“Nel 2003 il Comune rischiò il fallimento per colpa della gestione di ASA”
Per evitarlo fu stipulato un mutuo con un derivato finanziario tossico, costato finora, soltanto di interessi, 13 milioni di euro. La denuncia di Nogarin e un’azione legale per annullarlo e recuperare 20 milioni
ASA, LIRI e il PD (prima PCI e DS). Una vicenda da sempre spinosa, iniziata nel 1997, culminata nel 2003 e poi proseguita fino ad oggi. Il PD è stato fondato solo nel 2007, ma i sindaci all’epoca erano Lamberti (PCI e DS), Cosimi I (DS) e Cosimi bis (PD). Raccontiamola con ordine, secondo quanto spiegato dal sindaco Nogarin, dopo la ricostruzione di atti e bilanci pubblici.
Dal 1995 al 2003, ASA – all’epoca totalmente pubblica – aveva accumulato debiti per 50 milioni di euro. A generare questa cifra erano stati una serie di fattori: il Comune che le aveva assegnato la manutenzione dell’illuminazione pubblica e del pronto intervento sulle strade, ma anche la creazione – da parte della stessa Asa – di una serie di società controllate, ciascuna con propri dipendenti, dirigenti e consigli di amministrazione. Sono gli anni, rimasti nell’immaginario livornese, dei viaggi a Cuba, veri o presunti. I dipendenti erano pagati mediamente “il 30% in più dei pari ruolo in Comune”.
A marzo 2003, la situazione è drammatica e Asa sottoscrive un finanziamento transitorio da 49,7 milioni di euro con Dexia Crediop, impegnandosi a coprirlo tramite l’emissione di obbligazioni (che non verranno mai emesse). Il 25 luglio, il Comune crea la LIRI (Livorno Reti e Impianti spa) nella quale conferisce il patrimonio di Asa, le reti del gas e del servizio idrico, gli impianti e pure il prestito ponte da 49,7 milioni.
Ed eccoci agli ultimi giorni del 2003: “Il Comune era sull’orlo del fallimento, del default – spiega il sindaco – Erano state contattate diverse banche, ma nessuna era disposta a farsi carico del debito, col rischio che i 50 milioni di euro ricadessero sul Comune, portandolo all’insolvenza. La difficoltà della situazione la si vede dalla data della sottoscrizione del nuovo finanziamento: 30 dicembre 2003″.
Il 30 dicembre 2003 LIRI rimborsa il finanziamento accendendone un altro da 45,5 milioni di euro. A luglio 2004, poi, la Giunta Comunale cede il 40% delle quote di Asa spa alla cordata AMGA, che poi diventerà IREN, per 9,2 milioni di euro. “Il socio privato si trova per le mani un’azienda snella, senza più un patrimonio immobiliare da gestire e soprattutto senza debiti, che erano stati spostati nella bad company creata appositamente, la LIRI” . Di quei nove milioni, cinque verranno poi utilizzati per ricapitalizzare l’Aamps. L’operazione passa nel relativo silenzio di giornali e televisioni locali.
Facciamo un salto in avanti di dieci anni
Siamo nel 2013, Rocco Martorano, amministratore della LIRI, riceve una comunicazione da Banca Intesa. All’interno di un documento riassuntivo, per la prima volta, si parla di un derivato “otc” (over the counter): un prodotto finanziario acquistato al di fuori del mercato regolamentato e potenzialmente “tossico”, quindi ad esclusivo favore della banca. Martorano scrive alla banca e chiede spiegazioni. Intesa risponde – il sindaco Nogarin e l’avvocato Paponi mostrano dei documenti a prova di ciò – dicendo che il documento è stato prodotto “per mero disguido”. A distanza di tempo però invia un altro documento alla LIRI dove segnala la presenza di strumenti “derivati”; la Banca d’Italia ne conferma l’esistenza. Quando accadono questi fatti, il sindaco Nogarin è stato appena eletto.
Il sindaco mette in liquidazione la LIRI e nomina l’avvocato Maurizio Paponi liquidatore. “Appena abbiamo appreso la gravità della situazione, ci siamo messi subito al lavoro per arginarla. Abbiamo dovuto lavorare in riservatezza per non esporre il Comune a rivalse finanziarie e preparare una contromossa. Non era possibile recedere dal finanziamento, perché era stata apposta e accettata una clausola di estinzione anticipata del costo di 13 milioni“. Accertato che era un derivato – spiega l’avvocato Paponi – abbiamo fatto stimare da Ifa Consulting il costo del derivato finanziario in termini di interessi. Ne è emerso che i costi del derivato sono stati di 13 milioni e altrettanti circa se ne consumerebbero da qui al 2023“.
