Cronaca 3 Luglio 2025

Notti senza pace in Venezia, residenti allo stremo: “Non voglio cambiare casa, voglio dormire”

Notti senza pace in Venezia, residenti allo stremo: “Non voglio cambiare casa, voglio dormire”Livorno 3 luglio 2025 Notti senza pace in Venezia, residenti allo stremo: “Non voglio cambiare casa, voglio dormire”

Venezia livornese ostaggio della movida: il grido di una madre esasperata

Un quartiere vivo, sì, ma anche sfiancato. E se la bellezza della Venezia livornese incanta di giorno, di notte si trasforma in un incubo per chi ci abita. È il caso di una giovane madre, che con un lungo post pubblicato nel gruppo Facebook Vivi la Venezia ha dato voce a una frustrazione sempre più diffusa tra i residenti. Un grido sofferto, sincero, che non cerca polemiche gratuite ma un confronto reale, civile e costruttivo.

“Giugno è stato un incubo”, scrive, raccontando le notti passate a scegliere se soffocare col caldo o aprire le finestre e lasciar entrare urla, motorini, clacson, sigarette e perfino l’odore dell’urina. “Ho un bimbo di quattro mesi. Si sveglia sobbalzando, con il cuoricino che batte troppo forte alle quattro del mattino”.

Il post non è solo uno sfogo. È il sintomo di una comunità esasperata, che da anni chiede attenzione, rispetto e soluzioni. Il centro storico di Livorno, con le sue architetture seicentesche e i suoi canali unici, è anche un luogo vissuto da famiglie, lavoratori, anziani, bambini. E da chi, come questa mamma, cerca solo un po’ di quiete notturna per sé e per suo figlio.

Tra le righe, si legge tutto lo sconforto: “Ogni anno è peggio”, scrive. “Non dormo. Non siamo pochi a vivere con le finestre affacciate sulla movida. E non tutti possiamo permetterci un condizionatore”. La stanchezza ha un sapore che non è solo fisico, ma anche sociale: quello di sentirsi abbandonati dalle istituzioni, di dover scegliere tra la salute mentale e il diritto a restare nella propria casa.

“Non voglio cambiare casa. L’alternativa non può e non deve essere questa”. È un punto fermo che trasforma il lamento in resistenza, l’esasperazione in volontà di attivarsi. “Ho pensato perfino di iniziare a tirare i pannolini dal balcone. Sono ecologici, meglio dei bicchieri di plastica”, ironizza amaramente, lasciando trasparire quanto la situazione sia arrivata al limite.

Il problema, come sottolinea lei stessa, non è nuovo: “È da anni che si parla e si lotta per un quartiere più dignitoso, per un riposo più sano. In tutte le città il quartiere storico è pedonalizzato o a traffico limitato. Perché da noi no?”

Il post non è isolato. Sempre più voci, specie in estate, si levano da questo angolo affascinante di Livorno per chiedere un equilibrio possibile tra la legittima socialità serale e il diritto inalienabile al riposo.

La domanda ora è: chi ascolterà questo grido? E cosa si sta facendo, concretamente, per restituire dignità e serenità a chi ha fatto la scelta – coraggiosa, e spesso ostinata – di vivere il centro storico ogni giorno, e ogni notte?

Una cosa è certa: non può esserci bellezza urbana senza rispetto per chi la abita.

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