Collesalvetti 12 Luglio 2019

NO di Legambiente Livorno alla “bio raffineria” ENI

Livorno – ” Legambiente Livorno si schiera contro il progetto della “bio-raffineria” ENI, presentato nei giorni scorsi in Regione, in quanto giudichiamo la strategia industriale che sostiene questo tipo di impianti profondamente sbagliata e dannosa per l’interesse pubblico e le comunità locali.

Innanzitutto non è ammissibile utilizzare termini come “economia circolare” o “carburanti da fonte rinnovabile”, quando in realtà non si propone altro che la termo-distruzione di rifiuti non riciclabili (o meglio, ritenuti non riciclabili o non correttamente differenziati) per produrre carburanti. Non c’è niente di circolare o rinnovabile in un sistema in cui un rifiuto, anziché essere riutilizzato o riciclato più volte, viene bruciato per produrre energia, carburante o altro: può farlo una sola volta, dopodiché i materiali che lo compongono sono persi per sempre.

Contestiamo anche la bella favola delle “zero emissioni”, visto che ci risulta impossibile, stante la validità della legge chimico-fisica della conservazione della massa (nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma), che un rifiuto possa “sparire” nel nulla o trasformarsi completamente in “bio” carburante. Appare evidente che qualunque sia il miracoloso brevetto acquistato da ENI, il suo sistema comprenderà emissioni in aria, acqua, scarti liquidi e/o solidi da smaltire in qualche modo (come? dove?).

Suggeriamo alla Regione Toscana di esercitare maggiore prudenza con programmi a lungo termine e progetti di mega-impianti: il loro precedente appoggio politico-amministrativo ad un altro progetto di ALIA (partner di ENI nella proposta di “bio” raffineria), cioè il mega-inceneritore di Case Passerini, alla fine è stato bloccato dal Consiglio di Stato ma ha comunque lasciato strascichi finanziari pesanti: la società di scopo costituita per progettare l’impianto adesso chiede alle amministrazioni il risarcimento di tutte le spese sostenute!
Lo stesso epilogo probabilmente si avrebbe se tra qualche anno la Regione dovesse cambiare nuovamente linea politica, abbandonando l’idea della “bio” raffineria per qualche altra ipotesi estemporanea.

Infatti le pubbliche amministrazioni non sono mai riuscite finora a stare al passo con l’evoluzione delle tecniche di raccolta dei rifiuti e delle tecnologie di riutilizzo e riciclo, dovendo rivedere più e più volte al rialzo gli obiettivi di raccolta differenziata e al ribasso le necessità di smaltimento del residuo indifferenziato.
Puntare sull’ipotesi di un flusso costante di centinaia di migliaia di tonnellate annue di rifiuti non riciclabili nei prossimi decenni, per alimentare un unico grande impianto di smaltimento in Toscana, rischia quindi di essere un clamoroso autogol.

Accentrare tutto lo smaltimento della regione in un solo impianto comporta anche il rischio che un futuro eventuale blocco dello stesso, per qualsiasi ragione, possa portare alla paralisi dello smaltimento dei rifiuti e ad una grave emergenza, come è successo in Campania 15 anni fa o attualmente a Roma e nel Lazio.

Proporre poi che sia Livorno a dover ospitare l’impianto ci sembra proprio un’idea malsana: in cambio di qualche decina (forse) di posti di lavoro (ne ha creati molti di più la raccolta porta-a-porta), la nostra città sarebbe il terminale di tutti i rifiuti non riciclabili della Toscana, mentre altri distretti – sicuramente meno stressati dal punto di vista ambientale e sanitario – si stanno accaparrando tutto il business del riciclo e della vera green economy. Livorno invece ha diritto e ha bisogno di nuove attività ad alto tasso di manodopera e basso impatto ambientale.

Se è sempre valido il principio, propugnato per decenni dalla Regione, dell’autosufficienza dei territori per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti, allora dev’essere l’area fiorentina a gestire i rifiuti indifferenziati prodotti nel proprio territorio, impegnandosi per ridurne la produzione alla fonte e per escogitare sistemi sempre più efficienti di riutilizzo e riciclo.
Caricare tutto sui treni e sui camion e poi bruciarlo nella raffineria di Livorno e nei serbatoi degli autoveicoli che utilizzeranno il “bio” carburante ci sembra proprio una soluzione poco “green” e molto furba”.

Lega Ambiente Livorno

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