PaP: “Rissa di Via Buontalenti, cerchiamo di fare analisi serie senza allarmismi”
Potere al Popolo sulla rissa di Via Buontalenti: “cerchiamo di fare analisi serie senza allarmismi
La rissa ripresa da vari residenti con i cellulari in Via Buontalenti, è da giorni al centro del dibattito cittadino, dopo alcuni giorni di riflessione per cercare di capire bene cosa è successo, pensiamo che sia utile fare un po’ di chiarezza dopo le reazioni di pancia che abbiamo letto.
Partiamo da una prima considerazione: quanto accaduto, è un fatto grave per le modalità con cui i fatti si sono svolti, che ha ovviamente scatenato una prima reazione di paura tra i residenti, e che non possiamo che condannare.
Ma se dobbiamo fermarci a considerare il tutto in modo approfondito, ci sono alcuni aspetti che meritano una riflessione:
– Le riprese video
Anche a Livorno, episodi locali di violenza stanno sbarcando in video sui social. E’ un fatto nuovo a cui non siamo abituati. Gli episodi come quelli dell’altra sera, con la partecipazione di più persone che scatenano una rissa preorganizzata, sono isolati nella nostra città e il fatto di vedere sui social immagini che la riprendono in diretta, è una cosa nuova. Così come lo è il fatto che le immagini circolino sui social condivise da amici o conoscenti e quindi si espandano a macchia d’olio facendo diventare la rissa quasi un reality. Livorno è storicamente una città dove episodi di litigi sono all’ordine del giorno (molto più raramente con armi bianche e con alta partecipazione), ma solitamente i fatti si leggevano sui giornali, o si ascoltavano i racconti di amici come un telefono senza fili; è ovvio che invece l’impatto di una ripresa video è di tutt’altro peso anche sulla percezione di cosa sia veramente una rissa/regolamento di conti.
– Le modalità e i motivi
Abbiamo visto tutti le immagini di quanto accaduto, ed è ovvio che si sia trattato di una “spedizione punitiva” preorganizzata perché per fortuna ancora nessuno va a giro in gruppi di 10 persone con sciabole e scacciacani a salve come se nulla fosse. Detto ciò possiamo dire che quindi si è trattato di un singolo episodio che mirava a colpire determinate persone, e non c’era la ricerca del passante a caso da rapinare o con cui cercare un pretesto per una lite, diciamo che quindi seppur percepita e trasmessa una paura diffusa, l’episodio era una cosa “interna”. Essendoci poi riprese video l’effetto si è ovviamente amplificato anche se non vi è dubbio che chi si è ritrovato in mezzo si possa essere impaurito, come avviene però sempre, quando ci si trova in mezzo a qualsiasi episodio di violenza. Per quanto riguarda i motivi non sta certo a noi riferirli o ricercarli, sicuramente le forze dell’ordine hanno tutto il materiale a disposizione per spiegare i fatti e conoscere cosa ha portato a quell’episodio di “vendetta”.
– La fragilità sociale di certe zone cittadine
In questi giorni sulla stampa abbiamo sentito tirare in ballo la zona di Piazza Garibaldi e il quartiere Sant’Andrea che però si trova da un’altra parte rispetto a quanto accaduto. Ci sembra il voler a tutti i costi traspondere un singolo fatto con i problemi e le fragilità di un quartiere adiacente che sta cercando una sua dimensione e un equilibrio sociale. Se davvero vogliamo fare dei controlli, ben venga un controllo sugli affitti al nero, sul sovraffollamento di persone in case dove si affittano singole stanze a prezzi molto alti, dove si è modificato molto spesso le strutture delle case, dove i negozi e i fondi sono diventati abitazioni. Lo svuotamento e il fallimento di molti esercizi commerciali complice la crisi e l’arrivo in città di decine e decine di supermercati ha contribuito non poco a questa situazione. Ben vengano le iniziative e le attività sociali portate avanti dalle associazioni come Mezclar che da tempo prova a riconnettere con buoni risultati, il tessuto sociale del quartiere, che ha bisogno di tutto, tranne che di essere trascinato in episodi che non sono direttamente connessi alla zona, ma l’hanno solamente sfiorata.
