Medicina Democratica: Covid, il punto della situazione in Toscana
Toscana (Livorno) 17 aprile 2020 – Medicina Democratica:Covid, facciamo il punto in Toscana
il 14 aprile è stato pubblicato da ARS un Rapporto sull’andamento del Covid in Regione Toscana. Ripercorriamolo insieme, in sintesi.
“I primi due casi positivi al Covid-19 in Toscana si sono registrati il 25 febbraio. Da allora l’epidemia nella nostra regione è cresciuta con un ritmo mediamente inferiore a quello osservato nelle regioni d’Italia più colpite (Lombardia, Emilia-Romagna in primis).
Al 13 aprile in Toscana sono stati identificati 7.390 residenti positivi al Covid-19, pari a 198 casi ogni 100mila abitanti. Tra i positivi i deceduti sono 513 (più 5 residenti fuori regione registrati sul nostro territorio), pari al 6,9% dei positivi totali e 615 i guariti (346 clinici e 269 virali), da qualche giorno il numero dei guariti supera stabilmente quello dei decessi.
L’andamento dell’epidemia non è uniforme nel territorio, stiamo infatti osservando alcune differenze a livello provinciale. Massa e Carrara e Lucca hanno mostrato finora un trend di crescita più rapido rispetto alle altre, mentre le Province meno colpite sono quelle di Livorno e Arezzo (Figura 1).”
Fin qui gli infettati, per la mortalità invece ci sono delle differenze da notare1.
“L’attuale tasso di mortalità grezzo per Covid-19 in Toscana è pari a 13,8 per 100mila abitanti. Al momento, complici le differenze temporali nell’evoluzione dell’epidemia, si tratta di un valore decisamente inferiore a quello osservato in Lombardia (108 per 100mila), Emilia-Romagna (58,6 per 10mila) e in molte altre regioni italiane.
L’andamento provinciale dei decessi risente ovviamente di quanto osservato per i contagiati totali. La provincia di Massa e Carrara è quella maggiormente colpita. Trattandosi di stime grezze basate su numeri assoluti è possibile che le differenze osservate dipendano in parte anche dalle diverse caratteristiche anagrafiche (età e genere) che le popolazioni di contagiati a livello provinciale potrebbero avere tra loro. Come per i casi, sono i territori delle province a Sud della Toscana (Siena, Arezzo e Grosseto), ad avere tassi di mortalità più contenuti.”
Nella tabella in testa a questo articolo, risulta invece la provincia di Pistoia quella messa peggio, con un tasso di”letalità” per 100 casi di infettati più alta, seguita da quella di Massa Carrara e da quella di Livorno. Le province di Arezzo, Siena e Grosseto sono invece quelle messe meglio, come ci si poteva aspettare. Una prima conclusione che si può trarre da questi dati è che il Covid uccide di più nelle province più inquinate, due su tre delle quali sedi di SIN (Massa Carrara e Livorno), mentre uccide di meno nelle province meno inquinate (AR, SI, GR)2
ARS scrive di “tasso grezzo”, cioè non aggiustato per età, mentre sappiamo da altre fonti che l’età media dei decessi per Covid in Toscana è di 84 anni.3
il concetto delle province più o meno inquinate è indirettamente confermato in questo passaggio del rapporto ARS: “La letalità nella nostra regione si aggira intorno al 7%, poco più della metà rispetto alla media nazionale (12,8%). Se guardiamo all’andamento per ASL, la Nord-Ovest ha la letalità più alta, seguita dall’ASL Centro e dalla Sud-Est: in queste due ASL la crescita sembra parzialmente rallentata negli ultimi giorni, mentre la Nord-Ovest è tornata a crescere.”
Come si sa l’ASL nord-ovest è quella che comprende i due SIN di MC e LI, mentre l’ASL Centro comprende Pistoia.
l’importanza di effettuare tamponi in massa
Scrive ARS:” Nel corso dell’epidemia i criteri di esecuzione dei tamponi ai soggetti sintomatici e non, e ai loro contatti, sono cambiati, con un progressivo aumento del numero di medio di tamponi giornalieri effettuati, passati da 400 ai più di 3000 medi delle ultime settimane.
