Libri, recensioni 29 Marzo 2023

Recensioni – Oggi Maurizio Grasso vi farà conoscere  “Le Inseparabili”, un inedito di Simone de Beauvoir

“Non è mai troppo tardi per leggere un buon libro”

Livorno 29 marzo 2023 – “Non è mai troppo tardi per leggere un buon libro”

Rubrica di recensioni, a cura dello scrittore e traduttore Maurizio Grasso.

Non sono sempre necessariamente recensioni di libri appena usciti, ma di “buoni libri”.

Oggi Maurizio Grasso vi farà conoscere  “Le Inseparabili”, un inedito di Simone de Beauvoir

Le inseparabili è un inedito di Simone de Beauvoir scoperto da sua nipote tre anni fa e subito pubblicato (in Italia da “Ponte alle Grazie”).

A chi non è capitato da bambino di infatuarsi di un amico, o di un’amica “speciali”? Un rapporto esclusivo al punto di provare dolore per un sia pur breve distacco; di avvertire quindi una lancinante gelosia per tutti coloro che si intromettevano in quella relazione così totalizzante da offuscare ogni altra. Si può dire che una innocente omoaffettività infantile sia per molti il mito di fondazione della vita sentimentale giovanile e adulta di là da venire.

Questo testo intimo di Simone de Beauvoir fu scritto nel 1954, quando la Beauvoir era già la Beauvoir oltre che la compagna di Jean-Paul Sartre. Qualche critico ha malignamente osservato che sia stato il geloso Sartre a impedirne l’uscita. Nessuno può più rispondere a questa che altro non è se non una gratuita illazione. Quel che è certo è che Simone conservò gelosamente il manoscritto, come un diario, come una reliquia preziosa della sua età dell’innocenza. La scelta di nascondere le vere identità dei personaggi sotto nomi fittizi appare tuttavia un velato suggerimento ai posteri: “Io ho pudore a pubblicarlo… Pensateci voi”.

Le inseparabili parla della straordinaria amicizia tra Simone de Beauvoir e Elisabeth (Zaza) Lacoin. Era nata sui banchi di scuola in piena Grande Guerra ed era durata un decennio, fino alla morte prematura di Zaza nel 1929. Nel testo l’io narrante (Simone) si chiama Sylvie, mentre Zaza è resa nel personaggio di Andrée. Appartengono entrambe alla buona borghesia del Faubourg. A scuola le severe istitutrici le chiamano così, “le inseparabili”, perché ovunque si trovi l’una c’è anche l’altra.

Tra Sylvie e Andrée è stato amore a prima vista, anche non si daranno mai del tu. Chissà se nel rispetto di un’antiquata convenzione borghese o per una ragione più recondita. Fatto sta che il loro vous suona come una dichiarazione di intimità, non di distacco. Un’intimità fatta nei primi anni più di silenzi che di parole. Il loro affetto è vissuto più come un tesoro interiore che come qualcosa di condivisibile. È cementato dalla presenza dell’altra, in qualunque circostanza ciò si realizzi. A Sylvie non importa se Andrée non la corrisponde esattamente come lei. Arriva a pensare che l’altra potrebbe persino fare a meno della sua amicizia; per Sylvie, al contrario, una vita senza Andrée sarebbe semplicemente priva di senso, indegna di essere vissuta.

Che cosa la attrae di lei? È il segreto raramente decifrabile del fascino e del carisma a tutte le età. Certo, Andrée è una bambina intelligente. Più che una ribelle è una che irride l’autorità della scuola religiosa che frequentano, pur provenendo da una famiglia ultracattolica. Ha soltanto un anno più di Sylvie, ma si sente molto più grande della sua età, quasi un’adolescente. Coltiva un amorazzo per un coetaneo che però la famiglia osteggia. Osteggerà ogni sua scelta, ogni tentativo di liberarsi da un destino che le pone davanti un ineludibile bivio: il matrimonio o il convento. In entrambi i casi, una prigione. «Sono stanca di essere bambina. Non trova che l’infanzia non finisca mai?» dice Andrée a Sylvie.

Queste piccole donne crescono, lasciano la fanciullezza e si inoltrano nell’adolescenza. Gli anni passano ma continuano a vederle sempre unite, sia pure con modalità nuove. La loro amicizia cresce insieme a loro, si fa adulta. Come era inevitabile, nel pantheon di Sylvie sono entrate altre divinità e Andrée non è più il suo unico idolo. Ciò non toglie che le voglia bene e non si separi da lei che raramente.

Vanno alla Sorbona, Sylvie le presenta Pascal (che nasconde l’identità del futuro filosofo Maurice Merleau-Ponty), un giovane universitario con l’aria da seminarista. Pascal fa breccia nel cuore di Andrée. Sylvie non ne è gelosa, al contrario. Lo biasima quando lui vuole rimandare il fidanzamento. Ma la tresca viene scoperta dall’austera famiglia di Andrée, e il pavido Pascal batte in ritirata per paura che ne nasca uno scandalo. Andrée ne è affranta. Una notte passata all’addiaccio per la delusione, in un gelido novembre parigino, la farà ammalare di polmonite. Quel malanno le sarà fatale a soli ventidue anni.

Simone de Beauvoir ha più volte tentato di scrivere di Zaza, come per liberarsi del suo fantasma. Finalmente, nel 1954 si dedica anima e corpo a questo manoscritto. Forse non è convinta del suo valore letterario, lo lascia senza titolo. Ne riparlerà diffusamente in quello che è forse il suo libro più famoso, Memorie d’una ragazza perbene. Non però con l’afflato di questo diario, non con gli accenti accorati che la loro amicizia meritava.

Sylvie-Simone vendicherà Andrée-Zaza con la propria vita e con la propria militanza intellettuale. Zaza era uno spirito libero che la famiglia d’origine aveva sempre conculcato. Aveva fatto di tutto per annullare quell’individualità geniale che cercava mille modi per manifestarsi e che non poté mai trovare una compiuta espressione.

Se la Beauvoir è stata un’icona dell’emancipazione femminile nel Novecento, lo deve anche all’inseparabile Zaza Lacoin.

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