Ordinanza alcolici area Garibaldi, Il punto di vista critico di Confcommercio
Confcommercio raccoglie le lamentele degli imprenditori di piazza Garibaldi, piazza della Repubblica, piazza XX Settembre e zone limitrofe in riferimento all’ordinanza n. 385 del 26 settembre con la quale è stata vietata la vendita di bevande alcoliche da parte delle attività commerciali e di somministrazione, nonché il divieto di consumo delle bevande analcoliche contenute in lattina o recipienti di vetro.
Il problema della microcriminalità e della malamovida in determinate zone del centro cittadino è un problema ormai tristemente conosciuto; di cui sono vittima, oltre ai residenti e alle persone che hanno la legittima voglia di uscire, i titolari delle attività di Livorno.
La presidente Francesca Marcucci:
“Secondo noi, non si può risolvere un problema di ordine pubblico impedendo agli imprenditori di vendere e lavorare, portando gli avventori lontano da alcune zone.
L’economia cittadina versa in un periodo di profonda crisi economica, dovuta solo in parte all’emergenza epidemiologica da Covid-19. Nella sola giornata di ieri le attività interessate hanno vissuto un calo di fatturato del 50% rispetto alla domenica precedente.
Confcommercio è disponibilissima a collaborare con amministrazione e forze dell’ordine per scongiurare fatti gravi come quelli successi nelle ultime settimane, e a incontrare il sindaco per esporgli le nostre ragioni e trovare soluzioni per equilibrare la libertà di impresa con le misure in favore della sicurezza e della salute dei cittadini.
Già durante il lockdown e in questo periodo di rischio epidemiologico, gli imprenditori hanno dimostrato grande senso di responsabilità e consapevolezza del proprio ruolo sociale.
Fronteggiano quotidianamente mille difficoltà, non ultime illegalità e degrado. Rendiamoli partecipi del contrasto alla criminalità, invece di penalizzarli per una situazione che già subiscono e da cui si sentono minacciati”.
“Sono necessari interventi di presidio del territorio e prevenzione anche culturale. Il nostro auspicio è la revoca dell’ordinanza o quantomeno la modifica di alcune disposizioni in essa contenute, in modo da non vederci costretti a rivolgerci ad un legale per la tutela dei diritti dei commercianti coinvolti dalla misura” conclude Marcucci.