Cronaca 23 Marzo 2025

Neet o hikikomori, Livorno Civica: “Li ascolteremo direttamente a casa loro”

Neet o hikikomori, Livorno Civica: "Li ascolteremo direttamente a casa loro"Livorno 23 marzo 2025 Neet e hikikomori, Livorno Civica: “Li ascolteremo direttamente a casa loro”

Disagio Giovanile, l’intervento di Stefano Romboli (Livorno Civica)

Prevenzione e Contrasto al Disagio Giovanile 

Il Comune di Livorno da tempo è impegnato a costruire e realizzare diverse occasioni, anche istituzionali, sul territorio.

Pensiamo al Tavolo delle Politiche Giovanili, al Consiglio Comunale dei Giovani, all’ampliamento ai sedicenni del voto e della possibilità di essere eletti ai Consigli di Zona, ai Patti di collaborazione per l’amministrazione condivisa dei beni comuni urbani aperti anche ai più giovani.

Presto avremo anche il nuovo strumento della Consulta Giovanile che sostituirà il Consiglio Comunale dei Giovani e il Tavolo delle Politiche Giovanili, cercando di migliorare e promuovere ancora di più e meglio la partecipazione e il protagonismo dei più giovani, anche in relazione agli “hub giovani” (luoghi sul territorio già attivi, frequentati o gestiti dai giovani) per una programmazione migliore e per sperimentare occasioni e momenti di incontro, aggregazione, crescita, progettualità.

Sono strumenti utili, opportunità per quei giovani già “attivi” o che hanno voglia e motivazioni per dare contributi e iniziare esperienze e percorsi di cittadinanza attiva, di aiutare le stesse istituzioni a comprendere di più e meglio le loro idee, i loro bisogni e le loro aspirazioni.

La creazione e il rafforzamento di questi strumenti è solo utile e fecondo.

Fondamentale per sviluppare strategie e progetti organici che mettano al centro la necessità di ridurre il rischio di aumentare il numero di giovani vittime di forme più o meno gravi di disagio psicologico e di estraniamento dal mondo e dalla nostra stessa città.

I dati e gli esperti da tempo evidenziano la gravità della situazione che coinvolge anche la nostra città: un giovane su tre è in una situazione di disagio psicologico. Forme di dipendenza, di depressione, di ansie sempre più variegate e accentuate che contribuiscono a marginalizzare e a isolare molti giovani, sempre più in età precoce.

Ci riferiamo a una moltitudine di ragazzi e ragazze che sono invisibili ai radar dei servizi sociali, delle istituzioni, delle organizzazioni di volontariato, sportive, associative di vario tipo.

Molti di loro sono i cosiddetti neet o hikikomori: giovani senza motivazioni per studiare, per cercare lavoro, per uscire di casa e relazionarsi con il mondo esterno al proprio appartamento, spesso alla propria camera dove vivono ore e ore davanti agli schermi.

Per queste persone servono strategie, azioni e impegno al di fuori delle cassette degli attrezzi e dei percorsi, istituzionalizzati e no, portati avanti finora.

Serve una cabina di regia, possibilmente coordinata e progettata dall’Amministrazione Comunale, che comprenda il terzo settore e team di professionisti in grado di costruire approcci, metodi e sperimentazioni finalizzati a curare e intercettare queste persone che non frequentando i luoghi di aggregazione e socializzazione, pubblici o privati, non si vedono.

Molto importante sarebbe la formazione e il coinvolgimento di giovani animatori, mediatori, facilitatori come una volta erano i cosiddetti operatori di strada: adesso la sfida sarebbe quella di incontrare questi giovani direttamente nelle loro case.

Ovviamente anche per questo serve, adesso più che mai, favorire l’incontro con gli adulti, i genitori o chi ne fa le veci, e aiutare loro ad affrontare i disagi familiari e quindi i disagi anche dei figli.

Serve per questo rafforzare la rete di consultori e degli sportelli di ascolto, supporto e orientamento che già esistono sul territorio favorendo nuovi spazi, ovviamente senza costi per gli utenti, privilegiando i quartieri più a rischio e con presenza di maggiori situazioni di vulnerabilità socioeconomica. Pensiamo anche alle opportunità legate alle tante realtà del terzo settore, in particolare alle associazioni di volontariato che in alcuni casi già sperimentano da tempo sportelli in luoghi informali e conosciuti, riducendo i disagi, lo scetticismo e le difficoltà da parte degli utenti e delle famiglie di aprirsi e incontrare luoghi e persone non conosciute o comunque percepite come giudicanti e distanti.

La sfida coinvolge il presente e il futuro di Livorno, la stessa sostenibilità in termini di benessere e di sopravvivenza della nostra città, tenendo conto che i dati demografici indicano una città sempre più vecchia, sottoposta a un tasso di denatalità impressionate, con sempre meno giovani e attivi.

 

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