“Modigliani ebreo livornese”, il programma di oggi
Al museo di storia naturale di Villa Henderson in via Roma, dalle 10 alle 17
Livorno, 22 gennaio 2020 – Oggi seconda e ultima giornata del convegno che si è aperto al Museo di Storia Naturale, in una sala strapiena, sul tema “Modigliani ebreo livornese. Storia familiare e formazione di un genio”.
La due giorni – 22 e 23 gennaio- come ha detto in apertura l’assessore Simone Lenzi, è tesa a dimostrare che “lo sguardo che Modigliani porta a Parigi si è formato a Livorno”. Un tema, quello di Modigliani giovane ebreo a Livorno, quasi mai affrontato seriamente.
In questi due giorni, grazie a prestigiosi contributi, si vuole dimostrare che Modigliani è diventato quello che è diventato anche grazie alla sua formazione di ebreo nella comunità ebraica livornese e più in generale nella comunità di Livorno, che ha una storia unica e particolare, un passato di città moderna, cosmopolita, crocevia di genti e culture diverse.
Nella prima giornata, prima degli interventi, coordinati da Paolo Edoardo (Pardo) Fornaciari, il presidente della Comunità ebraica di Livorno Vittorio Mosseri ha espresso apprezzamento e gratitudine all’Amministrazione Comunale di Livorno per aver oganizzato la mostra “Modigliani e l’avventura di Montparnasse” al Museo della Città, e il convegno di questi giorni per il centenario di Modigliani. Un lavoro – ha sottolineato Mosseri -che ha riportato Livorno al centro dell’attenzione italiana e internazionale. Grazie per aver riportato a Livorno Modigliani, un figlio prediletto di questa città, frutto e risultato delle leggi Livornine che, grazie all’avvedutezza dei Medici, consentirono agli ebrei di dare il proprio contributo alla società, in un contesto non pericoloso, in maniera serena.
Ariel Toaff , professore emerito presso l’Università Bar-Ilan di Ramat Gan (Tel Aviv) dove ha insegnato Storia del Medioevo e del Rinascimento, è partito dalle notizie sul Bar mitzwah di Amedeo Modigliani, avvenuto il 10 agosto 1897 a Livorno. Il Bar mitzwah è la cerimonia al Tempio che rappresent il momento in cui un bambino ebreo raggiunge l’età della maturità (13 anni ). Questo per provare che Amedeo giovanissimo conosceva la lingua e grammatica ebraica. Quindi si è addentrato su un affascinante excursus sul misticismo che permeava la cultura e formazione religiosa degli ebrei livornesi. Con interesssanti cenni sulle origini della famiglia Modigliani.
Marc Restellini, critico d’arte e presidente dell’omonimo istituto, nella sua lunga prolusione ha mostrato una serie di dipinti e disegni di Amedeo Modigliani nei quali sono evidenti riferimenti alla religione ebraica, a partire dal conosciutissimo ritratto di Chaim Soutine: le mani del pittore e amico di Modigliani sono nella posizione della benedizione di Choen (il choen è una figura religiosa preposta all’esercizio del culto), l’opera è intrisa di misticismo, a testimoniare la formazione di Modigliani, all’interno del giudaismo, rivendicata con orgoglio dall’artista in un clima parigino fortemente antisemita.
Anche nel ritratto di Paul Guillaume , mercante di Modigliani, ci sono elementi cabalistici.
Restellini si è detto colpito dall’aver scoperto che “Modigliani aveva un rapporto con l’ebraismo più forte di quello che siè sempre pensato. E anche che l’ebraismo livornese aveva caratteristiche uniche e originali, a partire da una lingua propria, il bagitto. Quindi è importante parlare di Modiglianinon solo come artista ebreo, ma ebreo livornese”
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Nel pomeriggio il collezionista di foto di Livorno dell’800 ha fatto un esame iconografico delle foto giovanili di Modigliani:dal piccolo Amedeo in collo alla balia (ma qualcuno ipotizza fosse la madre), fino a quella più iconica di Modigliani nelle vesti di artista bohemienne, bello e spavaldo camicia con fiocco al collo, sigaretta in mano e una gamba appoggiata su uno scalino. E’ la foto, scattata da Salvini di Firenze, che aveva donato poi in Feancia con dedica all’amata Jeanne.