Il tutto va poi contestualizzato in una città la cui situazione occupazionale ed emotiva è fragilissima, migliaia i posti di lavoro persi, le difficoltà dovute al Covid che hanno colpito le categorie già di per sé più fragili a livello emotivo, principalmente i giovani e gli anziani, i primi per una socialità perduta per oltre un anno, i secondi per la paura del contagio, essendo le categorie più a rischio. E non possiamo sottolineare che spesso, dalla fragilità emotiva si cerca una sbagliata via d’uscita nelle droghe che portano a frequenti episodi di illegalità e spaccio. Anche per questo crediamo sia importante giungere al più presto alla legalizzazione delle droghe leggere. Non si può lasciare questo terreno alla criminalità che porta poi a episodi che creano insicurezza sociale.
– Lo sciacallaggio politico e mediatico
Questo è forse l’aspetto più triste e deprecabile di tutta la vicenda. Un sacco di mosche si sono avventate sull’episodio per cercare di ottenere qualcosa ma senza alcuna risposta che possa dare una soluzione. La destra cittadina da giorni invoca misure draconiane e polizia ovunque non capendo che la presenza fissa di polizia porta solo a spostare il problema. Per non parlare del fatto che un “regolamento di conti” avviene a prescindere dalla presenza di polizia, basta aspettare che il “bersaglio” si trovi in una zona dove non ci sono forze dell’ordine. E questo è bene capirlo relativamente a questo singolo episodio: una spedizione del genere poteva avvenire in qualsiasi parte della città, era solo da scegliere quando e dove colpire il bersaglio. Abbiamo poi letto sulla stampa narrazioni fin troppo colorite e allarmiste, la cosa più curiosa forse è il richiamo alle leggi livornine e al presunto paradiso fantastico della Livorno dal 1600 in poi. Forse se si studiasse un po’ di più la storia senza lasciarci prendere dal mito, si scoprirebbe che quella “Città delle nazioni” era comunque una città molto violenta, dove sì c’era stata una sorta di amnistia con le Leggi livornine, ma la criminalità e la violenza erano all’ordine del giorno.
Riteniamo assolutamente gravissimo che Romiti, consigliere di Fratelli d’Italia e candidato sindaco, il giorno dopo i fatti, in consiglio comunale abbia richiamato alla mente la morte di Fares, un giovane ragazzo morto annegato sotto Piazza della Repubblica, perché inseguito dalla polizia. Cosa intendeva Romiti richiamando quell’episodio? Il tutto è ancora più grave considerando che Romiti fa appunto parte delle forze di polizia e meglio di tutti forse dovrebbe sapere le criticità che sono avvenute.
– Che fare?
Ovviamente una soluzione universale non esiste, tanto più considerando il fatto che parliamo di un singolo episodio che fa storia a sé. Per il resto, come abbiamo detto anche in Consiglio comunale, la condanna rimane senza dubbio, ma adesso serve riportare la tranquillità ai residenti giustamente preoccupati che hanno anche subito danni materiali in seguito all’episodio e a cui va tutta la nostra comprensione. Da parte nostra non possiamo che proseguire con il lavoro sociale che portiamo avanti alla nostra Casa del Popolo in Via Mentana con i nostri sportelli di assistenza psicologica, di supporto per vertenze sul lavoro, il doposcuola e le feste e i dibattiti che abbiamo organizzato in questo mese nella vicina Piazza xx Settembre. Questo è quanto ci sentiamo di garantire, per quanto riguarda le istituzioni crediamo che non siano mai troppo poche le iniziative che vorranno mettere in piedi nelle piazze e nei quartieri più abbandonati, perché le piazze e le strade vissute, sono i luoghi più sicuri, sono luoghi dove c’è socialità, dove ci si conosce tra abitanti e non esiste più la paura dello sconosciuto, sono luoghi dove è difficile portare avanti attività di microcriminalità, che necessita di discrezione e isolamento. Per ultimo crediamo che tutte le forze politiche e la stampa cittadina, dovrebbero stare attente alle azioni, ai termini e alle parole che usano per il solo scopo di insinuare paura e allarme sociale a volte utile solo per strappare qualche voto o qualche copia di giornale o di click in più, in cambio di una diffusione di paura e sensazione di pericolo che non può che recare danno a tutte le persone che si vedono aggiungere problemi a una vita che già oggi è difficile di per sé per i problemi che già tutti noi abbiamo”.