No al Cubone: “Come si fa a definire un’area verde, un’area abbandonata? Quale concetto si ha del verde urbano?”
Il comitato NO CUBONE continua a pensare che la costruzione degli impianti sportivi in via San Marino sia una scelta sbagliata e risponde all’intervista del Sindaco fatta da alcuni giornalisti
Innanzitutto il progetto l’abbiamo chiamato CUBONE perché all’incontro con il Sindaco sono stati tecnici stessi che ci hanno fornito le misure: 40 metri per 40 metri di superfice quadrata che si alza per 10 metri. Vogliamo chiamarlo parallelepipedone?
Nel rendering apparso sulla stampa di oggi hanno fatto un tetto sporgente per movimentarlo un po’ ma il colpo d’occhio è quello: UN BEL CUBONE DI CEMENTO!
E alla Scopaia non siamo 6-7 persone a pensarla così, siamo veramente una “fazione” un bel gruppo di cittadini che hanno deciso di non subire questo progetto che ci è piovuto addosso senza il minimo coinvolgimento.
A detta del Sindaco, a Livorno, di impianti sportivi ne abbiamo tanti, ma abbiamo anche tante società sportive che evidentemente premono per avere spazi da gestire.
E subito sorge spontanea la domanda:
allora si vuole andare incontro alle esigenze dei cittadini della Scopaia o delle società sportive?
Ma ammettiamo che ci sia bisogno di spazi sportivi. Abbiamo fato adeguata manutenzione a quelli esistenti? Abbiamo fato una ricognizione degli immobili esistenti che potrebbero essere ristruturare e riqualificati a impianti sportivi?
Ma ammettiamo pure che ci sia la necessità di costruire un impianto nuovo. Dove lo vogliamo ubicare?
A detta del Sindaco in un’area abbandonata alla Scopaia.
Come si fa a definire un’area VERDE, un’area abbandonata? Quale concetto si ha del verde urbano?
Il verde urbano non è semplice decoro, il verde urbano è un fattore determinante per la qualità della VITA.
Un albero può assorbire di media fino a 20 KG di anidride carbonica all’anno e l’OMS raccomanda che i residenti urbani abbiano accesso ad almeno 0, 5 – 1 ettaro di spazio verde pubblico entro 300 metri dalla propria casa.
Quell’area è l’unica rimasta vergine dopo la cementificazione scellerata avvenuta con i quartieri Leccia-Scopaia-Nuovo Centro e serve anche da filtro in caso di precipitazioni che, con i cambiamenti climatici, sono sempre più brevi e intense e creano allagamenti in tuta la zona di via San Marino.
Si dovrebbe piantumare alberi in tuto il quartiere altro che costruire e impermeabilizzare il terreno! Cementificare non è certo il modo per rimettere in sesto un’area soggetta ad allagamento.
Inoltre, e non è cosa da poco, il finanziamento per 3,5 milioni di euro è per il CUBONE, cioè per il primo loto dei lavori, mentre l’area verde tanto decantata dal Sindaco, che dovrebbe sorgere intorno alla struttura, appare non ancora finanziata. E l’area dei cavalli, di cui parla è un’area privata dove, al momento ci sono 2 cavalli al pascolo.
Ma cementificare anche con bei progetti (non mettiamo in dubbio che sia una costruzione efficiente dal punto di vista energetico), e anche se sono infrastrutture, è deleterio.
La Commissione Europea considera il suolo come elemento vivo, connesso alla fertilità, all’equilibrio climatico, ai cicli vitali e ha posto il traguardo del consumo di suolo netto zero entro il 2050. Si trata quindi non più di porre un freno al vecchio meccanismo produttivo, ma di fare il salto verso uno sviluppo del territorio collegato alla logica dell’economia circolare.
E’ questo il modo per far crescere Livorno, per non far morire la città.
Invece di continuare un’espansione basata sulla sostituzione di aree naturali con asfalto e cemento occorre rilanciare, pensando a un riuso delle superfici già occupate migliorando qualità e funzionalità delle strutture esistenti.
Un salto che permetterebbe non solo di azzerare il consumo netto di suolo, ma di dare slancio all’economia e all’occupazione.
Parafrasando le parole del Sindaco “questo si che sarebbe vero buon senso!”.