La LIRI, sotto la gestione dell’Avvocato Paponi, chiede la rinegoziazione del mutuo, ma gli viene negata. “vista la posizione di chiusura degli istituti di credito ci siamo rivolti al tribunale di Roma chiedendo l’annullamento del derivato inserito nel contratto di mutuo, l’annullamento del contratto di opzione e della relativa commissione di estinzione anticipata. E abbiamo chiesto la condanna al risarcimento del danno subito”. La causa è adesso in discussione, le parti si sono costituite e il giudice a settembre dovrebbe decidere quali prove ammettere e quali testimoni sentire. “Si tratta di una delle prime cause di questo tipo in Italia“. Se la causa dovesse andare a buon fine, al Comune ritornerebbero in cassa circa 20 milioni di euro.
C’è poi il capitolo delle responsabilità.
“Chi è responsabile per l’indebitamento mostruoso di ASA che nel 2003 ha poi portato al mutuo da 45,5 milioni?
Perché all’epoca si sono trovati a un giorno dal default a contrarre un mutuo che non c’era tempo di controllare nei suoi particolari?
Perché nessuno fino al 2013 ha sospettato che nel contratto c’era qualcosa che non andava?”
Un responsabile civile non c’è più. Ormai sono trascorsi 10 anni e la responsabilità, se c’era, è prescritta.
Rimane una responsabilità politica, che il sindaco Nogarin imputa alla gestione della sinistra, all’epoca declinata come DS, oggi come PD: “Questa vicenda – conclude il sindaco – è uguale e precedente a quella di Aamps: negli anni passati le amministrazioni, pur di mantenere i conti del Comune in regola, non hanno esitato a utilizzare le municipalizzate come bancomat, spolpandole, riducendole sul lastrico, utilizzandole come strumenti di consenso e infine vendendole, ripulite, al miglior offerente. Noi invece stiamo provando a salvarle: con Aamps ci siamo riusciti. Ora stiamo seguendo un’altra strada per provare a limitare i danni fatti con Asa”.
Nello scontro a distanza tra M5S e PD (come erede dei DS), questo è il punto più alto e costituisce forse un punto di non ritorno.
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Alcuni numeri. Nel corso dell’incontro con la stampa, il sindaco Nogarin ha fornito alcune tabelle e dati. Eccone qui i punti salienti.
Anno 2002. Asa è controlla le seguenti società: Asa Impianti spa, Seam Spa, Asa Ozono Spa, Hydrasa Spa, Nuova Corallo, Asa Trade Surl, Asa Immobiliare Surl, Asa Estero e compartecipa: Giunti Carlo Alberto, Livorno Sport, Tirreno Acqua, Cispel Toscana Formazione Srl, Consorzio pro-Acqua, Consorzio Promo-Cuba, Energy Agency, Farmin, Sintesis, Consorzio Aretusa. Sempre nel 2002 conferisce le quote di comproprietà della Seas ad Asa Estero con una minusvalenza (rimessa) di 88mila euro.
Anno 2003. Asa Immobiliare viene trasformata in Microfin (per l’acquisto della società Cave di Campiglia spa nell’ambito di una procedura ufficiosa esperita da KPMG). Asa Estero spa, divenuta Santo Espirito surl viene ceduta per il 90% alla società olandese Shintoma BV a 15mila euro con rimessa di 131.900 euro. Nella lista delle controllate appare anche la Asa Cable. Viene altresì acquisito 1,53% di Olt Offshore (che poi verrà ceduto per un milione di euro l’anno successivo)
I dipendenti di Asa. Nel 2003 vi erano 493 unità di personale e 11 dirigenti (mancano i dettagli sulla ripartizione). Nel 2005 il personale era composto da 529 unità, delle quali 7 dirigenti, 16 quadri, 246 impiegati e 260 operai. Nel 2015 i dipendenti erano 486, di cui 7 dirigenti, 19 quadri, 253 impiegati e 207 operai.
Il mutuo Dexia Crediop. Stipulato a fine 2003 per 45,5 milioni di euro, al 1/07/2017 (14 anni dopo), la quota capitale rimborsata è di 14,1 milioni, mentre gli interessi pagati ammontano a 28,8 milioni. Rimangono da restituire 31,3 milioni di euro. Nei prossimi sette anni il mutuo costerà 15.655 euro al giorno.