Moby Prince: “la nebbia un’invenzione”
la verità dopo 26 anni. Conclusi i lavori della Commissione di Inchiesta, il 18 la relazione finale
Dalla Commissione d’inchiesta (presieduta da Silvio Lai del Pd) viene fuori che le indagini sono state superficiali e le conclusioni poco fedeli alla realtà dei fatti. La relazione finale sulle 72 audizioni fatte in 25 mesi di lavoro verrà presentata il 18 gennaio 2018. Oltre alla questione della nebbia ci sono altri passaggi che consentono di riscrivere la storia e che lasciano aperta l’ipotesi di una imminente trasmissione degli atti alla procura per sollecitare l’apertura di una nuova inchiesta.
La presenza della nebbia come causa della collisione
E `fondamentale appurare con precisione se al momento e nell’area dell’impatto si sia verificato il fenomeno della nebbia di avvezione e se tale fenomeno possa essere qualificato come causa o concausa della tragedia.
E` necessario, a tale proposito, valutare con attenzione i riscontri meteo provenienti da piu` enti e contestualizzare con precisione area e orari in cui si e` verificato il fenomeno della nebbia di avvezione, al fine di evitare giudizi non circostanziati e di prendere in considerazione tale fenomeno in orari e in spazi di mare che non interessarono la collisione.
Da alcune comunicazioni radio, a cominciare da quella famosa frase lanciata dalla petroliera nei momenti successivi all’impatto:«Livorno ci vede, ci vede con
gli occhi», appare difficilmente proponibile l’ipotesi di una riduzione della visibilita` in tutta la rada di Livorno nelle ore della tragedia.
Agli atti e dalle testimonianze che hanno arricchito il quadro della tragedia nel corso degli anni, ci sono anche le comunicazioni da un aeromobile in atterraggio
a Pisa che vede distintamente l’area del disastro pochissimo tempo dopo la collisione tra le due imbarcazioni.
Lo stesso «video D’Alesio», ripreso pochissimo tempo dopo la collisione da una telecamera amatoriale da un’abitazione che si affaccia lungo la rada, mostra un’immagine chiara della scena che rende dubbiosi riguardo l’ipotesi della nebbia.
Su questo argomento la Commissione ha avanzato precise domande agli auditi e in primo luogo agli ufficiali dell’Agip Abruzzo. Stante quanto premesso, sebbene non tutte convergenti, le ricostruzioni dei marittimi della petroliera sulla presenza di nebbia in rada consentono di ridimensionare sensibilmente, finanche ad escluderla, la rilevanza di tale fenomeno.
E ` stato riportato che intorno alle ore 22,25 nei pressi della petroliera la visibilita` era buona e che si vedeva l’agglomerato di luci della citta`. Si
tratta di conferme di constatazioni qualificate avute dalla Commissione nella prima fase dell’inchiesta (Gentile, Avvisatore marittimo, Thermes e Olivieri, cadetti dell’Accademia navale di Livorno all’epoca dei fatti).
La presenza di nebbia e` riferita da alcuni ufficiali della petroliera come nebbia a banchi, che attraverso`, nella giornata del 10 aprile, la coperta, sorgendo improvvisamente, ma senza chiudere del tutto la visibilita`della rada.
Alla luce di dichiarazioni acquisite anche nel primo ciclo di audizioni e di altri dati raccolti dalla Commissione, si puo` affermare, in misura maggiore di quanto fatto nella prima relazione, che i fenomeni nebbiosi, avvertiti dal personale della Capitaneria di porto e da alcuni marittimi della petroliera, avrebbero semmai interessato solo alcune, limitate porzioni di mare e per periodi di tempo circoscritti, senza determinare un’immediata e totale riduzione della visibilita` sull’intera area del porto e della rada.
Si aggiunga che molti dei testimoni presenti sullo scenario identificano il fenomeno come fumo. Rolla, ad esempio, ricorda la nebbia salire rapidamente come fosse fumo dall’aletta della petroliera mentre era di guardia.
La stessa repentinita` del fenomeno nebbioso tenderebbe ad escludere un’assenza totale di visibilita` su un ampio spazio di mare e per un rilevante periodo di tempo.
Appare pertanto improbabile, alla luce delle dichiarazioni rese alla Commissione e del materiale raccolto, ricondurre le cause della tragedia alla presenza di nebbia.
Gli auditi hanno ribadito che, pur con una scarsa visibilita`, dal traghetto avrebbero potuto vedere a occhio nudo, e non solo con la strumentazione di bordo, la petroliera all’ancora e di conseguenza avrebbero potuto porre in essere le condotte necessarie per evitare l’impatto.
Il radar
Uno dei punti controversi relativo a quanto accaduto a bordo dell’Agip Abruzzo riguarda lo stato delle apparecchiature radar. Rolla, ufficiale di guardia quella sera, ha sempre affermato di aver tentato di accendere il radar quando si rese conto della nebbia. Il secondo ufficiale, Elio Pavanetto, ha richiamato la presenza a bordo dell’Agip Abruzzo di un GPS sempre acceso che sarebbe stato di grande ausilio.
Gli ufficiali della petroliera hanno confermato non solo la necessita` di prestare costante attenzione al radar, ma anche la presenza a bordo e l’utilita` di un GPS che rimaneva sempre acceso.
Sempre secondo gli ufficiali della petroliera, il radar, se opportunamente impostato, avrebbe dato segnalazioni acustiche all’avvicinarsi di una nave. E` stato precisato che gli ufficiali di bordo hanno il dovere di servirsi delle strumentazioni elettroniche secondo precisi protocolli.