Dopo un primo momento di sbigottimento e delusione, gli operatori della Venezia riuniti sotto l’egida della associazioni di categoria prendono la parola e tornano sul tema della movida in Venezia.
La missiva fatta pervenire al sindaco Luca Salvetti dipinge uno scenario che colpevolizza genericamente i locali in Venezia e li rende responsabili di tutto ciò che accade nel quartiere sia durante il loro orario di apertura che molte ore dopo: il che dovrebbe invece far riflettere sul fatto che comportamenti irrispettosi del quieto vivere nonché danni a cose e luoghi sono compiuti da persone che frequentano il posto non dai clienti dei locali.
“Le imprese, che non lo dimentichiamo mai sono luoghi di lavoro (lo creano non solo ai titolari ma anche e soprattutto ai loro dipendenti)” affermano “in buona parte sono esse stesse vittime, teniamo presente che le attività del quartiere sono nella gran parte ristoranti con una clientela di età matura, che ha orari che poco hanno a che fare con la movida notturna e che per l’una sono già belli e chiusi ma che al mattino seguente trovano sporco, deiezioni e danni come i residenti”.
“Inoltre” aggiungono “anche quei locali che definiamo notturni non possono essere considerati responsabili di pratiche, messe in atto da determinate persone, che alla base hanno solo la maleducazione e la certezza della mancanza di controlli e sanzioni. La Venezia è il quartiere storico più vivo della città, amato dai livornesi tutti e sempre di più anche dai toscani che volentieri la scelgono per la veracità del luogo e per l’alta concentrazione di attività dove è possibile gustare piatti tipici, fare due passi lungo i fossi o terminare una serata passata in città” continuano “da questo punto dobbiamo partire per definire un percorso comune che consenta di gestire una sfida che parla di turismo, di sviluppo economico e di rispetto reciproco ma anche di regole da far rispettare a chi le infrange – non saremo noi a tirarci indietro ma se ci sono comportamenti scorretti vanno attenzionati”.
“Vogliamo pensare che la chiusura alle 23.30 sia una mera provocazione (nemmeno i ristoranti sarebbero in grado di rispettarla: chi è che non va al ristorante, dopo un cinema o un aperitivo, ben oltre le 21.30 ?!) ma non per questo non chiudiamo alla possibilità ad esempio di attivare, in collaborazione con l’amministrazione, campagne di sensibilizzazione sul tema dell’inquinamento acustico oppure di studiare con AAMPS la possibilità di pulizie straordinarie notturne durante il fine settimana o di punti raccolta ad hoc per vetro sempre nei giorni di massima affluenza” concludono “ma dev’essere chiaro anche che non si possono addurre ai locali tutti i problemi che attanagliano il quartiere – la Venezia si riqualifica tutti insieme o non lo si fa affatto”.
Nel gomitolo di sensazioni e problemi che si rincorrono – non ultimi segnali inquietanti di atteggiamenti aggressivi nei confronti di singoli imprenditori – trovano spazio temi come la mobilità e la sosta, la perimetrazione dell’area per attivare forme di sostegno all’insediamento di attività commerciali extralimentari che portino presenze integrative di quelle notturne e un sistema di controlli efficaci e tempestivi su quei frequentatori della Venezia che assumono comportamenti lesivi del diritto al riposo: per questo Confesercenti e Confcommercio attendono da Sindaco e Assessori apposite convocazioni.