Alluvione, lavori in corso. Opere strutturali e un ponte già ricostruito sul rio Ardenza Popogna
LIVORNO – Continua sul rio Ardenza, uno dei maggiori torrenti delle Colline livornesi, il viaggio di Toscana Notizie sui luoghi dell’alluvione che ha colpito i territori di Livorno, Collesalvetti e Rosignano Marittimo. Scopo del viaggio è “fotografare” l’avanzamento dei lavori messi in campo dalla Regione Toscana e da altri Enti, sotto l’egida dell’Ufficio del commissario delegato dal Governo per gestire l’emergenza, allo scopo di ridurre il rischio idraulico dei corsi d’acqua interessati dal tragico nubifragio di settembre.
“Il rio Ardenza è uno dei maggiori torrenti del Livornese. Lungo esso, quella notte, vi sono state anche delle vittime. Siamo intervenuti fin da subito ricostruendo, in collaborazione con Rete ferroviaria italiana, un ponte che era crollato a causa dell’alluvione”, spiega Francesco Pistone, responsabile del Genio civile di Livorno, che coordina i lavori condotti assieme ai Consorzi di bonifica Toscana Costa e Basso Valdarno.
I lavori, detto per inciso, sono realizzati dal personale del Genio civile e da quelli dei Consorzi di bonifica. La Regione Toscana, attraverso questi Enti, è in prima linea nella ricostruzione e nella realizzazione di nuove strutture. Con la Regione collaborano i Comuni interessati, tra cui quello di Livorno nel caso dei corsi che attraversano la città.
Il rio Ardenza nasce sul monte Maggiore, una collina di quasi cinquecento metri d’altezza non distante dal borgo di Gabbro nel territorio di Rosignano, e si snoda per circa undici chilometri prima di attraversare la parte meridionale della città di Livorno ed entrare in mare ai Tre Ponti, ad Ardenza, con una foce ad estuario che, specie d’inverno, a volte viene coperta dall’acqua per via dell’alta marea.
La notte tra il 9 e 10 settembre è caduta una quantità di pioggia così elevata, assolutamente insostenibile, oltre duecento millimetri d’acqua in circa due ore e mezzo, che i danni sono stati ingenti e le conseguenze drammatiche. A causa dello straripamento di questo corso e di alcuni suoi affluenti, ben quattro persone hanno perduto la vita. Per l’esattezza, tre vittime si sono registrate sul rio Ardenza in località Stillo ed a Collinaia, una lungo il rio Forcone, non distante dalla chiesa dell’Apparizione sotto il colle di Montenero. Inoltre, sul rio Ardenza, è crollato un ponte adiacente la strada provinciale per Gabbro, strada che in località Ponte del Diavolo è stata addirittura interessata da una frana. Il ponte è già stato ricostruito e reso all’uso della cittadinanza a tempo di record.
La notte del nubifragio tutti i corsi d’acqua del reticolo idraulico dell’Ardenza sono esondati. Il Forcone, alimentato dal botro della Giorgia e dal fosso delle Casine, ha contribuito ad allagare, assieme al torrente principale, la zona a valle di Montenero, tra lo Stillo e l’Apparizione, dove si sono verificati alcuni dei più tragici fatti. Tanto che proprio in questa zona, oggi, appaiono necessari lavori strutturali di una certa importanza per ridurre il rischio idraulico.
Il rio Ardenza, alle origini, viene chiamato rio Popogna e si presenta come un piccolo canale. Scende a valle secondo una modalità torrentizia e dopo tre chilometri riceve il suo primo considerevole affluente, il botro Rosso, che lo fa diventare ben più di un ruscello. Successivamente, pur senza ricevere acqua da tributari veri e propri, viene alimentato da fossi, botri e rigagnoli, nonché da alcune sorgenti, col risultato che, lasciata la località Ferriere, arriva alle porte della città, dove assume il nome di rio Ardenza, con le caratteristiche di un corso d’acqua di pianura.
Quando entra in città, in località Stillo, il rio Ardenza Popogna ha già percorso circa sette chilometri arrivando quasi al livello del mare. Eppure, nel tratto cittadino, che è lungo altri tre chilometri o poco più, la sua pendenza diminuisce ancora e il corso si fa più lento. Ma proprio in quella zona, sopra Collinaia, riceve un importante affluente, il botro del Molino, che contribuisce notevolmente alla sua portata. Grazie al botro del Molino, ma anche al rio Vallecorsa Querciaio che gli cede le sue acque dopo poco, l’Ardenza non si prosciuga completamente neanche d’estate. Il rio Vallecorsa, attualmente, risulta tombato nel punto in cui, entrando in città, attraversa il rione di Collinaia. E’ allo studio, se sarà possibile, l’eliminazione della copertura e il ripristino del corso all’aria aperta.
Proseguendo verso i Tre Ponti, nei pressi del ponte sulla ferrovia per Roma e dell’Apparizione, il rio Ardenza riceve le acque del Forcone, che seppure di breve lunghezza è di buona portata, diventando così una sorta di piccolo fiume. Un chilometro dopo il rio Ardenza entra in mare.
“E’ una zona in cui purtroppo vi sono stati ingenti danni, oltre alle vittime. Abbiamo già ripulito gli argini ed allargate le sezioni idrauliche sia del fosso principale che dei suoi tributari. Nostra intenzione è adesso proseguire con interventi strutturali per ridurre la possibilità di nuovi danni”, commenta Pistone. Che precisa: “Il fatto che nella parte finale del torrente siano stati fatti in passato dei lavori importanti sulla foce e alla sezione idraulica ha permesso che il rio Ardenza, nella sua parte conclusiva, abbia sostanzialmente tenuto evitando che la tragedia, già grave, assumesse dimensioni ancora maggiori”.
La foce dell’Ardenza, fino a un quarto di secolo fa, non era come si presenta oggi. E diversa era anche la sezione idraulica nel tratto finale, quello che, dall’Apparizione in poi, superate la ferrovia e la vecchia Aurelia, conduce il torrente al suo estuario.
Agli inizi degli anni Novanta, difatti, un altro terribile nubifragio colpì la zona di Ardenza facendo crollare una parte del ponte, che allora poggiava su tre volte, da cui il toponimo Tre Ponti, sul quale corre la strada lungo il mare che unisce il rione d’Ardenza a quello di Antignano. Quel ponte serviva e serve a far superare la foce alla strada. Venticinque anni fa venne in buona parte distrutto dalla furia dell’acqua. Per cui, quando fu ricostruito, vennero aggiunte due volte alle tre già esistenti, con la conseguenza che ai Tre Ponti, oggi, la strada passa sopra un ponte a cinque archi.
Il nuovo assetto del tratto conclusivo del canale e il nuovo sbocco a mare, con l’allargamento di quest’ultimo e con gli argini del rio ben scavati, consentono ormai da anni un maggior sfogo alle acque del torrente e una minore esposizione al rischio idraulico. E proprio questi aspetti, innegabilmente, hanno evitato che la tragedia di settembre, già molto pesante, assumesse contorni ancora più tragici e drammatici.