Quindi il genealogista Matteo Giunti ha ripercorso la livornesità dei genitori e degli antenati di Modigliani, mostrando documenti interessantissimi sia sul ramo Garsin (quello della madre Eugenia) e quello del padre Flaminio.Giunti ha presentato una selezione di documenti riguardanti le famiglie Modigliani e Garsin che fanno parte di un progetto più ampio di ricostruzione della rete prosopografica di queste famiglie. “L’elevato numero di inesattezze ed errori riportati da quasi tutte le biografie, a partire dai lavori di Jeanne Modigliani fino agli ultimi pubblicati, ha reso necessario il ritorno alle fonti documentarie primarie. Non è stato mai realizzato, inoltre, un lavoro di critica sul diario e sulle note storiche di Eugenie Garsin che questo studio è propedeutico a realizzare.”
Una “chicca” l’intervento della professoressa Maria Antonietta Monaco che nell’archivio polveroso del liceo classico Is Niccolini Palli (gà Niccolini Guerrazzi) ha rintracciato le pagelle del giovanissimo Amedeo, prima che lasciasse gli studi ginnasiali per dedicarsi esclusivamente al disegno e alla pittura sotto la guida del pittore Guglielmo Micheli, già allievo prediletto di Giovanni Fattori. Dai documenti è emerso che Modigliani ha avuto una vita scolastica regolare dal 1893 al 1898, il suopercorso scolastico non è stato accidentato ccome narrano le biografie. “”Non so cosa possa cambiare nella storia dell’arte, quello cheè certo che non è stato un bohemienne fin da ragazzino, ma ha avuto un percorso scolastico e la solida formazione umana e culturale del liceo classico che si è portato dietro”. Le pagelle si possono ammirare alla mostra allestita allo stesso istituto scolastico Niccolini Palli di Livorno.
Infine Pardo Fornaciari, curatore del convegno, si è concentrato sulle parole giudaiche, o meglio, quel misto di giudaico-livornese che fa un po’ idioma a parte degli ebrei livornesi » come scriveva la moglie Vera Funaro descrivendo lo stile di Giuseppe Emanuele Modigliani in un libretto introvabile che meriterebbe una riedizione, Dietro la facciata di un combattente.
“Grazie a quest’ultimo, al diario manoscritto della madre di Modigliani Eugenia (in cui si leggono due interventi del piccolo Dedo) ed alcune lettere tratte dall’Archivio Centrale dello Stato si è potuto appurare che nella famiglia Modigliani era abituale comunicare in bagitto, parlata giudeolivornese dai contorni sfuggenti, relitto linguistico che sopravvive a fatica, solo di recente studiato con approccio scientifico. Dimostrando che a Livorno non solo c’era un giudeo parlare, ma un giudeo pensare. Nel corso della comunicazione Pardo Fornaciari ha dato conto della scoperta di vari termini sconosciuti sino ad ora, e proiettato riproduzioni inedite di manoscritti.
IL PROGRAMMA DI GIOVEDI’ 23 GENNAIO
10.00 Tavola rotonda: Dora Liscia (UNIFI) , Marc Restellini, Asher Salah (Bezalel Institut Jerusalem): Arte ebraica, artisti ebrei. Fissazione dei concetti, nuove suggestioni
11.30 Discussione
13.00 Pausa pranzo
15.30 Furio A.Biagini – UNI.Salento – Lecce : Luzzatto, Benamozegh, Mortara: il dibattito attorno al «caso» livornese
16.00 Marco Cassuto Morselli -Amicizia Ebraico-Cristiana – Il pensiero di rav Elia Benamozegh
16.30 Clémence Boulouque – Columbia U. New York: Modigliani et la kabbale
17.00 Discussione