Questi cambiamenti possono ovviamente influire sul numero di nuovi casi positivi individuati ogni giorno, con più test aumenta la probabilità di intercettare casi positivi nella popolazione.
Osservando il grafico in figura 4, sembra che stia aumentando la capacità di individuare casi positivi con uno stato clinico più lieve, trattabile quindi a domicilio, rispetto a quelli individuati nella fase iniziale dell’epidemia.”
Individuare lo “stato clinico più lieve” è la pista giusta per salvare più vite possibili.
Scrive al proposito Repubblica del 14.4.20:” Con oggi si è raggiunto quota 82.269 per i tamponi eseguiti complessivamente dagli operatori sanitari dedicati, 2.404 i tamponi analizzati nelle ultime 24 ore.” A questo ritmo, ci vorrebbero 1540 giorni per fare il tampone a tutti i toscani, decisamente troppo tempo. Ma anche ricucendo il tampone alla platea di prima linea (operatori sanitari, forze dell’ordine, cassiere dei supermercati e simili, RSA) valutabile in 300.000 persone, ci vorrebbero 125 giorni, troppi.
La risposta del sistema ospedaliero toscano
Afferma il Rapporto ARS: “Tutti gli ospedali toscani sono stati riorganizzati e suddivisi in: ospedali Core (principalmente dedicati a Covid-19) di tipo A; 2) ospedali Core tipo B; 3) ospedali No Core.
Ospedali Core tipo A. Sono le tre Aziende ospedaliero-universitarie di Careggi, Pisa e Siena, che garantiscono il maggior numero di posti letto di Terapia intensiva e specialità non presenti in altri presidi.
Ospedali Core tipo B. Al pari del tipo A, garantiscono immediatezza e adeguatezza della risposta per tutte le patologie (reti tempo dipendenti, per patologie come ictus, infarto, ecc.) e hanno un numero di posti letto di terapia intensiva tale da creare un’unità Covid riservando anche posti letto Non Covid.
Ospedali No Core. Sono quelli senza o con pochi posti letto di terapia intensiva che non devono ricoverare i pazienti con Covid-19. Si tratta di numerosi ospedali pubblici e di tutte le case di cura private.”
E aggiunge: “Per la regione nel suo insieme, in questa fase dell’epidemia, la percentuale di ricoverati è del 19,3%, di questi il 17,4% necessita di cure intensive. Il comportamento riscontrato tra le diverse Aree vaste della regione differisce sensibilmente per incidenza, velocità della crescita della curva epidemica, percentuali di ricoverati e proporzione dei ricoveri in area intensiva. Le ragioni di queste differenze sono probabilmente molteplici: struttura demografica della popolazione, densità abitativa, tempo d’insorgenza dei primi contagi, organizzazione della rete ospedaliera e territoriale, criteri per l’indagine epidemiologica.”
Ed ancora:” Le percentuali di pazienti ricoverati e la proporzione di quelli in Terapia intensiva varia sensibilmente nelle tre aree: in questa fase dell’epidemia i valori osservati al 13 aprile sono rispettivamente 21,6% e 16,8% per la Centro; 14,7% e 22,2% per la Nord-Ovest; 13,3% e 21,4% per la Sud-Est.”
Ed infine:” Focalizzando l’attenzione sui posti letto di Terapia intensiva, i letti occupati rispetto alla capienza massima (cioè letti intensivi disponibili sommati a quelli attivabili entro 48 ore, definiti “Impegno su surge capacity”4) varia da 22,9% (ospedali della ASL Sud-Est) a 77,3% (AOU Careggi). L’impegno su surge capacity complessivo regionale è 47,7%. Il dato riportato è aggiornato al 13 aprile.”
Tutto bene quindi ? Secondo noi no: i 513 morti al 13.4.20 non potevano essere meno numerosi ? invece aumentano a 551 i morti al 15.4.20 (più 38 in due giorni) , mentre i contagiati aumentano a 7.666 alla stessa data (più 276 in due giorni)5.
In conclusione, per ora: più tamponi almeno per le prime linee, meno inquinamento per tutti”.
Maurizio Marchi per Medicina democratica