con corridoi umanitari di cui Sant’Egidio è stata antesignana”. Da Giusti la proposta di un a Conferenza episcopale del Mediterraneo “anche per uno sguardo su chi parte e su chi sta arrivando. La speranza è liberazione dalla moderna schiavitù, è l’arrivo umano in una nuova terra promessa”.
Il Sindaco Luca Salvetti ha sottolineato come “sono possibili percorsi di costruzione e resilienza. Livorno in questi due anni lo ha dimostrato come città civile dell’accoglienza, con una risposta forte e di buon senso a chi ha sostituito il dialogo con la prevaricazione”.